User
E’ ufficiale il programma di giovedì 1 novembre 2018, per la ricorrenza dei Fucacoste e cocce priatorje, l’evento della tradizione che illuminerà Orsara di Puglia con le fiamme di 100 falò e il bagliore di 1000 zucche lanterna. Uno dei momenti più suggestivi sarà la benedizione delle zucche dei bambini, che si svolgerà alle ore 11 nella Chiesa di San Nicola di Bari. La giornata dei grandi fuochi e delle “teste del Purgatorio” comincerà alle 10 del mattino, con l’apertura dell’Info Point in Piazza San Pietro. Alle 11, invece, cominceranno le visite guidate (info: www.comune.orsaradipuglia.fg.it). I visitatori saranno condotti alla scoperta di uno dei più antichi forni a paglia ancora attivi nel Sud, risalente al 1526, capace di sfornare le tipiche e gigantesche pagnotte orsaresi di grano duro. Proseguendo la visita guidata, si potrà ammirare l’esposizione “Architettura e Vino” di Leonardo Guidacci, nel cuore del centro storico orsarese. I visitatori, poi, potranno ammirare la Cantina del Paradiso, del cuoco Peppe Zullo, opera architettonica premiata alla Biennale di Venezia come una delle più importanti “Cattedrali italiane del vino”.
ZUCCHE ALLA FINESTRA E SUI BALCONI. C’è un concorso, quest’anno, dedicato alle migliori “zucche alla finestra”: già dal mattino, si potranno ammirare le creazioni più fantasiose dei tanti orsaresi che hanno addobbato le loro abitazioni, finestre e balconi, con il prezioso ortaggio intagliato e trasformato in lanterna.
IL LABORATORIO DELLE ZUCCHE. Alle 15.30, aprirà i battenti il Laboratorio delle Zucche. I bambini, guidati da personale qualificato, impareranno l’arte dell’intaglio. Le opere realizzate potranno partecipare al tradizionale grande concorso con l’esposizione delle creazioni più belle davanti alla monumentale Fontana dell’Angelo. Il concorso de “La zucca più bella” coinvolge ogni anno decine di donne, uomini, bambini, persone di tutte le età.
AL MIO RINTOCCO, SCATENATE LE FIAMME. Alle 19, i rintocchi della campana di San Nicola di Bari daranno il via all’accensione dei fuochi: 100 falò cominceranno contemporaneamente a scaldare l’ambiente tra fiamme e scintille. Nei pressi della Chiesa Madre e al centro della piazza del vecchio e storico municipio i due falò più grandi daranno il via alla notte più luminosa dell’anno. I Fucacoste sono la festa della luce, non delle tenebre.
LA NOTTE PIU’ LUNGA E LUMINOSA. Dopo l’accensione dei falò, le vie del centro storico saranno attraversate dagli spettacoli itineranti con i giochi di fuoco. Alle ore 20, in via delle Libertà, aprirà la “Via delle zucche”, una ‘galleria’ a cielo aperto con centinaia di lanterne antropomorfe di ogni misura, colore e fattezza. Per le strade, risuoneranno musica e ritmo della Balkan Street Band e del Laboratorio Orafolk, con danze, canti e balli popolari. In ogni angolo del paese, le famiglie orsaresi condivideranno pietanze tipiche e vino nei banchetti all’aperto: un’antichissima usanza nel segno della condivisione. Per i visitatori, ci saranno gli stand dei ristoratori con tutte le tipicità del paniere di eccellenze enogastronomiche orsaresi. Alle ore 23, il paese sarà attraversato dagli incappucciati per la processione della Confraternita delle Anime del Purgatorio”. La notte compresa tra l’1 e il 2 novembre, a Orsara di Puglia in provincia di Foggia, è il momento dei “Fucacoste e cocce priatorje” (Falò e delle teste del purgatorio). Questa è la notte dei fuochi, la notte più lunga e luminosa dell’anno. In ogni via, piazza e slargo del paese c’è un covone che arde, con scintille che ascendono al cielo.
IL PIU’ GRANDE CONTRO-HALLOWEEN D’ITALIA.
Negli ultimi 10 anni, non meno di 200mila persone sono arrivate a Orsara per scoprire tradizioni, spettacolo e sapori di questa grande ricorrenza. I Fucacoste sono stati raccontati da oltre 100 testate giornalistiche, hanno trovato spazio in dirette e servizi giornalistici della Rai e anche la BBC inglese ha dedicato spazio all’evento in un documentario sul Bel Paese. Beffarde, sorridenti, misteriose: nella notte dei falò, le anime del purgatorio sono guidate dai lumi posti all’interno delle zucche che prendono sembianze umane. In questo periodo, gli orsaresi scelgono le zucche più belle dei loro campi e le intagliano per la notte del 1° novembre.
IL QUANDO. Molti si confondono, immaginando si tratti di Halloween: niente di più sbagliato. La festa dei falò è diversa non solo nei significati e nello spirito che la caratterizzano ma anche per ciò che attiene al momento in cui si celebra: Halloween si svolge la notte del 31 ottobre, la notte dei fucacoste va in scena invece il 1° novembre. I giorni che precedono la festa sono particolarmente intensi per le famiglie orsaresi. C’è chi raccoglie la legna che alimenterà i falò, chi prepara i dolci e le pietanze tipiche per i banchetti del 1° novembre, chi raccoglie e intaglia le zucche da trasformare in lanterna.
IL SIGNIFICATO. Un tempo, nelle vie di pietra del borgo orsarese, davanti a ogni uscio di casa, si usava porre dell’olio in una bacinella piena d’acqua sormontata da un treppiede con una lampada: alla fioca luce della candela, si poteva assistere, secondo i vecchietti, alla sfilata delle anime del purgatorio. Elemento caratterizzante dei fuochi è la ginestra, un arbusto che in fiamme si volatilizza facilmente, facendo sembrare che il legame cielo-terra si compia sotto i nostri occhi. E’ convinzione che le anime dei defunti, tornando fra i vivi, facciano visita ai parenti e tornino alle dimore dove avevano vissuto, si riscaldino e continuino il loro peregrinare per tutta la notte. Secondo la credenza popolare, la zucca accesa avrebbe fatto ritrovare al defunto la casa dove era vissuto. In onore dei defunti, si consumano cibi poveri ma simbolici: il grano lesso condito col solo mosto cotto, le patate, le cipolle, le uova e le castagne cotte sotto la brace.
IL PIANO SICUREZZA. Per motivi di sicurezza, giovedì 1 novembre l’accesso ai camper sarà garantito fino alle ore 13. A causa della indisponibilità del campo sportivo per lavori in corso sulla struttura e il manto, i camper che giungeranno entro le 13 potranno trovare sistemazioni in aree alternative già allestite. Per informazioni, è possibile contattare lo 0881964013 (interno 4), responsabile info signor Antonio Parisano. Il piano sicurezza, inoltre, prevede che l’accesso alle automobili in paese sia garantito fino alle ore 16. Questo limite sarà valido per tutti, fatta eccezione per i residenti e i loro familiari che dovranno essere in possesso di un permesso da richiedere all’Ufficio URP del Comune di Orsara (responsabile signora Rosaria Frisoli). Per tutte le altre automobili, vale a dire quelle che giungeranno in paese dopo le ore 16, è stato predisposto un servizio parcheggio che ha il costo di 3 euro per auto, con aree poste a diversa distanza dal paese. Senza costi aggiuntivi, chi ne avrà bisogno potrà fruire anche del servizio navetta. Le navette accompagneranno i visitatori fin dentro il paese e, finita la manifestazione, le riaccompagneranno alle loro automobili. I tre euro, che per un’auto con 5 persone a bordo si traduce concretamente in un costo di 50 centesimi a persona, servono a fare fronte alle spese relative al servizio e al piano sicurezza.
UNA GRANDE FESTA. “Quest’anno, l’1 novembre cade di giovedì, ma prevediamo che ci saranno ugualmente migliaia di automobili che raggiungeranno il paese da ogni dove”, ha spiegato il sindaco Tommaso Lecce. “Orsara, come ogni altro paese, ha un certo spazio a disposizione in cui gli automezzi possono trovare sistemazione. Quello spazio, ovviamente, non è infinito. Per questo motivo, prevedendo l’arrivo di migliaia di persone, dobbiamo predisporre tutto nei dettagli, con la priorità assoluta per la sicurezza e per il diritto di tutti a godersi una grande festa. Ciò che accade a Orsara ogni 1 novembre non è troppo dissimile da quanto succede quando si va ad assistere a un grande concerto: l’impegno di chi organizza aspetti come la logistica, gli spazi per le auto e la sicurezza è praticamente lo stesso, necessita di risorse, di persone addette ai vari servizi e tanto lavoro prima e dopo”. L’ideale è arrivare in paese dal mattino o, al più tardi, nel primo pomeriggio. Arrivare prima nel borgo, infatti, permette un più agevole flusso e una migliore sistemazione nelle aree parcheggio per gli autoveicoli in entrata.
Non avrà iscritto il proprio nome nell'albo d'oro, della Coppa ACI Sport R5 del Campionato Italiano WRC 2018, ma è un Domenico Erbetta raggiante quello che fa rientro dall'ultimo appuntamento della serie tricolore dedicata agli specialisti dell'asfalto.
Tante erano le incognite di quest'annata, a partire del cambio di categoria che aveva visto il pilota di Manfredonia abbandonare la Peugeot 207 Super 2000 per salire sulle più evolute R5.
Con intelligenza, passo dopo passo, il portacolori di GDA Communication ha saputo maturare esperienza, prima al volante della Ford Fiesta di PR2 Sport e poi sulla Skoda Fabia di GF Racing, e con la complicità di qualche sfortuna altrui si è presentato alla trentasettesima edizione del Trofeo ACI Como con un ritardo di due lunghezze, dal leader Forato, e con la vittoria matematica nella Michelin Rally Cup, nel raggruppamento che include R5, R4 e A8.
Un 2018 che, sulla carta, doveva essere di pura transizione ha consegnato un bilancio ampiamente positivo, con il sipontino brillante protagonista in un contesto caratterizzato da eventi blasonati e da avversari di prim'ordine, palestra ideale per chi vuol crescere.
Un successo ottenuto grazie a due perfetti compagni d'avventura, alle note: Valerio Silvaggi e Matteo Magrin hanno saputo affiancare Erbetta nel migliore dei modi, facendo parte insostituibile di un ruolino di marcia ampiamente sopra le aspettative, trattandosi di esordio.
“Ci abbiamo creduto sino alla fine” – racconta Erbetta – “ed abbiamo messo il massimo impegno per cercare di stare davanti all'amico Forato, per vincere un campionato che ci vedeva partire con soli due punti di ritardo. Conoscevamo le sue indubbie qualità di pilota ma ci abbiamo provato lo stesso. Un anno di apprendistato che si è chiuso con il titolo di vice campione e con il successo nella Michelin Rally Cup come lo si può definire? Ottimo, ovvio.”
La prima giornata di gara, quella del Venerdì, vedeva Erbetta, in coppia con Silvaggi sulla Skoda Fabia di GF Racing, attestarsi alla quinta posizione di classe, mentre l'avversario diretto Forato volava al secondo posto.
Nonostante il divario fosse ampio l'alfiere della scuderia modenese non si perdeva d'animo, consapevole che la successiva frazione includeva la lunga e temuta “Val Cavargna”: proprio sulla ripetizione di questa prova Erbetta si insediava, ai piedi del podio, alle spalle di Forato ma, purtroppo, il gap era ormai incolmabile.
Al titolo di vice campione 2018, tra le R5 nel Campionato Italiano WRC, e alla netta affermazione nella Michelin Rally Cup, il sipontino aggiunge quindi il quarto posto e la decima piazza assoluta in un Trofeo ACI Como che fa calare definitivamente il sipario tricolore.
“Gara bellissima e stagione stupenda” – sottolinea Erbetta – “per la quale ringraziamo, in primis, tutti i partners che ci han sostenuto in un programma così prestigioso. Grazie a PR2 Sport ed a GF Racing per averci messo a disposizione vere vetture da corsa. Grazie a Matteo ed a Valerio, mio fratello acquisito, con il quale ho festeggiato otto anni di convivenza in gara.”
Si terrà giovedì 25 ottobre, alle ore 18.30, nella Sala conferenze della Biblioteca comunale “Ciro Angelillis” di Monte Sant’Angelo, l’incontro pubblico “Infrastrutture turistiche: condivisione delle strategie”. L’Amministrazione comunale invita al confronto i cittadini, le associazioni, gli operatori turistico-commerciali.
L’incontro diventa un momento di confronto e condivisione delle strategie in vista della candidatura di un progetto da parte del Comune di Monte Sant’Angelo nell’ambito dell’Avviso pubblico della Regione Puglia “Selezione di interventi strategici per la fruizione di aree ed infrastrutture, finalizzati prioritariamente al miglioramento delle qualità dei sistemi e dei servizi di accoglienza nel settore turistico”, Patto per la Puglia – FSC 2014-2020; Settore prioritario “Turismo, cultura e valorizzazione delle risorse naturali”; Intervento strategico “Interventi per le attività di promozione e di infrastrutturazione turistica e valorizzazione dei beni demaniali”.
Interverranno:
Arch. Giampiero BISCEGLIA _ Comune di Monte Sant’Angelo, Settore Gestione del territorio
Arch. Michele SGOBBA _ Finepro s.r.l. - Redazione della proposta da candidare
Mariligia CIUFFREDA _ Presidente Commissione Consiliare Pianificazione territoriale
Rosa PALOMBA _ Assessore al turismo
Michele FUSILLI _ Vicesindaco e Assessore ai Lavori Pubblici e Urbanistica
Pierpaolo d’ARIENZO _ Sindaco
“Il 18 giungo scorso in occasione della consegna dei nuovi alloggi a canone calmierato a Foggia, ho parlato con la signora Giulia che mi ha raccontato la grave situazione abitativa in cui la sua ed altre famiglie si trovano da molti anni. In particolare questi nuclei vivono all’interno di containers. Da quel momento mi sono immediatamente attivato, ho chiesto all’amministratore unico di Arca Capitanata Donato Pascarella di conoscere quante famiglie abitano nei containers e di procedere all’elaborazione di un Piano Casa per Foggia a supporto del Comune che è l’ente competente a farlo”. Lo dichiara il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano con riferimento alla vicenda delle famiglie che da anni vivono all’interno di container. Com’e noto, l’assegnazione delle case popolari ai cittadini è di esclusiva competenza del Comune. La Regione Puglia ha invece il compito di finanziare la costruzione di case popolari e, attraverso l’Agenzia regionale per la casa e l’abitare Arca, di costruirle. L’Arca Capitanata, a seguito della richiesta del presidente Emiliano, pur fuori dalla sua competenza e dalla competenza della Regione, ha sollecitato il Comune di Foggia a raccogliere e trasmettere i dati relativi alle famiglie residenti nei containers. Dati che sono stati acquisiti il 7 agosto 2018. Da questa ricognizione emerge attualmente che i nuclei familiari interessati sono 84, di cui 34 abitanti in campo degli Ulivi e 50 in via San Severo.
L’Arca Capitanata ha colto l’occasione per effettuare con il Comune di Foggia una ricognizione più ampia di tutte le situazioni di emergenza abitativa e di degrado sociale abitativo esistenti sul territorio cittadino. Questo passaggio è infatti fondamentale e propedeutico alla stesura del cosiddetto Piano Casa. Com’è noto anche l’elaborazione del Piano Casa è di competenza del Comune. Il Comune di Foggia ne è attualmente sprovvisto ed e per tale ragione che il presidente Emiliano ha chiesto ad Arca Capitanata di offrire tutto il supporto tecnico al Comune di Foggia per la sua stesura. Si aggiunga a questo che ad oggi il Comune di Foggia non ha ancora proceduto all’approvazione della nuova graduatoria degli aventi diritto agli alloggi di edilizia popolare. Avere una graduatoria aggiornata è un elemento fondamentale per giungere a un Piano Casa coerente alle reali esigenze del territorio. L’Arca Capitanata, dopo ampia e tempestiva istruttoria, ha già redatto una bozza di Piano Casa che il Presidente Emiliano è pronto a sottoporre al Sindaco Landella. Perché solo avendo un Piano Casa cittadino si può giungere a una programmazione mirata degli interventi. L’Arca Capitanata sta procedendo infatti alla costruzione di 152 nuovi alloggi popolari, che necessiteranno della graduatoria del Comune per l’assegnazione.
La consegna è prevista tra la fine del 2018 e il 2019. A questi vanno aggiunti ulteriori 112 alloggi da costruire in via Lucera, già programmati, al posto delle attuali case abusive. E i 45 alloggi di Ordona Sud, 32 già consegnati lo scorso giugno e gli altri 13 che verranno consegnati entro dicembre 2018. “L’impegno della Regione Puglia in sinergia con Arca Capitanata è totale - conclude il presidente Emiliano - anche andando oltre le nostre competenze. Siamo al fianco del Comune per affrontare i problemi e risolverli uno ad uno. Io posso portare l’esperienza fatta da sindaco di Bari: ci dotammo di un Piano Casa che ha rivoluzionato l’edilizia popolare del capoluogo, abbiamo realizzato oltre 3000 alloggi di housing sociale in dieci anni, dando un nuovo volto ad interi quartieri e migliorando la vita di cinquemila famiglie. Con la stessa determinazione lavoriamo oggi per Foggia e per tutte le altre città della Puglia. In questo ambito la Regione Puglia sta anche rivisitando ed attualizzando tutte le decine di accordi di programma in variante al PRG proposti negli anni dal Comune di Foggia alla Regione Puglia contenenti elementi di housing sociale al fine di verificare quali siano ancora attuali per i privati richiedenti e sostenuto da un reale interesse pubblico”.
Un fine settimana da ricordare per la Nebrosport, quello vissuto tra il 20 e 21 ottobre 2018 alla seconda edizione dello Slalom dell’Etna. Sei su sei per i portacolori rossoblù, entrati rispettivamente nelle top 3 delle proprie classi di appartenenza.
Gara super per Francesco Di Stefano, vincitore della classe RS 1.6 al volante di Peugeot 106 Rally, secondo di gruppo Racing Start e 52esimo assoluto.
Primato sfiorato di un soffio per Calogero Vitanza, che conclude il suo Slalom al secondo posto della N1400 a bordo di Peugeot 106 Rally.
Coppa conquistata anche per Enrico Falsetti che, con la sua Peugeot 106 Rally, si posiziona sul terzo gradino del podio della classe N1600, quarto di gruppo e 39esimo assoluto.
Vittoria convincente anche quella di Andrea Adamo alla guida di Renault R5 GT Turbo, che non lascia scampo in classe S7 e conclude la gara al 27esimo posto della classifica generale.
A seguire, la bella prova di Tullio Danzì che con la sua Fiat Uno Turbo raggiunge la seconda posizione della S7 e conclude la prestazione personale al 40esimo piazzamento assoluto.
Performance d’autore anche per la Peugeot 106 di Antonello Foti, che sfiora solamente la vittoria della E1 1600, raggiungendo quindi la seconda posizione di classe, il quarto posto di gruppo ed il 18esimo della classifica generale, entrando così in top 20.
Per il maltempo rinviata a data da desinarsi l’inaugurazione del primo stralcio della tangenziale est di San Severo.
A causa delle avverse condizioni atmosferiche è stata rinviata a data da destinarsi la cerimonia di inaugurazione del primo stralcio della tangenziale est di San Severo, inizialmente prevista per questa mattina.
La nuova data sarà comunicata nei prossimi giorni.
Tempo fa, numerosi cittadini della Frazione Macchia hanno denunciato pubblicamente lo sversamento di liquami dai depuratori di Monte Sant’Angelo nei Valloni che attraversano Macchia, con conseguenze prevedibilmente nefaste per i terreni, le persone e l’ambiente in genere. Sono passati mesi da allora e, nonostante l’Amministrazione Comunale di Monte Sant’Angelo sia stata chiamata ad intervenire obbligando Acquedotto Pugliese a trovare una soluzione a questa situazione, nulla è cambiato. Lo sversamento di liquami si verifica soprattutto durante i giorni di pioggia, quando evidentemente le vasche dei depuratori traboccano per l’eccessiva presenza di liquami in genere e di acqua piovana; grave, invece, sarebbe se lo sversamento è voluto, cioè se sia Acquedotto Pugliese ad autorizzare l’apertura delle paratie durante le piogge, pensando che nessuno possa accorgersi di quanto accade.
di Michele Eugenio Di Carlo
Quando nel 1991 il Centro di Cultura «Niccolò Cimaglia» decise di pubblicare il Quaderno n. 8, «I Cimaglia del 700»[1], l'intento dichiarato era quello di trarre dall'oblio i brillanti membri della famiglia Cimaglia: i fratelli Niccolò e Orazio, e i figli di quest'ultimo, Natale Maria, Domenico, Vincenzo.
In realtà Niccolò non era stato affatto trascurato, anche perché celebrato quale vescovo della diocesi di Vieste da Vincenzo Giuliani[2], suo concittadino e contemporaneo.
Niccolò Cimaglia era nato a Vieste nel marzo del 1712 da Natale e Geronima Chionchio. Una famiglia, quella dei Cimaglia, che lo storico garganico Tommaso Nardella fa risalire al 1422, quando Alfonso d'Aragona conquistò il Regno di Napoli, portandosi al seguito Pedro Cimaglia, il quale «si stabilì a Foggia con l'incarico reale di primo "credenziere della mena delle Pecore", dando inizio ad un rapporto dei Cimaglia con la Regia Dogana di Foggia che diventerà secolare. In seguito, un pronipote di Pedro, Liguoro Cimaglia, si imparenterà con la famiglia dei baroni De Gennaro, titolari dei feudi di Boiano e di Bagnoli. Prima di ricomparire a Vieste nel Settecento, Nardella rileva l'esistenza di un Guglielmo Cimaglia, tra il 1521 e il 1526, al servizio di Carlo V nell'organizzazione e direzione dell'esercito, date «le sue indubbie doti militari»[3].
Niccolò, a 15 anni, sarebbe entrato nell'ordine dei Celestini. Compiuto il noviziato e ultimati gli studi, ventitreenne, fu ordinato sacerdote a Napoli, dove tra illustri letterati venne «destinato a leggere filosofia nel monasterio di S. Pietro a Majella», prima di tornare a Roma in qualità di lettore di teologia al monastero di S. Eusebio.
Stimatissimo dal Papa, lascia Roma, la corte papale, le amicizie influenti e le conoscenze altolocate, l'ambiente dotto e cattedratico, per la diocesi di Vieste. Il popolo di Vieste, dopo aver sofferto dal 1729 l'abbandono della sede da parte del vescovo Niccolò Preti Castriota, lo accoglie con inusitata esultanza, «espressa in elegante latino dal Canonico don Cesare Basciani, che ebbe l'onore di pronunziare il discorso di saluto nella Cattedrale»[4]. Basciani era, peraltro, lo zio del Dottor Vincenzo Giuliani, l'autore delle “Memorie storiche”[5].
Giuliani, nelle sue “Memorie” non si soffermerà sull'eminente figura del Papa di quei tempi, non potendo prevedere, né immaginare, la fama mondiale che il futuro avrebbe lui riservato.
Non un Papa banale e ordinario Benedetto XIV, al secolo Prospero Lambertini, bolognese dalla proverbiale cordialità. Alla morte di Clemente XII, avvenuta nel 1740, il cardinale Lambertini si era proposto con parole semplici ad un conclave che, perdurante da sei mesi, dettava scandalo: «Volete un buon uomo? eleggete me».
È unanimemente riconosciuto come il cardinale Roncalli del Settecento. Sempre tra la gente dei quartieri popolari di Roma, come un semplice parroco, si accerta direttamente delle precarie condizioni sociali delle classi subalterne e giunge, in pieno clima feudale, a concedere con un 'enciclica ai contadini poveri la spigolatura su tutti i terreni dello stato della Chiesa, fissando un'ammenda di 30 scudi contro i proprietari recalcitranti..
«A Benedetto non sfuggiva il fatto che con l'assolutismo dei sovrani si affermava sempre più il principio della religione di Stato, mentre col diffondersi dell'illuminismo il cristianesimo stesso rischiava una crisi di esistenza in un mondo sempre più laico [...] è lecito il sospetto […] che nel profondo del suo animo Benedetto fosse convinto di liquidare col tempo in gran parte il potere temporale della Chiesa… »[6].
Un Papa, la cui imponente e, – per certi aspetti –, ingombrante cultura, testimoniata da scritti e bolle, va oltre i limiti angusti dei suoi tempi. Una meteora, un fugace splendore che si ripresenterà dopo più di duecento anni con Giovanni XXIII.
E il vescovo Cimaglia, rispettato, ammirato, tenuto in alta considerazione da una personalità così rilevante e autorevole, illustre nei secoli a venire, non sarà da meno e corrisponderà in pieno alle aspettative papali.
Da Giuliani nulla trapela che vada oltre l'attività curiale e vescovile, se non che «fiorì a' tempi di monsignor Cimaglia la Montagna dell'Angelo in vari illustri soggetti. Don Celestino Galiano, celebre nel mondo letterario e politico, nato nella terra di S. Giovanni Rotondo, arcivescovo di Taranto, indi di Tessalonica, cappellano maggiore e ministro plenipotenziario del Re»[7].
Uno spunto utilizzato da Pasquale Soccio, nel tentativo di collegare possibili quanto probabili idee, pensieri, convergenze culturali tra Galiani e Cimaglia, nota l'analogia nelle carriere dei due, entrambi celestini e docenti al Sant'Eusebio in Roma, uno dei principali centri italiani di diffusione dei “Principia” di Isacco Newton, dove già nel secondo decennio del Settecento si erano cimentati su arditi testi newtoniani e cartesiani gruppi di studiosi, tra i quali lo stesso Celestino Galiani, che aveva analizzato con sempre maggiore interesse i principi fisici del sistema copernicano. Non senza l'attenzione inquisitoria del Sant'Ufficio, tanto che Galiani dovette discolparsi dall'accusa di deismo newtoniano.
Chiaramente Soccio, insoddisfatto e ansioso di saperne di più, finisce per chiedersi: «Possibile, dunque, che non ci sia stato uno scambio di vedute tra i due docenti garganici Galiani e Cimaglia sia per dissenso o per consenso? Dal Giuliani nulla emerge, ma l'interrogativo rimane, soprattutto pensando agli ardimenti e relative inchieste subite da Celestino Galiani»[8].
E l'interrogativo, nonché l'ansia di conoscere, non può che riproporsi più forte, perché nel 1759 sorge a Vico del Gargano l'Accademia degli Eccitati, in pieno clima illuministico. E non ci si può non interrogarsi su quali rapporti esistettero tra il vescovo Cimaglia e personaggi di calibro di Domenico Arcaroli (futuro e ultimo vescovo della diocesi di Vieste) e di Michelangelo Manicone, che «lontani dalla seicentesca atletica penitenziale, tenuta invece viva dalle confraternite laiche, interpretano così la medesima temperie riformistica creata da Celestino Galiani, dall'arciprete canosino Domenico Forges Davanzati, dall'arcivescovo di Taranto Giuseppe Capecelatro o dall'arcidiacono Luca De Samuele Cagnazzi»[9].
Non fosse altro per intendere pienamente quali influenze culturali il vescovo Cimaglia abbia trasmesso ai nipoti: Natale Maria, Domenico Maria, Vincenzo, illustri ai loro tempi benché dopo coperti dalla coltre dell'oblio.
E' stato il presidente del Centro di Cultura, Giacomo Aliota, a interpretare il sinuoso, perché imprevedibile e inaspettato, percorso da cui nasce l'idea di rendere i giusti meriti ai Cimaglia del Settecento, riportandone azioni, opere, scritti, alla meritata e indiscussa rilevanza con l'intima soddisfazione di chi lavora al recupero della memoria storica del contesto in cui vive: «Anche questa opera è frutto del convegno su Uria garganica, organizzato a Vieste dal «Centro» e dall'Università di Lecce il 1987, che così profondamente ha inciso nella storia di queste nostre contrade [...] Fu in quella occasione che il presidente del convegno, lo stesso Pasquale Soccio [...] ci passò la tesi di laurea di Anna Maria Acquafredda su Vincenzo Cimaglia, un illustre figlio di Vieste, qui ignoto, ma non ignoto a suo tempo in Europa»[10].
Lo stesso Soccio ricorda l'episodio, non tralasciando di esprimere con toni taglienti, da intellettuale eccelso qual era, le reazioni degli studiosi presenti: «Quasi totale fu la sorpresa non per la tesi, ma per la scarsissima conoscenza di un “tal Vincenzo Cimaglia”. Molti, abbozzando un manzoniano “chi era costui?”, ostentavano un disprezzo quale difesa preventiva della propria ignoranza»[11].
Così, finalmente, i Cimaglia del Settecento, affrescati dalla penna sapiente di Pasquale Soccio, sono riemersi dalle tenebre alle quali erano stati consegnati da quel «meccanismo perverso» per cui una comunità civile, più spesso di quanto sembri, dimentica l'essenza stessa del suo essere nel divenire.
Questo testo, La Capitanata al crepuscolo del Settecento, tratterà in particolare delle proposte “eversive” sul mondo pastorale di Capitanata e della grande personalità di Domenico Maria Cimaglia.
Tratto dal testo "LA CAPITANATA AL CREPUSCOLO DEL SETTECENTO", disponibile a Vieste in libreria ed edicole. Su AMAZON con disponibilità immediata: https://www.amazon.it/dp/1724167871/ref=cm_sw_r_fa_dp_U_3RBUBbG11RD78
[1] AA.VV., I Cimaglia del 700 , Centro di Cultura «N. Cimaglia» di Vieste, Foggia 1991.
[2] GIULIANI Vincenzo (Vieste 1734 - Vieste 1799), medico, studioso, fu l'autore delle Memorie storiche, politiche, ecclesiastiche della città di Vieste, pubblicate in prima edizione a Napoli nel 1768, prima e unica fonte sistematica e documentata delle antichità della città di Vieste.
[3] T. NARDELLA, Natale Maria Cimaglia: un illuminista garganico tardo settecentesco, in appendice Apuliae, et Dauniae veteris geographia, San Marco in Lamis, QS, 2010; ora in Le Terre della Dogana: opere e saggi, a cura di Antonio Motta, San Marco in Lamis, Quaderni del Sud, 2011, p. 1243.
[5] Ibidem.
[6] C. RENDINA, I Papi - Storia e segreti, vol. II, Roma, ed. Newton § Compton, 2005, pp. 731-732.
[7] Ivi , p. 200.
[8] P. SOCCIO, I Cimaglia nel Settecento - I due volti del Gargano (erbe e uomini: realtà e simboli), in AA.VV., I Cimaglia del 700 , Centro di Cultura «N. Cimaglia», Foggia, 1991, p. 18.
[9] F. FIORENTINO, L'accademia degli eccitati viciensi nel 1700, in Gargano antico e nuovo, Manfredonia, Edizioni del Golfo, 1989, pp. 31-34.
[10] G. ALIOTA, Presentazione, in AA.VV. I Cimaglia del 700, cit., pp. 6-7.
[11] P. SOCCIO, I Cimaglia nel Settecento - I due volti del Gargano (erbe e uomini: realtà e simboli), in AA.VV., I Cimaglia del 700, cit., p. 29
Bormio (SO), 21 ottobre 2018. Due giornate di gara intense e ad alte prestazioni hanno consentito a Lucio Da Zanche di firmare il 2° Rally storico ACI Como, riservato alle “classic car” nel contesto del 36° Trofeo valido per il Tricolore WRC, concedendo il bis dopo il successo dello scorso anno. Stavolta il campione valtellinese ha dominato al volante della Porsche 911 gruppo B gommata Pirelli, preparata dal team Pentacar e griffata Sanremo Games, con la quale ha conquistato a sua volta la seconda vittoria, dopo quella al Sanremo, e il quarto podio nei cinque rally disputati in stagione. Da Zanche è salito sul gradino più alto insieme al fido navigatore Daniele De Luis, con l'equipaggio lombardo che contemporaneamente si è aggiudicato anche il Memorial Giulio Oberti, dedicato all'indimenticato co-driver con il quale il pilota tre volte campione italiano conquistò pure il titolo europeo nell'ottobre 2014. Sulla Porsche del team di Colico Da Zanche aveva preso il comando fin dal primo scratch del rally comasco, poi alcune vicissitudine lo hanno costretto alla rimonta, puntualmente arrivata a coronamento di un ruolino di marcia che vanta 8 vittorie sulle 10 prove speciali disputate in totale.
Dando ora appuntamento allo stand del team Pentacar in occasione di Auto e moto d'epoca dal 25 al 28 ottobre alla Fiera di Padova, Da Zanche commenta così dopo la vittoria di Como: “Abbiamo disputato una grande gara. Nonostante alcune penalty ci abbiano rallentato a causa di vicissitudini che a loro volta ci hanno fatto perdere tempo prezioso, abbiamo rimontato e vinto con un margine importante. Una prova da 'coltello tra i denti' dopo i problemi patiti al cambio, quando il team è stato eccezionale nel sostituirlo, a un ammortizzatore e per una foratura. Siamo contenti e ci voleva anche per tenere il morale alto, oltre che naturalmente nel ricordo di Giulio Oberti, che abbiamo onorato al meglio”.
Foto Massimo Bettiol