L’Associazione antimafia #Noi e l’Osservatorio Salesiano per i diritti dei minori presentano “A mano disarmata”, un film di Claudio Bonivento tratto dall’omonimo libro della giornalista Federica Angeli, biografia di una cronista che ha denunciato i clan di Ostia e che vive sotto scorta. Il film sarà trasmesso alle 18 al Cinema Teatro Don Bosco, via Publio Valerio 63, Roma.
A seguire, alle 20:30, ci sarà il dibattito con Gianni Riotta, giornalista e direttore del Master in Giornalismo e Comunicazione della Luiss, Federica Angeli e Don Francesco Preite, presidente nazionale Salesiani per il sociale APS. Modera la giornalista Alessandra Rotolo.
“Un pomeriggio in una delle periferie complesse della Capitale all’insegna della legalità. Vi aspettiamo numerosi”, questa la dichiarazione della presidente dell’Associazione Antimafia #Noi Roberta Della Casa.
L’ingresso costa 5 euro, per maggiori info e prenotazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Si parla di legalità, termine usato, abusato, accomodante, d'alibi, vilipeso, etc... etc..., e infine, per quello che rimane, applicato.
Un sostantivo che non ha bisogno di approfondimento etimologico, che andrebbe associato a cultura. Cultura della Legalità, appunto, l’insieme cognitivo che intellettualmente e fattivamente rende la persona, anche in modo autonomo, arricchita in spirito, mente e corpo.
È così anche quello antimafia. Ambedue, che nei comunicati, sui palchi e nei comizi, nei talk show, sono diventati simboli, propagandistici, spesso pourparler.
Lo stesso per il termine antiterrorismo, sconfitto in Italia con le BR (siamo certi?) ma incalzante dal Medio Oriente per cellule stanziali, che covano la vendetta all’infedele predicando il profeta e razzolando in Occidente.
Legalità e antimafia, ed anche antiterrorismo, vanno insieme, sulla stessa strada, con le stesse direzioni, un'osmosi. Dovrebbe esser così.
Eppure il 23 maggio è una data indimenticabile, che lacrima, fa impazzire e ragionare allo stesso tempo, come quella del 9 maggio, del 16 e 19 marzo, del 19 luglio, del 3, 15, 21 e 23 settembre, del 5 gennaio. E così anche tutte le altre che l'Italia ha versato sangue innocente sulle strade.
C'è anche il sostantivo guerra, ma qui l'alibi è affare di Stato, forsanche per economie distrutte, pronte a risalire con ricostruzioni, che vuol dire investimenti e perciò ricchezza ma solo per pochi e noti.
È da un po' di tempo che sulle bocche di chi ci governa a tutti i livelli si ascolta "antimafia sociale", diventato il cespuglio perfetto di chi nasconde proprie iniziative, invece della collettività. E la politica di oggigiorno ne sa qualcosa, anche troppo.
C'è chi la promuove e chi la applica –pochi per la verità-, chi la chiama in causa solo se si è politicamente con l'acqua alla gola, chi la ostenta, anche di pari in passo a cariche, congiuntamente con il termine legalità associato a iniziative e promozioni sociali e a eventi patronali. C'è chi meschinamente ne fa un vessillo in campagne elettorali.
Mai nessuno -a parte qualche sporadica eccezione e si plaude l’iniziativa- si è preoccupato di far entrare nelle scuole, dalle elementari alle superiori, dove le medie sono la colonna portante educativa e formativa dei nostri futuri adulti, la Cultura della Legalità, la Cultura dell'Antimafia, la Cultura dell’Antiterrorismo, la Cultura della Pace opponendola alla guerra e perciò alle armi.
Qualcuno lo fa, anche nelle scuole, ricordando la strage di via Fani -anche quella di Capaci e via D’Amelio-, ma è solo, anche quando con una commissione parlamentare è riuscito a far venir a galla vere verità e colpe di Stato. Eppure lascia il segno, quel dubbio che tutto è grigio, fumoso, nebuloso. Altro che o bianco o nero, e limpido. È l’utopico abbozzo di chi piace disegnare con il sangue degli italiani fatti e misfatti insabbiati per non destabilizzare equilibristi con la terza gamba e il paracadute.
Nessuno, a parte qualcuno, nelle date delle stragi ha portato nelle scuole un esempio, un ricordo, neanche commemorativo. Eppure Il 23 maggio le racchiude tutte quelle stragi e nelle scuole neanche una traccia. Nessuno lotta per almeno un'ora a scuola di riavere l'educazione civica, che andrebbe rimodulata in Cultura Civica. Il corpo docenti e dirigente se ne assuma le responsabilità. E con loro un ministero che bada solo all'economia scolastica, neanche all'emergenza edile di plessi fatiscenti.
È angosciante e cinicamente vero che il 23 maggio è scolasticamente non pervenuto.
La scuola va rifondata, non rimodulata. Nelle aule il paradosso è quotidiano, dove studenti dettano legge nell’impotenza di docenti esautorati, che con la legge devono far conti e misurarsi. La formazione è ridotta all’osso di programmi sovvertiti da schemi e tabelle, da libri con risposte multiple anziché di un testo da sviscerare, analizzare, comprendere, sintetizzarlo nel pensiero univoco di chi lo studia per apprezzare il grado di apprendimento e soprattutto critico.
Va rifondata, certo, nelle ore di studio e formazione, non solo delle materie propedeutiche alla licenza e al diploma, bensì in quelle culturalmente quotidiane, civiche, educative.
Se del 23 maggio nelle scuole non c’è traccia è colpa di chi la scuola la vive, la dirige, la amministra e la governa, e di chi ci lavora, anche se la gerarchia gli impone altro.
Ad Maiora!
#puntidisvista #freethinker #CulturaCivica #scuola #Legalità #antimafia #antiterrorismo #NoWAR #PeaceUcraina #Peace
A trent’anni dalle stragi di Capaci e Via D’Amelio, il ricordo di quanto accaduto in quegli anni è ancora vivo ed indelebile nella mente di quanti hanno vissuto quei tragici avvenimenti.
Non possiamo e non dobbiamo dimenticare quanto è accaduto. Ma se vogliamo che anche le generazioni future continuino a fare proprio il motto di Giovanni Falcone, “gli uomini passano, ma le idee restano e continuano a camminare sulle gambe di altri uomini”, dobbiamo fare in modo che la nostra vita e la nostra esistenza siano improntate a coltivare e diffondere il seme della legalità.
Ed è proprio partendo da questo principio che il prof. Nicolò Mannino ed il dott. Salvatore Sardisco, rispettivamente Presidente e Vice Presidente del “Parlamento della Legalità Internazionale”, hanno deciso di farsi promotori del “Festival della Legalità e della Gioia”, un grande evento tenutosi a Palermo il 20 e 21 maggio per commemorare l’anniversario dell’uccisione dei giudici Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e degli uomini delle loro scorte.
All’iniziativa, che prevedeva un programma ricco di eventi e momenti di riflessione nei luoghi simbolo delle stragi, ha fattivamente collaborato anche il prof. Rocco D’Avolio, Dirigente Scolastico dell’I.T. “L. Di Maggio”, che, in qualità di Coordinatore Nazionale dei Dirigenti Scolastici che aderiscono al movimento, ha organizzato e favorito la partecipazione dei tantissimi istituti provenienti da varie parti d’Italia.
All’evento di Palermo ha partecipato anche una rappresentanza di alunni e docenti del nostro Istituto, sede dell’ “Ambasciata dell’Alba”, che, portando in dono agli altri istituti le bandiere della Pace, ha voluto così lanciare un messaggio di speranza, sicuri che il buio, prima o poi, dovrà lasciare spazio alla luce di una nuova alba.
Sono stati tre giorni importanti, all’insegna della legalità. Torremaggiore e i suoi giovani cittadini in marcia per ricordare le vittime di mafia, eroi indiscussi per un futuro migliore, legale.
Il 21, 22 e 23 maggio associazioni e scuole in marcia per testimoniare le umili gesta di don Pino Puglisi e don Peppe Diana, dei magistrati Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Rosario Livatino, per commemorare il piccolo Giuseppe Di Matteo, vittima innocente di mafia cui è meglio non ricordare l’atroce assassinio.
La “Marcia della Legalità” è stata organizzata dal Movimento “Agende Rosse”, dall’Oratorio San Domenico Savio, dalla Parrocchia Gesù Divino Lavoratore, patrocinata dal Comune di Torremaggiore, con la collaborazione dell'Associazione Mirko Valerio Emanuele.
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All’evento hanno preso parte due importanti testimonial, Salvatore Insenga cugino di Rosario Livatino e Don Renato Borrelli parroco della parrocchia Gesù Divino Lavoratore.
Nell’occasione l’Associazione Mirko Valerio Emanuele ha voluto piantumare nel “Giardino degli Angeli” un albero di ulivo e un ramo della rosa di Santa Rita, proveniente da Cascia, in memoria del piccolo Giuseppe Di Matteo e di tutti i bambini vittime della mafia. Ha donato, anche, una panchina in ricordo di tutte le vittime delle mafie.
L’evento è stato commemorato con l’esecuzione musicale de “Il silenzio”, il singolo di Nini Rosso uscito nel 1964, dal prof. Luigi Cicchetti, insegnante dell’I.C. di via Pietro Nenni e della Scuola Media “Padre Pio”.
Nella tre giorni hanno partecipato molte associazioni locali, con un’affluenza cospicua di ragazzi con striscioni e cittadini. Per l’occasione è stata celebrata una santa messa.
“Questa giornata, qui in Puglia, ha una particolare importanza perché nella strage di Capaci sono morti con Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e Vito Schifani anche due cittadini pugliesi, gli agenti della scorta Antonio Montinaro e Rocco Di Cillo. Due regioni, la Sicilia e la Puglia, da quel giorno si sono unite in un vincolo indissolubile di dolore e al tempo stesso di speranza”. Così il Presidente della Regione Puglia intervenendo questa mattina alla Giunta straordinaria, aperta alla stampa, per presentare il progetto regionale “Storie di Antimafia in Puglia” dedicato alla memoria delle vittime innocenti di mafia e alla cultura della legalità, nel trentennale della Strage di Capaci.
“Da quel 23 maggio un Paese intero si è riconosciuto dalla parte giusta - ha aggiunto il Presidente - Dopo questo evento tutto ciò che probabilmente abbiamo dimenticato, e cioè quella divisione che aveva reso più difficile la lotta alla mafia, fu riunificato dalla morte di Giovanni Falcone e poi di Paolo Borsellino. L’Antimafia sociale nasce in Italia proprio da una intuizione di Giovanni Falcone e anche di Paolo. Erano entrambi consapevoli che non era sufficiente fare solo processi per sconfiggere la mafia, ma occorreva altro. Occorreva informare, ragionare e costruire una coscienza collettiva. E noi questo stiamo facendo come Regione, partendo dal ricordo dei due pugliesi che hanno perso la vita nella strage di Capaci, Rocco di Cillo e Antonio Montinaro, che consapevolmente avevano scelto di operare nel reparto scorte. Erano persone legatissime a Falcone, legatissime anche agli obiettivi di giustizia che il giudice perseguiva. Quindi oggi è il trentennale dell’orgoglio e del dolore pugliese nel ricordo di Antonio e di Rocco”.
Erano presenti nella sede della Presidenza della Regione gli assessori regionali al Welfare, allo Sviluppo Economico, alla Sanità, al Turismo, all’Agricoltura e all’Istruzione, la consigliera con delega alla Cultura, il Presidente della Fondazione “Stefano Fumarulo” Angelo Pansini con Maria Luisa Fumarulo e Tilde Montinaro, sorella dell’agente di scorta Antonio Montinaro vittima della strage di Capaci, Gianluca Tommasi e Paolo Greco, sindaci dei comuni di Caprarica e Calimera, i sindaci dei ragazzi dei comuni di Martignano, Calimera e Caprarica e una rappresentanza degli studenti dell’istituto comprensivo statale di Calimera, Caprarica e Martignano accompagnati dalla Dirigente scolastica Piera Ligori.
Il progetto di antimafia sociale promosso dalla Regione Puglia e dalla Fondazione “Stefano Fumarulo”, mira al rafforzamento della lotta non repressiva alla criminalità mafiosa e organizzata e, più in generale, al contrasto della mentalità mafiosa. L’iniziativa intende realizzare una serie di azioni per praticare la memoria come impegno civico, ricordare le vittime innocenti delle mafie anche in chiave pedagogica e formativa delle giovani generazioni, nella convinzione che l’educazione alla legalità debba partire fin da piccoli ed essere uno degli obiettivi di istituzioni, associazioni e cittadini.
“Vogliamo far conoscere – ha spiegato il Presidente della Regione Puglia – a più persone possibili tutte le storie esemplari che incarnano la parola legalità: quelle delle vittime innocenti di mafia che racchiudono una forza unica capace di generare consapevolezza, insieme a quelle di chi , con i propri gesti e il proprio contributo, costituisce un esempio virtuoso nell’arginare la cultura mafiosa”.
Queste storie pugliesi di antimafia saranno raccontate in un contesto aperto e disponibile in ogni momento, grazie all’immediatezza del linguaggio audiovisivo e delle tecnologie attuali, affinché diventino stimolo e simbolo di consapevolezza per la comunità. La Puglia è l’unica regione in Italia che si è voluta dotare di un “Testo unico in materia di legalità, regolarità amministrativa e sicurezza” e di un piano triennale che programmi le attività in questo settore “Piano Triennale di Prevenzione della Criminalità e per il Rafforzamento della Responsabilità Sociale 2019- 2021” e di uno specifico strumento di programmazione in difesa dei migranti e degli sfruttati “Piano Regionale Politiche per le Migrazioni 2021/2023”.
Tale approccio ha permesso in questi anni di individuare, in una materia che ancora oggi è in via di costruzione, un metodo di lavoro condiviso con gli altri partner istituzionali e privati e di mettere a fuoco obiettivi chiari.
Grazie a questo metodo la Regione ha stimolato e sostenuto sul proprio territorio più di 100 iniziative e progetti sui temi dell’antimafia sociale e della lotta al caporalato ed alla tratta dei migranti per circa 49 milioni di euro, cui si aggiungono altri 41 milioni che la Puglia gestisce in iniziative progettuali di cui è capofila per conto di altre regioni del Sud Italia, che ha saputo raccordare sotto l’egida dell’impegno concreto nella lotta al caporalato ed alla tratta dei migranti.
Nella delibera approvata oggi dalla Giunta regionale sono previsti finanziamenti per ulteriori 429mila euro per realizzare l’analisi sociologica del fenomeno mafioso e criminale in Puglia e la sua evoluzione; lo studio e ricerca documentale su vittime innocenti di mafia pugliesi; la sistematizzazione digitale del materiale di ricerca; interviste e realizzazioni audiovideo; la realizzazione della media-storia; l’archiviazione e messa a disposizione nella Mediateca e la realizzazione di progetti di spreading dedicati.
L’intervento è dunque finalizzato ad aumentare i livelli di integrità, di educazione alla responsabilità sociale nell’azione della Pubblica Amministrazione e delle Agenzie Educative a vario titolo impegnati in attività di antimafia sociale, anche consolidando e disseminando le best practice in esito all’attuazione degli interventi in materia, attuati nel Quadro Finanziario Pluriennale 2014-2020 in Puglia.
“La Regione Puglia si è impegnata ad approvare un atto che sottrae le singole storie al ricordo personale, con il rischio che vengano rievocate solo nelle ricorrenze –ha spiegato Angelo Pansini, presidente della Fondazione Fumarulo -, e le trasferisce nell’ambito della memoria, dell’esempio e delle storie da conoscere per trarne ispirazione. La Puglia ha pagato il proprio tributo di oltre 100 vittime innocenti di mafia, le cui storie verranno sistematizzate, pubblicate e messe a disposizione di tutti, in particolare delle giovani generazioni. Inoltre faremo conoscere le storie positive di Comuni, parrocchie e associazioni che ogni giorno combattono le mafie e danno l’esempio.”
IL VIDEO CDON LE DICHIARAZIONI DI ANGELO PANSINI
Tilde Montinaro, componente del Consiglio direttivo della Fondazione Fumarulo, ha ricordato l’amicizia che la lega alla Regione Puglia e a Stefano Fumarulo, impegnati da sempre nel tramandare il ricordo delle vittime di mafia e nell’insegnare la legalità. Inoltre ha ricordato i nomi di chi ha perso la vita nelle stragi di Capaci e via D’Amelio e dei sopravvissuti: “Il ricordo dei nomi è importantissimo, perché dopo 30 anni quei nomi, quei ragazzi vengono ancora racchiusi in un nome collettivo, ‘quelli della scorta’. Invece pronunciarli restituisce loro dignità e a chi resta storie di vita, sguardi, desideri. E ricordare ci permette di tessere un filo che unisce la storia dei singoli alla storia di tutti. La memoria è un atto di coraggio, non un atteggiamento ma un vera e propria virtù.”
IL VIDEO CON LE DICHIARAZIONI DI TILDE MONTINARO
I sindaci di Calimera e Caprarica, terra di Antonio Montinaro, del quale hanno ricordato la figura esemplare, hanno evidenziato come il sacrificio delle vittime della strage di Capaci abbia dato inizio a una nuova epoca, perché insieme al ricordo e alla commemorazione c’è la voglia di reagire, insegnando alle giovani generazioni ciò che è stato e come si possa costruire una società migliore. Insegnare ai ragazzi a vivere responsabilmente proprio grazie ai messaggi dei familiari delle vittime di mafia, che riescono a trasmettere il loro dolore e la loro forza: questo l’impegno dell’Istituto Comprensivo Calimera, Martignano e Caprarica di Lecce, frequentato da Antonio Montinaro, la cui memoria viene trasmessa ai ragazzi che oggi hanno chiesto “pace, gentilezza e rispetto dell’ambiente”.
IL VIDEO CON LE DICHIARAZIONI DI MARIALUISA PANTALEO FUMARULO
“Sono oltre 1000 le vittime innocenti di mafia in Italia e oltre 100 in Puglia, ricordiamole e non facciamo finta di non vedere – ha detto Maria Luisa Pantaleo Fumarulo -. E’ doveroso ricordare ogni giorno queste persone osservando ciò che accade intorno a noi e non facendo finta di non vedere. Ragazzi, a voi il compito di far sì che non sia vano il sacrificio di tutte queste vittime. Siete voi la speranza del futuro. La Puglia non dimentica.”
Il Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha presieduto nel pomeriggio di ieri, 10 maggio 2022, una seduta del Consiglio generale per la lotta alla criminalità organizzata. Alla riunione hanno partecipato il Capo di Gabinetto del Viminale, il Capo della Polizia - Direttore generale della Pubblica sicurezza, i Comandanti Generali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, i vertici dell’AISI e AISE, oltre al Direttore della Dia e dell’Ufficio per il coordinamento e la pianificazione delle Forze di polizia.
Nel corso dell’incontro è stato esaminato il decreto ministeriale che modifica l’assetto della Direzione investigativa antimafia nell’ambito del più ampio progetto di riorganizzazione del Dipartimento della pubblica sicurezza.
“Il provvedimento è diretto a rafforzare l’attività investigativa svolta dalla Direzione investigativa antimafia al fine di rendere più efficace il contrasto alle mafie”, ha dichiarato il ministro dell’Interno, sottolineando come “si realizzi un processo di attualizzazione dell’assetto della Dia rispetto alle nuove esigenze operative con l’obiettivo di potenziarne le articolazioni periferiche, in linea con quanto già avvenuto con la recente istituzione delle sezioni aggiuntive a Foggia e a Potenza, elevando, tra l’altro, a centro operativo le sezioni di Brescia, Bologna e Catanzaro. Ciò consentirà anche di supportare con sempre maggiore incisività l’azione di prevenzione antimafia assicurata dalle prefetture”.
“Il potenziamento delle strutture periferiche - ha aggiunto la titolare del Viminale - assume particolare rilevanza in questa fase in cui è fondamentale intensificare l’attività di contrasto ai tentativi della criminalità organizzata di aggredire le ingenti risorse del PNRR, salvaguardando in questo modo l’economia legale e sostenendo la crescita del nostro Paese”.
Il ministro Lamorgese ha espresso il proprio apprezzamento per la vasta operazione contro la ‘ndrangheta condotta questa mattina dalla Dia a Roma e a Reggio Calabria con il coordinamento delle competenti Direzioni distrettuali antimafia.
“Si è trattato – ha sottolineato la titolare del Viminale - dell’esito di una complessa attività di indagine che evidenzia la professionalità e la dedizione degli investigatori che hanno individuato una rete operante sul territorio nazionale ed anche all’estero, facendo emergere una articolata associazione criminale impegnata nella gestione e nel controllo di attività economiche, i cui proventi venivano reinvestiti in traffici illeciti”.
I Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari stanno dando esecuzione a un decreto di sequestro preventivo - emesso, su richiesta di questa Procura della Repubblica, dal G.I.P. del Tribunale di Foggia - di beni, tra i quali quote societarie, appartamenti, fabbricati, fondi rustici, autovetture e disponibilità finanziarie, per un valore complessivo di circa 700 mila euro. Nel provvedimento è stata riconosciuta l’esistenza di un concreto quadro indiziario (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa) a carico di 13 soggetti, in relazione alle ipotesi di reato previste dalla Legge “Rognoni – La Torre” e dal nuovo codice delle leggi antimafia che obbligano le persone - condannate in via definitiva per taluno dei reati di competenza della Direzione Distrettuale Antimafia (tra cui quello ex art. 74 del d.P.R. 309/1990, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope), ovvero già sottoposte, con provvedimento definitivo, a una misura di prevenzione - a comunicare al Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza competente in relazione al luogo di dimora abituale, per 10 anni ed entro 30 giorni dal fatto, tutte le variazioni nell’entità e nella composizione del proprio patrimonio concernenti elementi di valore non inferiore a euro 10.329,14.
La complessa operazione - in corso di svolgimento a Foggia e nella provincia dauna da parte di 50 finanzieri del Nucleo PEF Bari - con il supporto, in primis, del Nucleo PEF Foggia, nonché del Gruppo P.I. Bari e delle Compagnie di Manfredonia e Cerignola - costituisce l’epilogo di articolate investigazioni svolte dal Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata di Bari, su delega di questa Procura della Repubblica, finalizzate a verificare il rispetto dei suddetti obblighi di comunicazione.
Secondo l’impostazione accusatoria, accolta dal G.I.P. presso il locale Tribunale, (fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa), i soggetti attinti dalla misura residenti a Foggia e nella provincia - pur condannati o sottoposti a una misura di prevenzione - avrebbero omesso di comunicare operazioni attive o passive, aventi riflessi sul proprio patrimonio, di valore superiore al limite di legge.
Tra le operazioni che sarebbero state sottratte a tale forma di monitoraggio figurano la titolarità di disponibilità finanziarie, la cessione di beni immobili, di fabbricati e di fondi rustici, nonché l’acquisto di quote societarie, appartamenti, fabbricati, terreni agricoli e autovetture.
In tale quadro, il G.I.P. del Tribunale di Foggia - condividendo l’analoga proposta avanzata da questa Procura della Repubblica, basata sul solido compendio indiziario acquisito dalla p.g. operante - ha ora emesso un decreto di sequestro preventivo di beni, anche nella forma per equivalente, per un importo di circa 700 mila euro.
Gli esiti dell’attività d’indagine costituiscono un’ulteriore testimonianza della costante azione svolta dalla Procura della Repubblica di Foggia - in stretta sinergia con i Nuclei di Polizia Economico-Finanziaria di Bari e di Foggia - finalizzata alla sottrazione dei patrimoni accumulati illecitamente dalle organizzazioni criminali e alla loro restituzione alla collettività, a seguito di confisca definitiva all’esito del giudizio.
È il dott. Giovanni Melillo, foggiano 61enne, il nuovo Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo. Succede a al dott. Federico Cafiero de Raho.
La nomina è giunta dal CSM con 13 voti di maggioranza. In lista c’era il noto Procuratore di Catanzaro, il dott. Nicola Gratteri, che ha ottenuto solo 7 voti. Esce di scena con 5 voti anche il dott. Giovanni Russo, reggente della Procura nazionale antimafia.
“Desidero esprimere le mie congratulazioni e formulare gli auguri di buon lavoro al neo Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Giovanni Melillo, che ha sempre dimostrato, con impegno e alta professionalità, una particolare attenzione alla complessa opera di contrasto della criminalità organizzata di stampo mafioso. Voglio anche ringraziare l’ex procuratore nazionale, Federico Cafiero de Raho, per l’importante lavoro svolto in questi anni contro una criminalità mafiosa sempre più interessata ad infiltrarsi nell’economia legale e ora anche a intercettare le risorse pubbliche messe in campo con il PNRR”. Lo ha dichiarato il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese.
“Agli auguri per le alte responsabilità a cui è chiamato, aggiungo l’auspicio che le origini foggiane del nuovo Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo siano un forte incoraggiamento a definire il rinascimento a cui ambisce tutta la Foggia onesta e laboriosa”. Lo ha detto il vicepresidente della Regione Puglia, Raffaele Piemontese, commentando la nomina del dottor Giovanni Melillo alla guida della DNA da parte del Consiglio Superiore della Magistratura.
Insieme per la Capitanata esprime la propria soddisfazione per l'elezione del foggiano Giovanni Melillo a nuovo Procuratore Nazionale Antimafia. Un segnale di indubbia forza da parte dello Stato e un motivo di orgoglio per l'intera Capitanata che lotta contro la criminalità, la Quarta Mafia. Il Consiglio Superiore della Magistratura, attraverso l'elezione di un professionista di grande esperienza come Giovanni Melillo, ha operato una scelta di alto livello e di indubbio spessore. A Giovanni Melillo i nostri migliori auguri nella certezza che saprà svolgere al meglio il delicato compito che gli è stato affidato a difesa e tutela della legalità.
L’Associazione antimafia #Noi sostiene due proposte di iniziativa popolare: Taglia-bollette e Salva costa. Con la prima si vuole creare un fondo di solidarietà per sostenere famiglie e imprese in difficoltà. La seconda promuove lo stop ad abusi edilizi e la riqualificazione delle zone del mare di Roma. “Sposiamo queste battaglie perché colpiscono gli interessi della mafia. Il consumo di suolo e le difficoltà economiche alimentano il malaffare”, dichiara La presidente di #Noi Roberta Della Casa. Sabato 30 aprile #Noi sarà a via delle Baleniere 4 angolo viale Vasco de Gama, a Ostia, dalle 16 alle 19 per la raccolta firme.
Il Sindaco Francesco Miglio, accompagnato da diversi Amministratori, ha partecipato ad un incontro organizzato dal Dirigente Scolastico del Liceo Checchia Rispoli – Tondi Filomena Mezzanotte tra gli studenti dello storico istituto sanseverese e Don Aniello Manganiello, sacerdote che per molti anni è stato il parroco della chiesa di Santa Maria della Provvidenza a Scampia.
“Una presenza importante in un confronto dagli elevati contenuti sociali su temi di drammatica attualità – dichiara il Sindaco Francesco Miglio – cui abbiamo dato il nostro sostegno ed il Patrocinio del Comune con apposita delibera giuntale proposta dall’Assessorato alla Pubblica Istruzione. E’ stata la giusta occasione per favorire nei nostri giovani studenti la riflessione sui concetti di cittadinanza attiva e per incentivare quella del rispetto del prossimo, della responsabilità sociale oltre che della cultura della legalità, tutti aspetti indispensabili per combattere la delinquenza mafiosa. La forte testimonianza di Don Aniello Manganiello, sacerdote di origine campane, dai primi anni novanta al settembre del 2016, parroco di Santa Maria della Provvidenza a Scampia, ha rappresentato un momento di grande confronto su questi temi delicati, provenendo da un prete che giorno dopo giorno per oltre venti anni ha affrontato situazioni a volte disperate e legate al filo conduttore della delinquenza e della camorra. Don Aniello è Garante del Premio Nazionale Paolo Borsellino, da anni svolge incessantemente la propria attività a favore di tutte le persone disagiate. È un educatore che ha operato autentiche conversioni grazie al suo insegnamento. Scrittore e divulgatore della cultura della legalità, si è da sempre battuto contro la camorra e ha sempre portato a conoscenza dei giovani la sua esperienza divenendo un importante punto di riferimento per quanti quotidianamente si adoperano e lottano per una società più giusta e libera. Abbiamo voluto ringraziarlo per aver portato la sua parola a San Severo tra i nostri giovani studenti”.