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Di fatto, è il sesto comune della Capitanata ad essere commissariato per infiltrazioni mafiosi, o presunte tali. A Orta Nova il 19 maggio c.a. fu sospeso dal Prefetto di Foggia, Maurizio Valiante, per ingerenze della criminalità organizzata, al secolo “mafia”, il Consiglio comunale, nominando un Commissario prefettizio provvisorio.

Oggi 04 agosto 2023, il Viminale invia i Commissari straordinari prefettizi per 18 mesi. Sono i viceprefetti Maria Rita Iaculli e Angelo Caccavone, e il dirigente Francesco Fasano di II fascia - Area 1 e della Prefettura di Foggia. A loro l’arduo compito di amministrare l’ente, per nomina diretta del 18 luglio con decreto del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Sesto comune, come detto, commissariato in provincia di Foggia, dopo, in ordine cronologico, Monte Sant'Angelo, Mattinata, Manfredonia, Cerignola e Foggia.

Decisione assunta dopo gli efferati e gravissimi episodi avvenuti tra il mese di settembre e di ottobre 2022, due omicidi dalla netta firma mafiosa, già presente nell’ente, come comprovato dalla carte della DDA e DIA e dalle dichiarazioni del Procuratore antimafia Roberto Rossi: «...polizia locale imparentata in maniera stretta con gente di clan oppure dirigenti amministrativi totalmente nelle mani dei clan, come è avvenuto di recente a Orta Nova. In questo la mafia foggiana è silenziosa e ha un forte controllo del territorio...».

Comunicato stampa pervenuto presso la nostra redazione.
Nota - Questo comunicato stampa è stato pubblicato integralmente come contributo esterno del mittente. Pertanto questo contenuto non è un articolo prodotto dalla redazione. È divulgato come Diritto di Cronaca sancito nell’art. 21 della Costituzione della Repubblica Italiana, in quanto libera manifestazione del pensiero.

«L’intera redazione del quotidiano l’Attacco esprime sconcerto e sdegno per le parole diffamatorie pronunciate la scorsa settimana, nell’audizione in Commissione parlamentare antimafia, dal procuratore capo della DDA di Bari Roberto Rossi nei confronti di questo giornale, che nel corso della propria storia, lunga ormai 17 anni, ha sempre scritto di quella che oggi viene definita Quarta mafia, facendo nomi e cognomi, talvolta in splendida solitudine, e raccontato l’evoluzione dell’antimafia sociale e le sue sfaccettature, l’azione della società civile e delle associazioni.

Anche le precedenti testate fondate dal direttore Piero Paciello avevano sempre avuto la medesima stella polare, in decenni in cui l’attenzione dell’odierna Squadra Stato non era sufficientemente rivolta a quanto stava avvenendo in territorio di Capitanata, tanto che alcuni dei suoi più autorevoli protagonisti hanno poi dovuto ammettere la grave sottovalutazione del fenomeno.

Di seguito clicca e vedi e ascolta il video del Direttore Responsabile de L'Attacco, Piero Paciello, in "Detti e Contraddetti"

PROCURATORE ROSSI, ECCO L'AUDIO DELL'INTERCETTAZIONE MANIPOLATA. ASCOLTIAMOLA INSIEME, POI PARLIAMO DI CERTE COMPLICITÀ

Difendiamo totalmente la linea editoriale de l’Attacco, che Rossi ha in maniera scomposta e fallace definito “un giornale finanziato da un imprenditore attiguo al mondo criminale che sta giocando una partita attraverso insulti vari e un’attività di dissuasione rispetto ai principi antimafia”.

La pericolosità de l’Attacco dal punto di vista culturale, ovvero luogo in cui “parte della società dica che la mafia non esiste”, semplicemente non esiste. La bufala negazionista è arrivata fino ai vertici della DDA con nostro sommo stupore, quando sarebbe bastato informarsi per capire che nulla ci appartiene di questa finta narrazione attribuita a l’Attacco.

Quello che piuttosto il giornale sta facendo, da diversi anni, è analizzare il fenomeno degli scioglimenti dei consigli comunali per infiltrazioni mafiose e delle interdittive antimafia cogliendone anche tutti i connessi dubbi, perplessità e limiti della normativa attuale.

Dopo sei casi di Comuni colpiti e centinaia di imprese interdette, dopo aver osservato l’operato di svariate commissioni straordinarie e il ritorno alla gestione ordinaria, non è solo necessario bensì doveroso. Non può esser censurato in alcun modo il dibattito sulla necessità di riformare leggi che, così come sono, si rivelano inefficaci rispetto all’auspicato obiettivo di bonifica di amministrazioni pubbliche e imprese dal rischio di condizionamenti malavitosi. Anche personalità di primissimo piano, a partire dal presidente della Regione Michele Emiliano, si sono dette favorevoli ad una revisione della normativa antimafia.

L’obiettivo di ciascuno, compreso questo giornale che fa coraggiosamente da sempre battaglie contro le mafie di ogni tipo (comprese quelle dei colletti bianchi) - con numerose, spiacevoli ripercussioni tra insulti, querele temerarie e minacce - è che le leggi siano efficaci, non che si agisca al limite dell’incostituzionalità e dello Stato di diritto senza peraltro riuscire nell’intento prefissato.

Per queste ragioni non consentiamo che si possa dileggiare pubblicamente una testata giornalistica considerandola impropriamente contigua o attribuendola una pesante e infamante etichetta.

Il quotidiano l’Attacco ha un merito: quello di aver aperto una breccia in un panorama complesso nel quale le dinamiche mafiose non sono solo quelle che appaiono in superficie.

Siamo certi che i nostri valori e i nostri principi, e dunque la linea editoriale del giornale, contribuiscano quotidianamente nel processo di crescita culturale e di consapevolezza pur nella loro insindacabilità di giudizio.

Il teorema costruito sul quotidiano l’Attacco rappresenta un’accusa da respingere con forza e autorevolezza da parte di chi da anni denuncia il “sistema” e le collusioni mafiose.

Invitiamo il procuratore Rossi, al quale l’intera redazione conferma la propria stima professionale, ad intensificare le forme di collaborazione che noi auspichiamo, evitando che quegli schizzi di fango gettati sull’impresa editoriale possano un domani ricadere su altri delegittimando il compito di noi operatori della carta stampata».

Non v’è dubbio che con l’ultima operazione antimafia, “Game Over”, svolta questa mattina a Foggia per porre fine o cercar di farlo al narcotraffico delle batterie della “società foggiana”, già di per sé e purtroppo operante nelle estorsioni, usura, appalti pubblici, traffico di armi, omicidi e molti efferati, la cosiddetta “squadra Stato” ha inferto l’ennesimo duro colpo a chi vorrebbe sostituirlo.

500 militari dell’Arma dei Carabinieri, cui alcuni di unità scelte, DIA, DDA, per eseguire 82 custodie cautelari emessa dal Gip presso il Tribunale di Bari, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia e con il contributo della Direzione Nazionale Antimafia, tutte gravemente indiziate per i reati associazione per delinquere finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti ed altri reati, aggravati dal metodo e dalla finalità mafiosa.

Tutte persone affiliate, chi apicali, chi no, alle batterie foggiane della cosiddetta “società”, quella dei “Moretti-Pellegrino-Lanza”, dei “Sinesi-Francavilla”, dei “Trisciuoglio-Prencipe-Tolonese”, finanche. per la peculiarità del bottino posto in essere, la droga, del clan Nardino di San Severo, luogo nevralgico per lo smistamento.

L’operazione di oggi recide quel cordone ombelicale tra loro, una “cassa comune” che ha del nuovo tra le batterie locali, da sempre in guerra ma che quando vogliono trovano alleanze e “pax mafiose; da qui il nome “società” un tempo, molto tempo fa, alleate.

Approvvigionamento, traffico e smercio volto al dividendo illecito e criminale dei profitti dal narcotraffico, ma anche alle ritorsioni armate verso chi non si adeguava alle loro volontà. Un traffico che secondo gli investigatori era in calo per le azioni messe a punto negli ultimi anni, ma che, appunto per la collaborazione tra batterie, ha avuto una ripresa per richieste di denaro da reinvestire in altro sempre più in aumento. Tutto nasce dall’omicidio di Roberto Tizzano, cui gli investigatori hanno potuto trarre importantissime fonti e prove che hanno portato all’epilogo odierno. E tutto è anche frutto di chi oggi collabora con la giustizia, chi detenuto, chi delatore, permettendo alla DDA di incasellare tutti gli indizi poi diventati prove durante le investigazioni.

Durante la conferenza stampa, tenutasi questa mattina presso la DDA di Bari, nel Tribunale, il Procuratore Roberto Rossi, della DDA ha detto a chiare parole: «Come è scomparso il contrabbando in Puglia, anche le famiglie foggiane dei clan verranno sconfitte". Parole avvalorate da quelle del magistrato antimafia Giuseppe Gatti «Qui è il momento di dire chiaramente che accanto a questa tradizione, la mafia foggiana ha un elevatissimo e sofisticato profilo di modernità». Tutti indizi, diventate prove che hanno permesso al pool antimafia, guidato dal magistrato foggiano Giovanni Melillo, capo della Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, di porre termine all’ennesima criminale azione di una mafia che ha tutte le carte in regole per esser affiancate alle già ed ancestrali presenti sul territorio nazionale e internazionale: «La partita è appena iniziata» ha affermato il procuratore Melillo, che ha proseguito: «Questo è soltanto un passo molto importante verso la decostruzione di un sistema criminale estremamente raffinato e complesso».

Le persone attinte dal procedimento sono, come già detto, figure di spicco della mafia locale, chi viventi, chi no, chi già in detenzione:

Deceduti

  • Federisco Trisciuoglio nato a Foggia il 20 ottobre 1953 detto ‘Enricuccio U Zoppo’
  • Alessandro Scopece nato a Foggia il 31 dicembre 1985 detto ‘Il cinghiale’
  • Roberto Russo nato a Foggia il 5 giugno 1979 detto ‘Il Colombiano’

Viventi

  • Ciro Albanese nato a Foggia il 10 marzo 1992 detto ‘Pipistrello’
  • Francesco Battiante nato a Foggia il 17 gennaio 1997
  • Vincenzo Bevilacqua nato a Foggia il 16 settembre 1993 detto ‘Sgangà’
  • Angelo Bruno nato a Foggia il 20 settembre 1968 detto ‘Il Pirata’
  • Angelo Bruno nato a Foggia l’8 novembre 1997 detto ‘La ciotta’
  • Carmine Bruno nato a Foggia il 5 febbraio 1975 detto ‘Uba Uba’
  • Giuseppe Bruno nato a Foggia il 1° aprile 1966
  • Leonardo Bruno nato a Foggia l’8 settembre 1988
  • Marianna Bruno nata a Foggia il 19 luglio 1977
  • Roberto Bruno nato a Foggia il 4 ottobre 1995 detto Robertino
  • Vincenzo Bruno nato a Foggia il 9 agosto 1983 detto ‘Enzuccio il cantante’
  • Giuseppe Caggiano nato a Foggia il 15 ottobre 1974
  • Luciano Calabrese nato a Foggia il 10 giugno 1999 detto ‘Cupptil’
  • Nicola Cannone nato a Foggia il 17 aprile 1990
  • Ciro Carretta nato a Foggia il 20 ottobre 1985
  • Francesco Carretta nato a Foggia il 6 dicembre 1973
  • Anna Catalano nata a Santa Ninfa il 15 settembre 1946 (arresti domiciliari)
  • Marcello Cavallone nato a Foggia il 23 aprile 1971 detto ‘Il Fornaio’
  • Filippo Ciavarella nato a Foggia il 28 settembre 1986
  • Francesco Compierchio nato a Cerignola il 29 agosto 1956 detto ‘Franchin ‘U nerg’
  • Arnaldo Consalvo nato a Foggia il 16 luglio 1982 detto ‘Nanduccio’
  • Michele Consalvo nato a Foggia il 1° marzo 1969 detto ‘Mezza lingua’
  • Michele Consalvo nato a Foggia il 23 novembre 1984 detto ‘Autosalone’
  • Domenico D’Angelo nato a Foggia il 5 aprile 1982
  • Fabio Ciro De Leo nato a Foggia il 16 giugno 1976
  • Michele De Leo nato a Foggia il 6 febbraio 1976 detto ‘La Siccia’
  • Pietro Del Carmine nato a Foggia il 7 giugno 1986 detto ‘Pierino del lavaggio’
  • Leonardo Di Noio nato a Foggia il 23 aprile 1984
  • Rocco Moretti junior nato a Foggia il 29 maggio 1997
  • Franco Nardino nato a San Severo il 31 agosto 1963
  • Marzio Padalino nato a Foggia il 20 marzo 1997
  • Domenico Palmieri nato a Foggia l’11 gennaio 1980 detto ‘Piscitill’
  • Raffaele Palumbo nato a Foggia il 23 gennaio 1984
  • Samuele Perdonò nato a Foggia il 1° luglio 1998
  • Giuseppe Perdonò nato a Foggia il 1° febbraio 1988 detto ‘Scarafone’
  • Francesco Pesante nato a Foggia il 4 gennaio 1988 detto ‘U sgarr’
  • Luciano Portante nato a Foggia il 28 giugno 1974
  • Nicola Portante nato a Foggia il 1° marzo 1976
  • Pasquale Portante nato a Foggia il 27 settembre 1969
  • Antonio Prencipe nato a Foggia il 4 novembre 1995 detto ‘Pig-li’
  • Francesco Ragno nato a Foggia il 7 febbraio 1985
  • Vincenzo Rendine nato a Foggia il 26 gennaio 1991
  • Giovanni Rollo nato a Foggia il 18 agosto 1987
  • Francesco Roma nato a Foggia il 20 giugno 1986
  • Luciano Russo nato a Foggia il 21 novembre 1990
  • Antonio Salvatore nato a Foggia il 26 febbraio 1991 detto ‘Lascia lascia’
  • Arnaldo Sardella nato a San Severo il 10 dicembre 1985
  • Mario Schioppo nato a Foggia il 17 ottobre 1980 detto ‘Autosalone’
  • Guido Siani nato a Foggia il 20 dicembre 1991 detto ‘Guiduccio’
  • Giuseppe Soccio nato a Foggia il 1° gennaio 1983 detto ‘Pinuccio il sammarchese’
  • Michele Spinelli nato a Foggia il 6 maggio 1967 detto ‘Zio Michele’
  • Antonio Spiritoso nato a Foggia il 20 novembre 1974
  • Giuseppe Spiritoso nato a Foggia il 16 novembre 1956 detto ‘Papanonno’
  • Lorenzo Spiritoso nato a Foggia il 5 gennaio 1981
  • Francesco Tizzano nato a Foggia il 20 gennaio 1972
  • Ciro Torraco nato a Foggia il 16 luglio 1975 detto ‘U varvir , il barbiere’
  • Michele Pio Vacca nato a Foggia il 24 agosto 1987
  • Pasquale Vacca nato a Foggia il 14 dicembre 1990
  • Antonio Valentino nato a Cerignola il 24 luglio 1970
  • Nicola Valletta nato a Cerignola il 3 luglio 1986
  • Carlo Verderosa nato a Foggia il 18 agosto 1982
  • Antonio Vincenti nato a Foggia il 13 ottobre 1982 detto ‘Il Nero’
  • Angelo Antonio Zagaria nato a Cerignola il 30 giugno 1984
  • Savino Zagaria nato a Cerignola il 3 ottobre 1968 detto ‘Sabino’.

Fondazione Buon Samaritano: «”Game Over”, inizio e/o fine di un’era»

nota del Presidente, Avv. Giuseppe Chiappinelli.

«Tanto tuonò che piovve.

La tenacia, la perseveranza e l’abnegazione della Squadra Stato, in prima fila la Direzione Distrettuale Antimafia di Bari con il supporto della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, ha prodotto i frutti auspicati. La maxi operazione “Game Over”, che ha colpito duramente gli assetti mafiosi del nostro territorio, dobbiamo considerarla quale spartiacque tra la cultura mafiosa che sino ad oggi ha permeato il nostro territorio e la cultura della legalità, la quale deve prepotentemente riappropriarsi della vita sociale e del futuro dei cittadini. Se da un lato la citata operazione si configura quale deterrente per i “fan” della malavita, dall’altro si appalesa quale sprone per coloro che auspicano una società non più assoggettata al giogo mafioso. Ma la suddetta operazione, oltre a configurarsi quale risposta fattiva ed incisiva della Stato rispetto alla criminalità del nostro territorio, è certamente il giusto riconoscimento per quelle realtà associative, come la nostra, che quotidianamente si prodigano nella lotta alla criminalità, alla illegalità ed alla mafiosità. È il giusto riconoscimento per tanti cittadini che mai hanno smesso di avere fiducia nella giustizia e nella Squadra Stato ed oggi possono affermare che la speranza riposta non è stata vana. È giunto il momento per scrivere la parola “fine” ad una pagina nera della nostra Comunità ed iniziare l’era del cambiamento»

 

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Pippo Cavaliere: «Operazione “Game over”: punto di svolta nell’azione di contrasto alla criminalità»

«L’operazione “Game Over” di questa mattina può e deve rappresentare il punto di svolta nell’azione di contrasto alla criminalità. Un’azione così estesa e pervasiva costituisce la sintesi dello straordinario lavoro che prefettura, autorità giudiziaria e forza dell’ordine hanno portato avanti con impareggiabile determinazione, grandi sacrifici e tanta passione, a cui rivolgiamo la nostra più profonda gratitudine. Questo brillante risultato va ora salvaguardato e capitalizzato con l’impegno di noi cittadini a prosciugare l’acqua torbida in cui sguazza la cultura mafiosa e a eradicare la subcultura di sopraffazione e di indifferenza morale di cui spesso si alimentano i clan e le cosche».

Michele Emiliano, presidente Regione Puglia: «Operazione antimafia Game Over, successo dello Stato. I cittadini abbiano fiducia»

“Oggi un duro colpo è stato inferto all’organizzazione criminale ‘società Foggiana’ e non posso che esprimere le mie più sincere congratulazioni per il lavoro condotto dai militari dell’Arma dei Carabinieri del Comando di Foggia, coordinati dalla D.D.A. di Bari.” Queste le parole del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, relativamente alla maxioperazione “Game Over” con la quale sono state disposte misure cautelari nei confronti di 82 indagati (di cui 81 in carcere e 1 agli arresti domiciliari), tra cui figure di vertice e operative delle 3 “batterie” della “Società Foggiana”, responsabili dei reati di associazione finalizzata alle estorsioni in danno del tessuto imprenditoriale e al traffico di sostanze stupefacenti, aggravati dal metodo mafioso e dall’agevolazione del sodalizio mafioso e dalle disponibilità di armi da fuoco. “Lo Stato c’è e opera costantemente per l’affermazione della legalità e della giustizia. La riuscita di questa imponente operazione conferma che i cittadini possono sempre avere fiducia nelle Istituzioni, nella Magistratura e nelle Forze di Polizia. Ringrazio il Procuratore della D.D.A., Roberto Rossi, il Comandante Provinciale dei Carabinieri di Foggia, Michele Miulli, e le donne e gli uomini che lavorano in squadra con loro per questo significativo successo”, ha concluso Emiliano.

Raffaele Piemontese, vicepresidente Regione Puglia: «Operazione antimafia Game Over, seme di speranza per il futuro di Foggia»

“L’operazione antimafia portata a termine in queste ore è il seme di speranza più importante per il futuro di Foggia. Dobbiamo credere e lottare perché prevalga la parte migliore della comunità e la peggiore comprenda i vantaggi di stare dalla parte della legalità. Grazie alla magistratura e grazie alle forze dell’ordine, che stanno mantenendo altissima la pressione sui sodalizi mafiosi, garantendo stabilità a una funzione dello Stato indispensabile per la crescita morale e materiale della nostra terra”. Lo ha detto il vicepresidente della Regione Puglia, Raffaele Piemontese, commentando l’operazione contro “la Società” che è stata appena illustrata dal Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Giovanni Melillo, dal procuratore capo e dal procuratore aggiunto della DDA di Bari, Roberto Rossi e Francesco Giallella, dal sostituto procuratore della Direzione Nazionale Antimafia, Giuseppe Gatti, e dal Comandante provinciale dei Carabinieri di Foggia, Michele Miulli, e da altri magistrati e investigatori.

Rosa Barone, Assessore Welfare Regione Puglia:  Operazione antimafia Game Over, si lavori per cambio culturale. La parte sana di Foggia reagisca»

«L’operazione ‘Game Over’, la più vasta operazione contro la ‘società Foggiana’ mai eseguita finora, segna un passaggio cruciale nella lotta alla criminalità. Quella di oggi è una vittoria significativa dello Stato, ma ora non possiamo fare l’errore di abbassare la guardia. La battaglia contro la mafia deve continuare con sempre maggiore impegno. Voglio ringraziare il Procuratore della D.D.A., Roberto Rossi, il Comandante Provinciale dei Carabinieri di Foggia, Michele Miulli e tutti le donne e gli uomini delle forze dell’ordine per il lavoro che svolgono quotidianamente sul territorio. Leggere di 50.000 dosi di cocaina immesse mensilmente nel mercato dello spaccio, con un guadagno di oltre 200.000 euro al mese per la consorteria criminale impone una riflessione da parte di tutti. Noi istituzioni dobbiamo lavorare per un cambio culturale, partendo dalle giovani generazioni, dando vita ad azioni di prevenzione e sensibilizzazione. La parte sana della città deve reagire e sta a noi creare le condizioni perché questo sia possibile».

Giuseppe Mainiero: «Lo Stato ha dato la sua risposta»

«Forte. Chiara. Decisa.Con l’operazione di questa notte “Game Over” si assesta un altro colpo durissimo alla “Società foggiana”. La mafia subisce una nuova sconfitta. Oltre 80 ordinanze di custodia cautelare. Grazie al Procuratore Nazionale Antimafia Giovanni Melillo, nostro concittadino, ai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia e della Procura di Foggia, ad ogni singolo agente impegnato. Per “capi”, affiliati e soggetti contigui a questo cancro che corrode il nostro tessuto economico e sociale oggi non è un bel giorno. Per Foggia, per tutti noi, il risveglio ha avuto il fresco e stupendo profumo della libertà e della legalità. Un' altra Foggia».

Paolo Dell’Erba su lotta alle mafie: “Foggia ha ora la possibilità di voltare pagina”

A poche ore dall’operazione antimafia “Game over” il componente della Commissione regionale per lo studio delle mafie in Puglia, Paolo Dell'Erba sottolinea la grande opportunità di rinascita per Foggia.

“Ero certo che il Procuratore Nazionale Antimafia Melillo avrebbe chiesto ed ottenuto un impegno importante per contrastare la mafia foggiana. Ma forze dell'ordine e magistrati hanno fatto molto di più liberando la città dalla cosiddetta Quarta Mafia. Ma attenzione a non illudersi che la mafia da oggi non esista più perché è solo con la cultura della legalità che sarà possibile estirpare le radici di questa piaga. Dobbiamo dire grazie a tutti coloro che ogni giorno sono impegnati su questo fronte", conclude il consigliere regionale Paolo Dell’Erba.

Fratelli d’Italia Foggia. «Operazione “Game Over”, risposta efficace dello Stato»

«Una risposta dello Stato straordinariamente efficace, volta a decapitare la Società foggiana, una delle criminalità più feroci in Italia. Grazie alla DDA di Bari, all'Arma dei Carabinieri e a tutte le forze dell'ordine impegnate nell'operazione”: è questo il primo commento a caldo del coordinamento provinciale di Fratelli d'Italia Foggia, in seguito all'operazione antimafia denominata “Game Over”, in corso da questa notte».

Confcommercio Foggia: « «Operazione “Game Over”,la squadra Stato c'è»

Un importante colpo è stato inferto oggi alla Società Foggiana. Sono 82 gli arresti, segnale evidente che l’operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia con il contributo di un magistrato della stessa Direzione, è stata imponente e che lo Stato ha voluto far sentire con fermezza la sua presenza. I reati che si contestano sono estorsione e traffico di stupefacenti, due dei crimini più terribili che si possano perpetrare su un territorio perché vanno a colpire il tessuto produttivo che dovrebbe creare benessere e ricchezza; e le famiglie, la gioventù e non solo rendendo spesso schiavi della stessa criminalità organizzata chi cade nel drammatico tranello della dipendenza dalla droga.

Non mancherà il nostro sostegno alla magistratura e a chi affronta ogni giorno con perseveranza e onestà il percorso della legalità. Un plauso convinto va al Comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri, Michele Miulli, che ha coordinato l’esecuzione degli arresti.  Condivido, infine, le parole del Prefetto di Foggia, Maurizio Valiante sull’operazione Game Over: <è una grande vittoria dello Stato>. Sì! A Foggia la Squadra Stato c’è e i risultati, come è evidente, non sono tardati ad arrivare”. Così ha dichiarato il presidente di Confcommercio Foggia, Antonio Metauro, qualche ora dopo l’operazione investigativa Game Over.

Ne abbiamo dato anticipazione poche ore fa. In tutta la città di Foggia, fin dalle prime ore dell'alba, circa le 03:30, decine di auto dei Carabinieri e Forze dell'ordine, chi a sirene spiegate, chi  no e chi con auto civetta, con l'ausilio di un elicottero, hanno letteralmente circondato tutta l'area cittadina per dar corso alla più vasta operazione antimafia contro tutte le batterie della "società foggiana" per il narcotraffico, denominata "Game Over".

Si attendevano i particolari dopo la conferenza stampa, tenutasi a Bari presso la DDA in Tribunale, alla presenza del Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, dott. Giovanni MELILLO, dei Magistrati della DDA di Bari e dei vertici dell’Arma dei Carabinieri: eccoli nel comunicato stampa diramato dalla stessa DDA.

I Carabinieri del Comando Provinciale di Foggia, con il supporto operativo altresì dei militari degli altri Comandi Provinciali dell’Arma della Legione Carabinieri “Puglia”, dello Squadrone Eliportato Cacciatori di “Puglia”, dei Nuclei Cinofili Carabinieri di Modugno (BA), Chieti e Tito (PZ), nonché del Nucleo Elicotteri Carabinieri di Roma e dell’11° Reggimento Carabinieri “Puglia”, hanno eseguito alle prime luci dell’alba un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip presso il Tribunale di Bari, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia e con il contributo della Direzione Nazionale Antimafia, nei confronti di n. 82 persone1, tutte gravemente indiziate per i reati associazione per delinquere finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti ed altri reati, aggravati dal metodo e dalla finalità mafiosa.

Fatta salva la valutazione nelle fasi procedimentali successive con il contributo della difesa, l’imponente indagine antimafia convenzionalmente denominata “Game Over”, condotta dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Foggia e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, trae origine dal procedimento relativo all’omicidio - di matrice mafiosa - di TIZZANO Roberto e al contestuale ferimento di BRUNO Roberto, entrambi esponenti di rilievo della batteria “Moretti-Pellegrino-Lanza”, sotto-articolazione dell’organizzazione mafiosa nota come “Società foggiana2, attinti con colpi d’arma da fuoco il pomeriggio del 29 ottobre 2016. Per tale delitto di mafia sono stati condannati, in via definitiva, VILLANI Patrizio, SINESI Cosimo Damiano e SINESI Francesco, tutti appartenenti alla batteria antagonista “Sinesi-Francavilla”. Le sentenze hanno accertato che mandante dell’efferata azione era stato SINESI Francesco, in risposta al tentato omicidio perpetrato, in data 6 settembre 2016, ai danni di suo padre SINESI Roberto, capo storico dell’omonima batteria mafiosa. Il luogo del delitto, bar “All’H24” di Foggia, si è rilevato, a seguito delle indagini compiute, la base operativa centrale del traffico di sostanze stupefacenti.

Dagli sviluppi investigativi svolti al riguardo, mediante l’uso massivo di attività tecniche3, anche di ultima generazione, è stata possibile, nei periodi successivi, l’esecuzione – tra le altre – di due importanti inchieste antimafia coordinate sempre dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e precisamente:

  • Decima Azione: inchiesta giudiziaria conclusasi con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare a carico dei maggiori 30 esponenti della consorteria mafiosa della Società Foggiana”, che ha riguardato il contesto criminale delle estorsioni in danno del tessuto imprenditoriale cittadino, praticate “a tappeto” e con criteri di sistematicità nei confronti delle relative vittime;
  • DecimaBis”: inchiesta giudiziaria conclusasi con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 40 soggetti appartenenti sempre alla predetta consorteria, che ne ha accertato gli ambiti operativi criminali e le infiltrazioni nel tessuto sociale ed economico ed in particolare le estorsioni realizzate con metodo mafioso, la turbata libertà degli incanti ed anche gli agguati compiuti con armi, il tutto al fine di esercitare un violento controllo del territorio, di natura “militare”, espressione tipica di quella forza di intimidazione tipica dell’agire mafioso.

L’operazione eseguita oggi, convenzionalmente  denominata “Game Over”, rappresenta  la prosecuzione, sul versante investigativo, nell’azione di contrasto nei confronti dell’organizzazione mafiosa “società foggiana”. Si è in particolare focalizzata sulle fonti di guadagno illecite di tale struttura criminale che, secondo le indagini, sono derivanti da due canali:

  • le sistematiche estorsioni, compiute ai danni al tessuto imprenditoriale e ricostruite nei dettagli dalle indagini Decimazione e Decimabis, praticate con lo scopo di far confluire i proventi illeciti nella “cassa comune”, utilizzata per il sostentamento, l’assistenza e la sopravvivenza del sodalizio mafioso;
  • il fiorente traffico di sostanze stupefacenti, perpetrato con aggressivo e minuzioso sistema di regole, che hanno garantito, ai vertici operativi del sodalizio, non a caso coincidenti con i vertici delle “batterie” mafiose, la possibilità di un controllo capillare e di una posizione di monopolio nella vendita della cocaina, attraverso l’imposizione dell’obbligo, a pena di pesanti ritorsioni anche armate, di commercializzare esclusivamente la sostanza stupefacente fornita dal sodalizio Tale imposizione, attuata con le caratteristiche tipiche delle organizzazioni mafiose, ha assicurato all’associazione consistenti profitti illeciti ed ulteriori 7 Euro per ogni grammo di cocaina venduta a Foggia. Profitti, questi, utilizzati anche per alimentare la “cassa comune”, funzionale al perseguimento degli scopi criminali della cd. “Società foggiana”.

Secondo quanto emerso e ritenuto dal Gip (fatta sempre salva la valutazione nelle fasi successive), i delitti contestati sarebbero stati perpetrati con metodologie organizzative ed operative che ricalcano fedelmente quelle praticate in materia di estorsioni. Le tre articolazioni componenti l’aggregato mafioso della “Società foggiana”, infatti, hanno esercitato la loro “pressione mafiosa” per la monopolizzazione del traffico di cocaina sul territorio cittadino. Per tali narcotraffici, infatti, il sodalizio in questione:

  • ha pianificato dettagliatamente l’organizzazione del traffico di cocaina attraverso continue riunioni in cui sono state determinate rigide regole (d. “cartello del narcotraffico”);
  • ha imposto il monopolio della vendita di cocaina nella città di Foggia, mediante una forza intimidatrice propria, derivante dal riconosciuto nonché temuto spessore criminale dei soggetti al vertice dell’organizzazione stessa, direttamente investiti dagli storici capoclan, che si sono avvalsi di una fitta rete informativa, utilizzata per controllare militarmente le “piazze” di spaccio;
  • ha immesso sul mercato cittadino considerevoli quantitativi di sostanze stupefacenti, stimati in circa 10 chilogrammi al mese di cocaina, acquistata ad un prezzo di poco inferiore ai 40 euro al grammo, poi rivenduta, a seconda dei casi, a 55 o 60 euro al grammo. I profitti realizzati dalla consorteria mafiosa sono quantificabili in almeno 200.000 euro al mese, e le dosi di cocaina immesse sulle piazze di spaccio corrispondono, invece, a circa 50.000 al mese;
  • ha usufruito di depositi sorvegliati per la custodia ed il confezionamento della cocaina;
  • ha “governato” le piazze di spaccio con una fitta rete di venditori, tutti pienamente consapevoli di operare illecitamente nell’ambito di contesto associativo  asservito a scopi mafiosi (d. finalizzazione mafiosa del narcotraffico), inquadrati in vere e proprie “squadre operative” e ripartiti, secondo il livello operativo, nella “lista dei grossi” e nella “lista dei piccoli”, a cui venivano distribuiti con cadenza regolare quantitativi prestabiliti di cocaina, nell’ordine delle centinaia di grammi i primi e delle decine di grammi invece i secondi;
  • ha mantenuto una minuziosa contabilità della droga distribuita alle “squadre di spaccio” e dei relativi corrispettivi realizzati, riscuotendoli mediante gli “addetti al giro inverso” presso gli spacciatori ed elaborando così vere e proprie “liste della contabilità”, funzionali alla gestione del narcotraffico;
  • ha raccolto i profitti del traffico di droga e, in analogia con la gestione dei profitti delle estorsioni, ha alimentato la “cassa comune”, utilizzata per distribuire i guadagni illeciti, assicurare somme ai sodali, denaro devoluto al mantenimento dei familiari ed accoliti in stato di detenzione, anche al fine di scoraggiare il fenomeno del

Le tecniche investigative adoperate hanno messo in luce l’essenza e la natura dei vincoli che univano – a vario titolo - tutti i soggetti coinvolti nel core business del “Sistema”, vale a dire  l’esercizio in forma “imprenditoriale” della cessione di cocaina.

La strategia criminale dei componenti dell’organizzazione presupponeva – come è risultato da talune conversazioni chiare ed esplicite - la sussistenza “a monte” di un “pactum sceleris”, siglato dai capi storici dei clan componenti le batterie mafiose confederate nella “Società Foggiana”. I metodi di gestione del traffico di stupefacenti (a cui gli stessi indagati avevano dato, a loro volta, il nome di “Sistema”), prevedevano l’attribuzione, all’interno del sodalizio, di ruoli ben definiti e per ciascuno dettagliatamente ricostruito agli esiti del vaglio del materiale investigativo raccolto.

Le indagini così condotte dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Foggia, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e con il contributo della Direzione Nazionale Antimafia, che ha applicato un suo magistrato, hanno permesso di conoscere numerosi e dettagliati elementi caratterizzanti le complesse ed articolate dinamiche delittuose dell’organizzazione mafiosa, nonché i rapporti interni, non privi di conflittualità tra gli stessi indagati, l’accurato modus operandi utilizzato, la portata del traffico di stupefacenti commercializzato in regime di monopolio, controllato grazie al ricorso a metodi mafiosi, ed in ultimo anche la ripartizione e destinazione finale dei profitti illecitamente realizzati, per alimentare, senza soluzione di continuità, il “Sistema” della “Società foggiana”.

note:
1 di cui 81 sottoposti alla custodia del carcere ed 1 alla misura degli arresti domiciliari
2 costituita dalle tre “batterie”: “Moretti-Pellegrino-Lanza”, “Sinesi-Francavilla” e “Trisciuoglio-Prencipe-Tolonese”
3 intercettazioni

 

 

 

Dalle prime ore della notte, a Foggia, è in corso la più vasta operazione antimafia mai eseguita nella città di, convenzionalmente denominata “Game Over”.

Circa 500 militari dell’Arma dei Carabinieri stanno eseguendo una misura cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Bari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, con il supporto dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, nei confronti di svariate decine di soggetti di vertice, affiliati e contigui alla violenta organizzazione criminale di matrice mafiosa nota come “società foggiana”.

Arresti e perquisizioni sono in corso, oltre che in Capitanata, anche in altre province del Territorio Nazionale.

I dettagli dell’operazione, tuttora in atto, verranno forniti nel corso di una conferenza stampa,  questa mattina presso gli uffici della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, alla presenza altresì del Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, dott. Giovanni MELILLO, dei Magistrati della DDA di Bari e dei vertici dell’Arma dei Carabinieri

Questa mattina,14.07.2023, i Carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale e del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Foggia hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare – emessa dal GIP del Tribunale di Bari - a carico di cinque persone, di cui tre destinatarie del carcere e due, invece, della misura degli arresti domiciliari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, che ha diretto e coordinato le indagini dei militari dell’Arma.

Si tratta di provvedimenti restrittivi emessi in fase cautelare nei confronti di cinque soggetti ritenuti, allo stato, sotto un profilo gravemente indiziario, quali presunti responsabili – a vario titolo - dei gravi reati di concorso di persone in spaccio di sostanze stupefacenti nonché di possesso ed utilizzo illegale di telefonini all’interno di Istituti di detenzione, il tutto aggravato dall’agevolazione all’organizzazione mafiosa operante in un’area garganica. meglio conosciuta “clan dei montanari”, capeggiata dai “LI BERGOLIS-MIUCCI”.

La complessa ed articolata indagine in questione, sviluppata altresì mediante strumentazioni tecniche da parte degli investigatori dell’Arma, è in particolare scaturita a seguito dell’arresto di un 28enne, avvenuto in Vieste (FG), nel marzo 2021, sempre per reati di droga, per il quale lo stesso è già stato condannato, nell’Aprile di quest’anno, in secondo grado, da parte della Corte d’Appello di Bari, ad una pena di anni 2 e mesi 8 di reclusione, oltre a 12.000 euro di multa. A seguito dei successivi approfondimenti derivanti da tale operazione di polizia giudiziaria dalla quale derivò il sequestro di circa un etto di cocaina, le investigazioni svolte hanno quindi consentito di ricondurre tale condotta criminale, apparentemente estemporanea, ad un contesto più ampio legato al controllo del territorio nel settore del narcotraffico nella città di Vieste (FG) da parte di soggetti riconducibili al “clan dei montanari”.

Tra i destinatari di tale importante misura cautelare custodiale, rilevante soprattutto in termini di ricostruzione degli interessi illeciti e dei fenomeni mafiosi riguardanti tale area geografica, da sempre al “centro” di molteplici interessi criminali nonché protagonista, negli ultimi anni, di efferati omicidi tra clan contrapposti per il controllo del territorio e, specificatamente, del narcotraffico, vi sono anche figure apicali del “clan dei montanari”, tra l’altro già detenuti in carcere per altri procedimenti.

All’atto dell’esecuzione dei provvedimenti in questione, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia, Carabinieri del ROS e del Nucleo Investigativo di Foggia hanno altresì eseguito perquisizioni nei confronti degli indagati.

Ancora una volta, Magistratura e Carabinieri, insieme, hanno dato un’importante risposta - in termini di legalità e sicurezza - sul territorio del Gargano, a tutela della collettività. L’ennesima forte testimonianza dello Stato in un’area sensibile della Nazione permeata da insidiosi fenomeni di criminalità organizzata anche di matrice mafiosa.

È importante sottolineare che il presente procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che, all’esecuzione della misura cautelare seguirà poi l’interrogatorio di garanzia e il confronto con la difesa degli indagati, la cui eventuale colpevolezza, in ordine ai reati contestati, dovrà essere accertata in sede di processo nel contraddittorio tra le parti.

Sarà online dal 13 luglio p.v. la nuova piattaforma digitale “STEP”, che consentirà di gestire, con modalità più agili ed efficaci, le istanze di accesso al Fondo di solidarietà presentate dalle vittime di estorsione e usura.

L’importante innovazione tecnologica, promossa dall’ “Ufficio del Commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura” diretto dal Prefetto Maria Grazia Nicolò, garantirà una semplificazione delle procedure e faciliterà le interlocuzioni tra gli utenti e le strutture preposte, con conseguente riduzione dei tempi per l’erogazione dei benefici economici. Consentirà, inoltre, alle prefetture di interagire, in tempo reale, con l’istante e le istituzioni coinvolte nell’articolato procedimento istruttorio.

 

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L’adozione del nuovo sistema digitale “STEP” - che si inserisce nell’ambito di un più ampio processo di digitalizzazione della Pubblica amministrazione - andrà a sostituire, per la presentazione e la gestione delle istanze, la piattaforma SANA, attualmente in uso.

“STEP” è stato realizzato con i fondi del PON “Legalità” 2014-2020 e con le risorse del “Fondo di Rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive, dell’usura e dei reati intenzionali violenti nonché agli orfani per i crimini domestici”.

La terza edizione del Festival Terre d’Acqua, il progetto culturale organizzato dalla Fondazione Re Manfredi, scalda i motori e comincia ad annunciare alcuni dei tanti premiati della due giorni in programma i prossimi 7 e 8 luglio 2023 presso Marina del Gargano a Manfredonia.

L’appuntamento, pensato e organizzato per valorizzare e riconoscere chi si è distinto a livello nazionale e internazionale portando in alto in nome della Capitanata e della Puglia, presenterà la terza edizione del premio Destination Marketing Awards e la trentesima edizione del Premio Internazionale di Cultura Re Manfredi. 

Il Re Manfredi, che celebrerà quest’anno il suo trentesimo anno di attività, ritornerà a premiare chi ha dato lustro alla nostra terra e alle sue tante potenzialità. Fra i premiati più illustri, la Fondazione Re Manfredi annuncia il premio per la legalità a Giovanni Melillo, magistrato e Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo.

Melillo, nato a Foggia, è entrato in magistratura il 29 maggio 1985 e, dopo alcuni anni in pretura, nel 1991 è entrato in procura a Napoli occupandosi delle attività criminali ad impatto ambientale (ecomafia). Dal 2001, in qualità di pubblico ministero, è stato alla Direzione nazionale antimafia. Procuratore aggiunto a Napoli dal 2009, capo di gabinetto di Andrea Orlando nell’esecutivo di Matteo Renzi, procuratore capo di Napoli dal 2017 e, da maggio 2022, procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo. Il primo presidente della Corte di Cassazione, Pietro Curzio, ha definito la sua candidatura di “particolare autorevolezza”. Melillo, infatti, è stato nominato al primo voto, senza passare per il ballottaggio, al vertice della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo.

«La presenza al Premio Re Manfredi di Giovanni Melillo, procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, è motivo di orgoglio e di attenzione nei confronti del nostro territorio», dichiara Michele De Meo, presidente della Fondazione Re Manfredi. «Melillo, figlio di questa terra, ogni giorno si batte per prevenire e sconfiggere il fenomeno mafioso. Il suo ritorno in Capitanata è un ulteriore segnale di vicinanza e di profonda attenzione della squadra Stato per le sorti della nostra terra. Il grande lavoro svolto in questi anni per arginare l’azione dalla Quarta mafia in Capitanata è uno dei tanti motivi che ha spinto la Fondazione a premiare uno dei suoi figli più impegnati nella lotta alla criminalità organizzata foggiana».

Gli altri premiati, selezionati dal comitato scientifico presieduto dal prof. Andrea Prencipe e composto da Nicola Tattoli e Rocky Malatesta, verranno comunicati nei prossimi giorni.

Il prossimo giovedì 29 giugno 2023 è in programma la cerimonia di intitolazione della VILLA COMUNALE di San Severo alla concittadina LUISA FANTASIA, vittima innocente della mafia, uccisa nella sua casa di Milano il 14 giugno 1975 a soli 32 anni.

La cerimonia, a cui sono state invitate le autorità civili e militari, avrà inizio alle ore 19,00. Saranno presenti, unitamente al Sindaco Francesco Miglio, ai componenti della Giunta Municipale ed ai Consiglieri Comunali, la figlia di Luisa Fantasia CINZIA MASCIONE, nata dal matrimonio con il brigadiere dell'Arma dei Carabinieri, Antonio Mascione e PIETRO PAOLO MASCIONE, figlio di seconde nozze del papà Antonio.

“Luisa Fantasia – dichiara il Sindaco Miglio - è annoverata nell’elenco delle Vittime della mafia ed è importante per questa Città, da anni impegnata in prima linea nella lotta contro la criminalità organizzata, al fine di dare l’ennesimo segnale importante in quella battaglia culturale contro l’anti-Stato che impegna quotidianamente tutti i cittadini di San Severo. A Luisa Fantasia dedicheremo uno dei luoghi più amati della nostra città da generazioni e generazioni di sanseveresi, da pochi mesi riaperto dopo importanti lavori che hanno restituito a San Severo un polmone verde tutto da vivere”.

Al termine della cerimonia d’intitolazione, alle ore 20,00, sempre nella Villa Comunale, è in programma un concerto che vedrà protagonisti I TRE TENORI – “IL TRIO CARUSO” – Orchestra di Fiati Città di San Severo – Direttore Antonello Ciccone.

COSA ACCADDE A LUISA FANTASIA  

Il 14 giugno 1975 a Milano, quartiere Baggio, Luisa Fantasia, nata a San Severo il 12 aprile 1943, fu barbaramente assassinata, mentre era a casa con la sua bambina Cinzia di appena 18 mesi, da due scellerati adepti della ndrangheta. Luisa era “colpevole” di essere la moglie fedele del Brigadiere dei Carabinieri Antonio Mascione, che, al tempo, stava indagando sul narcotraffico della malavita calabrese.

I due criminali non si limitarono ad uccidere, perché prima violentarono Luisa innanzi alla figlioletta di soli 18 mesi: violarono la moglie, uccisero la donna, privarono una bambina della madre.  

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