ROMA – Di un pericolo imminente legato ad una guerra nucleare non ne parlava più nessuno da anni. Ma un liceo romano, lo scorso dicembre, ha dedicato diverse iniziative all’argomento. E lo ha fatto attivando una prestigiosa collaborazione; quella con l’Ippnw, l’International physicians for the prevention of nuclear war, l’associazione internazionale di medici contro le armi nucleari, che nel 1985 per il suo impegno in materia ha ottenuto il Nobel per la Pace.
Il presidente onorario dell’Ippnw Italia, il professor Manlio Giacanelli, neurologo in pensione, dedica da tempo il suo impegno ad ammonire sugli esiti conseguenti agli armamenti nucleari, indicando proprio la Russia, insieme ad India e Pakistan, le aree a rischio. Oltre ad aver effettuato un incontro con gli studenti del liceo “Augusto” di Roma, tramite il professor Corrado Rossitto, e ad aver rilasciato un’intervista al giornale dell’istituto, è stato promotore di un video di 13 minuti in cui non soltanto viene evidenziato che il 22 gennaio 2021 è entrato in vigore il Trattato Onu che rende illegali le armi nucleari (Tpan), ma vengono illustrate le conseguenze dei bombardamenti in Giappone e degli esperimenti condotti dai francesi.
Campagna per l'abolizione delle armi nucleari - [Liceo Augusto Roma - ICAN - IPPNW]
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Il professor Ira Helfand, vicepresidente dell’Ippnw, ricorda nel video che ci sono ancora 20mila testate nucleari nel mondo - di cui il 95 per cento in Usa e Russia, il resto in Cina, Regno Unito, Francia, India, Israele, Pakistan e Nord Corea - e che l’uso di un’atomica avrebbe esiti infausti diretti e indiretti non soltanto sulla salute, ma sul clima, sulle coltivazioni (in particolare di grano e di riso), sull’aumento della povertà e della fame. Un ordigno nucleare provoca l’innalzamento della temperatura di 11 milioni di gradi in un’area di tre chilometri, superando quella della superficie solare, e determina un vento di mille chilometri all’ora per sei chilometri e di 300 chilometri all’ora entro 16 chilometri.
Nel video viene indicata in 72,6 miliardi di dollari la spesa che gli Stati hanno investito in armamenti nucleari nel 2020 grazie anche ad una rete di lobbisti che preme sui governi per approvare gli enormi budget per le armi.
“Una realtà di cui si parla poco, ma è inconcepibile – ha detto il professor Giacanelli agli studenti, rinnovando il suo impegno, da scienziato, per illustrare in particolare alle giovani generazioni le conseguenze sanitarie delle armi nucleari sulla popolazione inerme. A sostenere la campagna è anche l'Unsic, che si occupa della comunicazione.
nota stampa del gruppo civico de La Rinascita Possibile.
«Le donne e gli uomini dello Schieramento Civico "LA RINASCITA POSSIBILE" esprimono la propria ferma condanna dell'inaccettabile invasione dell'Ucraina da parte dell'esercito russo.
Non c'è alcuna giustificazione per chi con la forza delle armi calpesta il principio universale e inviolabile dell'autodeterminazione dei popoli.
Le donne e gli uomini di "RINASCITA POSSIBILE" manifestano la propria solidarietà verso il martoriato popolo ucraino e la Città di Kiev, il cui patrono è il nostro Arcangelo Michele.
Chi, in questo momento, ha il governo della nostra Città chiami, insieme a noi, la popolazione montanara a manifestare per una pace immediata, confermando la disponibilità della nostra Comunità ad accogliere eventuali gruppi di profughi ( donne e bambini), come avvenne generosamente anni addietro in occasione del disastro di Chernobyl».
In redazione è giunta una lettera, firmata “Vox Populi” che affronta l’attuale situazione bellica in Ucraina. Una voce fuori dal coro, come si è definita che analizza, col senno di poi ma con storici eventi, come poteva essere evitato uno scontro che potrebbe portare a un conflitto mondiale, e si spera non nucleare.
«La risposta è "SI" a condizione che l'Unione Europea, dopo la caduta del muro di Berlino del 1989, avesse puntato, con un processo di aggregazione libera e gra-duale, all'unificazione politica degli stati aderenti, lasciando fuori quelli sovranisti, legati alla propria autonomia statuale.
Se a questa scelta si fosse aggiunta anche la decisione di uscire dalla NATO, organismo superato dalle nuove condizioni geopolitiche mondiali a seguito dello scioglimento dell'URSS, senza per questo girare le spalle agli USA, si sarebbe potuto pensare di allargare l'Unione Europea alla stessa Russia, nonché a tutti gli stati satelliti ormai indipendenti, per arrivare alla costituzione del futuro terzo polo: culturale, politico ed economico, sulla base di circa 800 milioni di abitanti, che po-teva ergersi ad arbitro della gestione politica e commerciale mondiale tra il nascen-te polo orientale della Cina e quello occidentale, già affermato, degli USA. E' mancato, quindi, ai governanti europei una visione strategica a livello geopolitico di lunga prospettiva per cui oggi, l'Europa si trova a dover sostenere, ipocritamente, le ragioni degli USA, per via dell'appartenenza alla NATO, pagando pesantemente le conseguenze delle sanzioni imposte alla Russia in campo finanziario, commerciale ed in particolare energetico, col rischio di innescare pericolose rivoluzioni interne ai singoli paesi europei per via dell'impennata del carovita»
Vox Populi
Parte dell'intellighenzia russa reprime la guerra e al netto delle ultime vicende disconosce Putin, ma a lui non interessa. Pretoriani prima e oligarchi poi sono i suoi unici amici, alleati con Xi Jinping.
Sono ore concitate, dove personaggi russi dello spettacolo, dell'arte, dello sport, della cultura, a tante altre realtà, anche del mondo politico, manifestano il dissenso alla guerra. Un NO! categorico, mostrando facce e nomi indifferenti e coraggiosamente contro l’ex, forse, KGB.
Di controcanto Putin ha generato un'altra guerra, quella mediatica, limitando l'accesso ai social network e propagandando notizie, foto e video, che giustificherebbero a suo modo l'attacco come risposta a quello ucraino. Una palese contraffazione della verità che sta ingenerando lotte intestine tra lo stesso popolo russo, perlopiù quello provinciale e simpatizzante di Putin.
Dal mondo democratico occidentale i maggiori server di servizi pubblici stanno inibendo domini di pagine web che provengono dalla Russia, canali che stanno propagandando fake news artatamente confezionate “dall’Armata Russa”. Uno fra tutti i canali youtube e alcuni dei social.
A corroborare questa azione c'è la dinamicità bielorussa. Lukašėnka appoggia Putin, offrendo la green zone a Zelensky, sapendo che potrebbe diventare una dark zone e se non proprio la sua death zone.
L'Ucraina tiene e risponde militarmente e mediaticamente. Ma fino a che punto sapendo che i generali sono continuamente pressati da Putin per una resa e consegna, vivo o morto, di Zelensky?
Il Mar Nero è sotto assedio russo. A ovest i confini ucraini sono controllati dai russi; difatti ci sono solo Russia e Bielorussia. Molte città dell’ovest dell’Ucraina sono in mano ai russi e la Bielorussia è amichevolmente russa. Rimane poco che Putin faccia sue le restanti aree che delimitano l'Ucraina. Il porto di Mariupol, nel Mar d’Azov, è orami sotto controllo russo e quello di Odessa, nel Mar Nero, è la prossima meta ormai acquisita. Di fatto Putin ha ora il controllo dei maggiori due sbocchi commerciali ucraini. L’obiettivo è stato quasi raggiunto: deve solo “domare” il Dobass, giacché la Crimea è sua.
Lo scenario geopolitico che Putin voleva sta per delinearsi, in barba a tutte le convenzioni e diplomazie occidentali, con il beneplacito della Cina che attende la fine del conflitto, sempre che Biden non intervenga fisicamente.
In Europa, negli USA, nella Nato (Otan) si continua a parlamentare, titubanti sul mandare truppe, aprire varchi per facilitare migrazioni di profughi e dissidenti, rispondere al fuoco che ha già mietuto vittime civili, oltre le militari.
I confini orientali ucraini sono stati presi d’assedio dai fuggitivi e sono in allarme per sconfinamenti russi. Un fuggi-fuggi che a breve interesserà anche noi italiani, oltre a quelli dei pluriennali flussi migratori, che Putin controlla per prossime decisioni.
Sconfinare nei paesi Nato, una prova di forza, solo quella perché Putin non è impazzito nell’invaderli, che solo un ex KGB, non tanto ex per i suoi contatti e la sua rete ancora in vita, potrebbe attuare, forte del patto cinese, di alcuni stati mediorientali borderline, della debolezza militare di Polonia, Slovacchia, Ungheria, Moldova e Romania, e perché no, coinvolgendo via Mar Nero Bulgaria e Turchia.
Si tentenna sullo Swift, ultima spiaggia “diplomatica” e “bomba nucleare economica” per costringere Putin a ritirare le truppe in terra straniera.
Si tentenna, in alcuni casi, razionalmente a una risposta militare russa che scatenerebbe un conflitto mondiale, in altri temporeggiando sul calo fisico militare russo a fronte delle mediocri risposte ucraine, aspettando sempre quella resa di Zelensky che diverrebbe il capro espiatorio di una pace firmata con un patto di sangue dell’agnello sacrificabile.
La Cina continua a osservare, attendendo sbocchi commerciali europei più vicini alle nazioni dell'UE, che pare esserci dopo l’assedio di Mariupol e Odessa. Una Cina che non esisterebbe appoggiare militarmente la Russia se gli States decidessero lo scontro armato. Una battaglia già iniziata sul web con attacchi hacker da entrambe le parti, confermato non solo dai rispettivi siti istituzionali bensì dal deep web che in queste ore prolifica di codici, malware, sniffing, trojan, offuscamenti e tanti altri virus e attacchi cibernetici, a siti istituzionali, banche, media, organizzazioni e fondazioni, società commerciali.
Nel mondo l'economia è crollata con le Borse fortemente negative. Ma c'è chi sottobanco sta guadagnando milioni di valute foraggiando gli armamenti e suoi mezzi e strumenti. Del resto la guerra è sempre stata un investimento finanziario, destabilizzando e annientando economie e aumentandone altre.
Manovre di geopolitica forzate anche con milizie riserviste sui campi aversi, come il Donbass che oppone la sua forza all’avanzata russa.
La Nato, per la prima volta e con l'importante servizio delle varie intelligence, sta muovendo le truppe speciali per difendere i suoi confini, possibili obiettivi di Putin per indurre l'Ucraina a cedere.
Lo scenario sta diventando molto serio, con un Putin che sta accelerando, pensando anche a una Ucraina divisa, come avvenne per Germania. Scenari vissuti e che la storia ha ben testimoniato. Sarebbe un compromesso irricevibile per la democrazia ma razionale come pseduo placebo per evitare un conflitto mondiale.
Intanto stridenti rumori ferrosi di carrarmati, sibili di proiettili, rombi di aerei ed elicotteri, sirene e grida umane, rimbombano sanguinose in terre democratiche in attese tentennanti degli Alleati. Papa Francesco lancia appelli di Pace e incontri risolutori, mentre i fiumi arcobaleno riempiono piazze che Putin irride. E il costo della vita aumenta.
Nelle prossime ore si deciderà sullo Swift, poi potrebbe mutare sul fronte militare. Inibendo lo Swift inevitabilmente potrebbero essere avvitati dalla Russia i rubinetti energetici per l'Europa.
Chi pensa che mettendo sanzioni economiche e chiudendo interscambio bancari con la Russia la impoverirebbe fa finta di non tener conto della smisurata finanza che Putin ha accantonato tra valute in Cina e cripto-valute, oltre quelle diamantifere e orafe con paesi intercontinentali debitori di armamenti per le loro guerre insane interne. L’UE lo sa, gli USA lo sanno, la Nato lo sa, ma non c'è chi lo dice per farci credere che la Russia non naviga nell'oro.
Occhio alla Cina che nel suo giusto silenzio, assorda più di una bomba, attende spregiudicate azioni che solo Biden può ordinare, scusa appetibile per riprendersi Taiwan.
La storia sta scrivendo una pagina indelebile che costerà un caro prezzo, anche senza guerra e con Putin che otterrà l'Ucraina, anche divisa da un muro. E la storia ritorna…
Ad Maiora!
Putin non è impazzito. Vuole l'Ucraina per le sue strategiche aree commerciali. Attacca e bombarda luoghi meno importanti preservando quelli strategici, come i porti.
Propaga anche fake news per destabilizzare l'opinione degli stati Nato e il suo stesso popolo.
È uno stratega, non c'è dubbio, di scuola KGB, perciò anche militarmente certo delle sue decisioni e azioni.
Chi scatena una guerra è un criminale, come lo è chi oppone reazioni militari anche difensive.
Le sanzioni sono la diplomatica azione di chi vuole evitare scenari bellici che, oltre a sacrificare vite, cerca un'intesa per porne la fine. L'estrema ratio diplomatica è inibire lo Swift, ma come risponderà la Russia (e Cina sottobanco)?
Biden pare il Bush del 21esimo secolo, forte della sua potenza militare e debole della sua credibilità in casa propria.
Zelensky si sente solo. Un dato di fatto che probabilmente lo porterà a trattare con Putin, anche con il suo estremo sacrificio.
Putin combatte l'esercito ucraino e nello stesso tempo lo esorta a consegnare Zelensky. È belligerante ma non troppo, stratega con l'elmetto e politico con la corona.
Chiede una resa ai suoi nemici in nome di una pace che lo porterà a guidare l'Ucraina commercialmente, finanziariamente, anche politicamente con un suo pupo.
La Nato nel frattempo evita il contatto militare e fa bene, altrimenti sarebbe causa di quella Terza Guerra Mondiale che sta scatenando la Russia fiancheggiata dalla Cina.
Nato, un'organizzazione che si mostra con "NATO - OTAN", che "riverbera" come un "omen - nomen", e a molti non piace e che invece dovrebbe rassicurare iniziando dalla divulgazione.
Contestualmente c'è un'Europa, e russi compresi, che scende nelle piazze, ma Putin se la ride perché son le solite manifestazioni di faccia, che giustamente sono per la pace ma nella sostanza rispondono con fiori ai proiettili.
Come del resto facciamo tutti, vendendo le armi agli stessi paesi che ci minacciano. Un bigottismo tutto economico in nome del denaro, fregandosene dei popoli.
La Cina osserva e attende, sperando che Putin abbia l'Ucraina, che diverrebbe l'area di confine commerciale con l'Europa, perciò con gli States, in altre parole potere contrattuale a pieno titolo.
Scenari geopolitici che in sostanza erano nell'aria da anni, spinti da venti belligeranti già esistenti in alcune province ucraine fiancheggiate dalla Russia. Il Donbass è la sua plastica realtà, da anni in guerriglia, la stessa che potrebbe solleticare il naso a Putin se l'Ucraina non cede.
L'espansionismo di un paese legittima forzature, ma quelle democratiche e con le trattative, non con la guerra. Ma chi è abituato a ragionare con l'elmetto in testa conosce solo questa variante.
In casa propria non si interferisce, a meno che guerre e genocidi non siano i prossimi scenari. Un esempio già vissuto, 70 anni fa, e recentemente con anni di scontri in Medio Oriente dove gli USA hanno fallito, finanche nel ritiro delle truppe.
Nel mezzo ci siamo noi, con il nostro import/export sempre più in affanno e con prezzi stratosfericamente innalzati. Un impoverimento generale che si ripercuote sui cittadini, sempre meno assistiti e allontanati dai sistemi di potere che li hanno globalizzati per aumentare spese incassate da loro. Ma questo accade in Italia non negli USA, che sono autonomi economicamente.
Una pecca tutta italiana che non ha saputo e voluto investire in infrastrutture energetiche solo per salvare facce politiche in nome di governi arcobaleno che hanno depauperizzato il fu Belpaese.
Come finirà?
Putin otterrà l'Ucraina trattando con i generali ucraini, e Zelensky....
Solo Putin sa che fine farà, mentre la Nato osserverà e continuerà a propagandare Peace in the world.
Ad Maiora!
Partiti politici e associazioni di Foggia e della Capitanata hanno lanciato un sit in contro il sempre più probabile scoppio di una guerra in Ucraina e nello specifico nelle Repubbliche del Donbass.
Al sit-in parteciperanno: ANPI di Capitanata, CGIL Foggia, Cisl Foggia, UIL Foggia, Sinistra Italiana Capitanata, Coordinamento Provinciale Libera Foggia, Caritas Diocesana Foggia-Bovino, Fratelli della Stazione, TrashChallange Foggia, Ambasciata di Pace, ACLI Provinciali Foggia, LINK Foggia, Unione degli Studenti Foggia, La Merlettaia, Arcigay “Le Bigotte”, Legambiente “Circolo Gaia”, Auser Foggia, Arci, Partito Democratico Foggia, Articolo Uno Foggia, Ottavia.
La manifestazione stanziale avrà luogo dalle 18.00 alle 20.00 dinanzi al Pronao della Villa comunale di Foggia antistante Piazza C. Cavour.
Il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha incontrato il vice presidente della Commissione europea, Margaritis Schinas, con il quale ha avuto modo di confrontarsi sullo stato e le prospettive della trattativa in corso a Bruxelles per il nuovo Patto europeo immigrazione e asilo esattamente a un anno dalla sua presentazione.
In attesa che il Patto europeo venga approvato definitivamente, la responsabile del Viminale ha rilevato che l’Italia – davanti a flussi crescenti via mare legati alle situazioni di grave crisi politica ed economica in cui versano Paesi come la Tunisia e la Libia - attende per i prossimi mesi dai Paesi membri un segnale concreto di solidarietà sul fronte del ricollocamento dei migranti.
In particolare sulla rotta balcanica, anche alla luce della gestione dei profughi in fuga dalla drammatica situazione in Afghanistan, il ministro Lamorgese ha rappresentato l’urgenza di un incontro tra i Paesi membri interessati, coordinato dalla commissione europea, per condividere una linea comune di azione sulla gestione dei flussi migratori via terra e delle richieste di asilo nei Paesi di primo ingresso nella Ue.
Il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha partecipato a Londra alla riunione del forum G7, la prima dopo l’uscita del Regno Unito dalla Unione Europea, dedicata ai temi della sicurezza, del contrasto al terrorismo e della lotta contro la rete di trafficanti che sfruttano l’immigrazione irregolare.
I ministri del G7 riuniti sotto la presidenza britannica hanno manifestato la loro preoccupazione per l’evoluzione della situazione in Afghanistan, confermando lo sforzo comune per contrastare il terrorismo in questa fase in cui permane la minaccia rappresentata dall’estremismo violento e dai gruppi terroristici come Al Qaeda e Isis.
Parallelamente, sulla questione dei profughi afghani, è stato concordato un approccio coordinato, anche cooperando con i Paesi terzi dell’area che ospitano i rifugiati, per accedere a vie legali e regolari per la protezione, l’accoglienza e il loro reinsediamento.
Con riferimento ai flussi migratori il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha sottolineato come “servano strategie equilibrate e condivise per tutelare le persone più deboli e per contrastare le dinamiche migratorie irregolari alimentate da trafficanti criminali senza scrupoli che causano continue tragedie in mare”.
A margine delle sessioni plenarie del G7, coordinate dalla presidenza britannica, la responsabile del Viminale ha avuto un incontro con il commissario europeo agli Affari Interni, Ylva Johannson, per un aggiornamento sull’entità dei flussi migratori in arrivo soprattutto dalla Tunisia e sull’azione dell’Unione europea per sostenere, anche finanziariamente, il Paese nordafricano.
Il ministro Lamorgese ha poi avuto un secondo bilaterale con la collega inglese, Priti Patel, in cui sono state affrontate le questioni comuni che Italia e Regno Unito registrano sul controllo dei flussi migratori irregolari via mare lungo la rotta del Mediterraneo centrale e quella della Manica.
Il pilota ha effettuato, come previsto dalle procedure operative, una manovra evasiva per proteggere il velivolo e i passeggeri. Nessun ferito e nessun danno riportato dal velivolo.
In merito a quanto riportato dagli organi di stampa circa l’evento che ha coinvolto dopo il decollo dall’aeroporto di Kabul un C-130J dell’Aeronautica Militare con a bordo un gruppo di civili afghani evacuati e alcuni giornalisti italiani, si precisa che nessun colpo di arma da fuoco ha interessato il velivolo. Il capo equipaggio dell’aereo, come previsto dalle procedure operative ed oggetto di costante addestramento, nell'osservare dei colpi di arma da fuoco provenienti da terra e diretti verso l'alto, visibili come traccianti, ha messo immediatamente in atto una manovra evasiva per proteggere il velivolo ed i passeggeri ed evitare che, proseguendo con la rotta originaria, il velivolo potesse attraversare lo spazio aereo dove erano stati osservati i colpi traccianti.
Nessun danno all’equipaggio, ai passeggeri e al velivolo è stato riportato. Il C-130 ha poi regolarmente proseguito la missione, diretta alla base aerea di Al Salem in Kuwait.
Per la cronaca, si tratta del ponte aereo messo in funzione dal 18 agosto 2021, dove l'Aeronautica Militare comunica che "L'impegno è massimo da parte della Difesa per evacuare chi ha collaborato con l'Italia". Così il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini sul trasporto umanitario in corso dall'Afghanistan per portare in Italia gli ex collaboratori afghani e i loro familiari.
Il volo con 85 persone, tra ex collaboratori afghani e i loro familiari, è atterrerato oggi presso l'aeroporto di Fiumicino. Il personale a bordo è stato imbarcato all'aeroporto di Kabul su un C130-J dell'Aeronautica Militare che era decollato dal Kuwait. Dopo uno scalo tecnico, l'aeroplano è giunto nuovamente in Kuwait, dove i passeggeri sono stati trasferiti sul KC-767 per essere trasportati in Italia.
Nella giornata di oggi altri due C130-J decolleranno dal Kuwait per imbarcare circa altre 150 persone a Kabul, che saranno trasportate in Italia con un KC-767A. "Il nostro impegno è lavorare col massimo sforzo per completare il piano di evacuazione dei collaboratori afghani, degli attivisti e di chi è esposto al pericolo" ha dichiarato il Ministro.
I voli di queste ore fanno seguito al primo volo di questo ponte aereo effettuato con un KC-767A il giorno di Ferragosto, che ha riportato direttamente da Kabul circa 70 passeggeri italiani e afghani.
Il ponte aereo che la Difesa sta assicurando in questi giorni dall'Afghanistan all'Italia viene garantito grazie ai velivoli da trasporto dell'Aeronautica Militare.
In particolare i velivoli C130J della 46^ Brigata Aerea stanno effettuando, in sicurezza e con estrema rapidità, il cosidetto trasporto tattico del personale militare e civile - sia italiano che straniero - dall'Afghanistan al Kuwait. Da qui i velivoli da trasporto strategico e di lungo raggio KC-767A del 14° Stormo stanno completando il ponte aereo dal Kuwait all'Italia.
Questa sorta di "staffetta" che combina trasporto tattico e trasporto strategico consente all'Aeronautica Militare e alla Difesa di assicurare in tempi brevi il rimpatrio e l'evacuazione in sicurezza del personale militare e civile dall'Afghanistan.
La Difesa ha messo in campo per l'operazione Aquila Omnia, pianificata e diretta dal COVI (Comando Operativo di Vertice Interforze), comandato dal Generale Luciano Portolano, 8 aerei, 3 KC-767 che si alternano tra l'area di operazione e l'Italia e 5 C130-J, questi ultimi dislocati in Kuwait, da cui parte il ponte aereo per Kabul.
Dallo scorso 13 agosto, il Comando Operazioni Aerospaziali ha attivato una cellula di pianificazione operativa, attiva 24 ore su 24, per supportare le operazioni con piani aerei costantemente aggiornati in funzione degli sviluppi della situazione in atto in Afghanistan. Le varie linee di azione sono state sviluppate in stretto coordinamento con il COVI, il Comando Squadra Aerea (CSA), il Comando Forze Mobilità e Supporto (CFMS) ed i Reparti dipendenti.
La 46ª Brigata Aerea di Pisa ed il 14° Stormo di Pratica di Mare (RM) dipendono dal Comando Squadra Aerea che, per il tramite del Comando Forze per la Mobilità e il Supporto, svolgono con i propri velivoli da trasporto C130J, C27J e KC-767A un’ampia gamma di missioni nell’ambito del trasporto aereo e del rifornimento in volo, sia di carattere esclusivamente militare – con la partecipazione in tutti i Teatri Operativi che vedono la presenza delle Forze Armate italiane - sia in ambito civile, in concorso con altre agenzie dello Stato, come è avvenuto nel corso dell’emergenza Covid-19, o per soccorsi umanitari, evacuazioni di popolazioni in difficoltà o interventi in caso di calamità naturali.