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Redazione

Redazione

Con la regia del GAL Daunia Rurale 2020, l’Alto Tavoliere fa squadra e ambisce ad ottenere il riconoscimento. Entro trenta giorni la risposta della Regione.

È stata inoltrata in Regione Puglia la candidatura del Distretto del Cibo della Daunia Rurale. Un progetto ambizioso che ha raccolto l’adesione di 83 soggetti di cui 69 imprese, tra cui prevalgono quelle agricole (coltivazione di cereali, uva e olio) e quelle di trasformazione agroalimentare (vino e spumante, olio, conserve, pasta, ortaggi, insaccati e carni), e 14 attori istituzionali e sociali. Un risultato che premia il processo di aggregazione avviato dal GAL Daunia Rurale 2020, ente capofila del progetto che intende qualificare l’intero comparto agroalimentare dell’Alto Tavoliere.

Siamo molto contenti della fiducia ricevuta – spiega la Presidente Paki Attanasio- che ci auguriamo continui ad esserci anche nei prossimi step che ci vedranno lavorare fianco a fianco.  I tempi sono stati serrati, ma nonostante questo la risposta è stata sorprendente. Non è facile mettere insieme 83 realtà di un territorio complesso come il nostro. Eppure aziende, associazioni ed istituzioni di vario livello ci hanno creduto, partecipando attivamente ad un percorso che ci ha messo più volte a confronto, creando un clima di entusiasmo e sinergia.  Mai come in questo momento storico occorre investire in fiducia e coraggio, fattori indispensabili per costruire un futuro di rinascita che vedrà protagonisti i nostri figli. In questa fase di transizione è doveroso essere pronti, coesi e compatti per cogliere tutte le opportunità che ci vengono offerte’.

La proposta del Distretto parte dalla considerazione che l’Alto Tavoliere, dalla forte vocazione agricola, necessiti di un nuovo modello di sviluppo territoriale che facendo leva sulla coesione e l’inclusione sociale, elementi di forte criticità, sia in grado di agire da volano per lo sviluppo dell’intero territorio.

Ci auguriamo che il nostro Distretto si aggiunga presto agli altri già riconosciuti dalla Regione Puglia, ai sensi della legge del n.23 del 3 agosto 2007, aggiunge il direttore del GAL Daunia Rurale 2020 Dante de Lallo. Entro un mese la Regione si pronuncerà sull’ammissibilità della proposta e in caso di esito positivo l’aggregazione di imprese lavorerà alla redazione del piano operativo. Soltanto l’approvazione finale sancirà dunque la nascita di un nuovo distretto del comparto agroalimentare, principale obiettivo strategico del GAL. Se la Regione dovesse dare il via libera, la stessa provvederà, a chiusura dell’iter procedurale, ad iscrivere il nuovo organismo nel registro nazionale dei distretti del cibo, ai sensi della legge n. 205 del 27 dicembre 2017, obiettivo principale e finale dell’operazione.”

A distanza di una settimana dall’esordio de “Le indagini di Lolita Lobosco”, la serie televisiva che va in onda su Rai 1 la domenica sera, si è potuto davvero riscoprire il valore dell’appartenenza delle persone a una terra unica, la Puglia.

Si può dire tranquillamente che è una serie mirabile, a prescindere dalla collocazione territoriale, che sia barese o foggiana, brindisina, leccese o tarantina. Qui va assolutamente riposta qualsiasi forma di referenzialità, dando spazio a quella regionale.

Con questa serie ci si sente davvero pugliesi, riscoprendo la propria originalità, il proprio orgoglio di essere pugliese.

I numeri di audience danno ragione alla serie televisiva, agli autori, agli interpreti, a chi ha creduto in un progetto televisivo in una terra che da anni sta investendo nel settore cinematografico. 

La RAI ha voluto ripetere l’esperimento di proporre serie poliziesche con venature divertenti, dove i protagonisti diventano autoctoni. Lo ha fatto con la serie “Imma Tataranni, Sostituto Procuratore”, ridando luce e splendore a una Matera, già lucente come Capitale della Cultura 2019,  che si ricorda solo per i Sassi, ed invece ha tanto da mostrare.

Analogie che in comune hanno il Mezzogiorno d’Italia, dove Napoli fa da capostipite per le numerose serie prodotte: una tra tante l’ultima in onda de “Il Commissario Ricciardi”, noir di altri tempi, avvincente, riflessivo. 

“Le indagini di Lolita Lobosco” è ambientata a Bari, con puntatine a Monopoli e aree dell’entroterra intorno alla città, dove è espressa tutta la “baresità” di una donna combattuta col suo passato, che ritorna anche per sconfiggerlo, oltre che capirlo.

Immagini di una città preponderante murattiana, tra i vicoli di Bari Vecchia e le sue orecchiette, meglio conosciute come strascinati, dove le donne si mostrano con la parannanza , col tavoliere colmo di pasta fresca e pomodori seccati al sole, banchi di pesce appena pescato e fiori sui muri bianchi. Usanze centenarie di tradizioni che neanche le più recenti leggi alimentari hanno sostituito al fascino locale.

C’è chi parla di pronuncia accentuata di Luisa Ranieri: forse, ma le movenze son quelle, della donna barese, che con un “meh” e lo sguardo dice e risponde a tutto.  La sua interpretazione è strepitosa, simbioticamente al luogo.

Bari vista dall’alto, uno spettacolo nello spettacolo, di un lungomare infinito, di un centro storico candido ed etnico. Quella Bianchina, rossa e bianca, parcheggiata innanzi alla basilica di San Nicola rafforza la storicità del luogo, di per se rappresentata dal Petruzzelli e i tetti bianchi di Largo Abate Elia. Scene del comun vivere, come mangiare un panino seduta sul muretto del lungomare, sono le peculiarità che contraddistinguono l’odierno vivere, pertanto il far quotidiano.

L’Apulia Film Commision ancora una vota, ha sfornato un prodotto eccellente. La Regione Puglia c’ha creduto e ha fatto bene, pure concedendo alcune sue sale per alcune riprese, come la ricostruzione del set dell’ospedale.

Le musiche, strepitose, grintose, cariche di energia.

La regionalità vince e ci proietta verso nuove sfide per altre produzioni, dove lo spettacolo fa pandan con la cultura, con la storia.

Regionalità la parola vincente, aprirsi al territorio nella sua completezza di una regione che ha tutto: mare, monti, boschi, spianure e sassi, microclimi e anfratti. La Puglia è tutto questo, dal Gargano e dai Monti Dauni fino all’estrema punta di Santa Maria di Leuca.

Regionalità dev’essere l’incipit che deve accompagnarci e farci contraddistinguere, senza star lì a circoscrivere territori e appartenenze.

Siate pugliesi perché siamo pugliesi!

La migliore occasione per celebrare la Giornata delle Malattie Rare del 28 febbraio è stato il riconoscimento assegnato alla nostra giovane concittadina Maria Marchese, già affermata ricercatrice. Estremamente orgogliosi del suo lavoro e dei suoi traguardi, le rivolgiamo il nostro saluto affettuoso e i migliori auguri per la sua eccellente ricerca scientifica”: è così che il sindaco di Castelluccio Valmaggiore Rocco Grilli e l’amministrazione comunale salutano la biologa castelluccese vincitrice del bando di concorso 2020 per la ricerca sulle malattie genetiche rare, selezionata dalla Fondazione Telethon.

Stiamo vivendo un periodo storico di grande difficoltà e mai come in questo momento sono fondamentali per tutti noi figure professionali come quella di Maria. – prosegue il primo cittadino - Impegno, lavoro e sacrificio sono le doti essenziali, grazie alle quali si è avviata ad un percorso professionale ed umano che fa onore a tutta la nostra comunità. Dietro i grandi traguardi della ricerca ci sono persone come Maria”.

Il progetto di ricerca coordinato dalla Marchese in Toscana, presso l’IRCCS Fondazione Stella Maris di Calambrone (Pisa), ha ottenuto fondi per un totale di circa 200 mila euro. La ricercatrice è risultata vincitrice del Telethon Carrier Award, con cui quest’anno si finanzierà la carriera scientifica di giovani ricercatori, impegnati in progetti innovativi nel campo delle malattie genetiche rare.

Maria Marchese è stata anche protagonista di un evento virtuale a cura della Fondazione Telethon, proprio per raccontare i nuovi progetti di ricerca selezionati con il  consueto bando. “Si tratta di una forma nuova di finanziamento Telethon - ha detto – che dà modo di partecipare a questo prestigioso bando anche a professionisti più giovani. Ringrazio Telethon per avermi dato questa opportunità”.

Nata a Foggia nel 1986, Maria Marchese si è laureata in Biologia Cellulare e Molecolare presso l’Università degli studi di Bari. Successivamente ha conseguito il Dottorato di ricerca in Neuroscienze presso l’Università di Pisa, durante il quale ha svolto un anno all’estero presso la University of California di San Francisco (USA). Attualmente svolge la sua attività di ricerca presso il Laboratorio di Medicina Molecolare e Neurobiologia dell’IRCCS Fondazione Stella Maris di Pisa, dove studia i meccanismi molecolari e cellulari di malattie neurologiche rare ed ancora incurabili, come le ceroidolipofuscinosi neuronali, allo scopo di testare e identificare nuove molecole terapeutiche.

Trasportata dalla Calabria con un velivolo Falcon 900 del 31° Stormo, la piccola è stata ricoverata presso l’ospedale Bambino Gesù di Roma.                              

Si è da poco conclusa la missione del Falcon 900 del 31° Stormo dell'Aeronautica Militare che ha trasportato, all'interno di una culla termica, una neonata di appena cinque giorni in imminente pericolo di vita. Il trasporto, avvenuto con la massima urgenza dall’Ospedale Civile di Catanzaro, si è concluso con il ricovero della piccolissima paziente presso l'Ospedale Bambino Gesù di Roma.

Il Falcon 900, uno degli assetti che l'Aeronautica Militare tiene in prontezza operativa ogni giorno, 24 ore su 24, per prestare soccorso alla collettività, è decollato dall'aeroporto di Ciampino per imbarcare la piccola paziente a Lamezia Terme, insieme ad un'equipe medica che ne ha assicurato l’assistenza durante il volo.

Ripartito dall’aeroporto calabrese, l'aereo è poi atterrato a Ciampino nel pomeriggio dove la piccola è stata immediatamente trasferita in ospedale.

Il volo sanitario è stato attivato, su richiesta della Prefettura di Catanzaro, dalla Sala Situazioni di Vertice del Comando della Squadra Aerea, la sala operativa dell'Aeronautica Militare che si occupa, tra l'altro, del coordinamento di questo genere di attività a favore della popolazione civile su tutto il territorio nazionale.

Attraverso i suoi Reparti di Volo, l'Aeronautica Militare mette a disposizione mezzi ed equipaggi pronti a decollare in qualunque momento e in grado di operare in qualsiasi condizione meteorologica per assicurare il trasporto urgente non solo di persone in imminente pericolo di vita, come accaduto oggi, ma anche di organi ed equipe mediche per trapianti. Sono centinaia ogni anno le ore di volo effettuate per questo genere di interventi dagli aerei del 31° Stormo di Ciampino, del 14° Stormo di Pratica di Mare e della 46a Brigata Aerea di Pisa.

Premessa Redazione: Un luogo dove i giovani artisti senza alcun obbligo oneroso potrebbero esporre la loro arte, comunicare la loro creatività. Che sia da monito all’Amministrazione comunale di Foggia.

Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, la mattina del 27 febbraio 2021 ha partecipat  in videoconferenza all’inaugurazione della nuova Pinacoteca e Community library “La 9Cento Libri ad Arte”. La Regione ha stanziato 120 milioni di euro (POR Puglia 2014/2020 Azione 6.7) per realizzare 129 biblioteche di comunità in tutta la Puglia.

La Community Library di Foggia - i cui lavori durati 2 anni e 3 mesi sono costati circa 1 milione 190mila euro - nasce con la mission di essere luogo di rilancio ed educazione alla cultura. 

“Credo in questo luogo dedicato alla bellezza, all’istruzione e alla creazione dell’autostima - ha detto il presidente Emiliano – penso che questo sia un modo per utilizzare bene il danaro pubblico. Mi auguro che leggendo i capolavori della letteratura internazionale, guardando le opere d’arte dei pittori, che sono lì esposti, i foggiani e i pugliesi imparino a volersi bene, a stimarsi. A comportarsi bene perché attraverso questa strada si arriva alla felicità, la vita migliore è la vita onesta”.

Parlando di cultura della legalità il presidente Emiliano si è soffermato sulla vicenda di Francesco Traiano, il tabaccaio 38enne ucciso durante una rapina avvenuta nel suo locale, che ha portato all’arresto due giorni fa di cinque giovani tra cui un 17enne.

“La vita onesta è bella – ha aggiunto il presidente - perché sei amato e rispettato, perché quando hai bisogno ti aiutano e soprattutto perché non devi dormire la notte con il pericolo che ti venga a prendere la polizia, come è successo ai presunti autori di questo evento delittuoso. Ho visto le immagini dei cittadini che esultavano al passaggio delle macchine della polizia per gli avvenuti arresti. E mi sono commosso. Perché spesso i servitori dello Stato non hanno questo privilegio di avere sempre la popolazione al fianco con le braccia alzate, consapevole dei rischi e della fatica necessaria per fare il proprio dovere. Fare il proprio dovere è una fatica terribile in ogni luogo. Può essere un piccolo ufficio, può essere la strada, può essere un negozio di caffetteria, dove per lavorare e far campare la propria famiglia qualcuno rischia di perdere la vita, la salute. Lo Stato non si vendica quando arresta i responsabili, ma accerta la verità e fa giustizia, per quello che è umanamente possibile, perché purtroppo non potremo restituire Francesco ai suoi cari. Foggia lo dovrà piangere, lo dovremo ricordare, ci dovremo costituite parte Civile nei processi, tutte cose che avremmo voluto evitare. Avremmo voluto vivere diversamente con lui, con la sua famiglia e con la sua città. Una città meravigliosa che io ho imparato ad amare facendo il presidente della Regione. È una città sincera, Foggia, non te le manda a dire quando c’è qualche cosa che non va. 

Pinacoteca Foggia feb2021 02

Noi siamo gente semplice, sappiamo benissimo le cose che dobbiamo fare, come le dobbiamo fare e quando le dobbiamo fare”.

Per Emiliano l’investimento in cultura riveste un enorme valore sociale, questa è la ragione che ha spinto la Regione a portare il Medimex anche a Foggia e a credere in progetti come le Community library, che a Foggia fanno rete con scuola, università, Comune, polo biblio museale, biblioteca Magna Capitana, museo civico, pinacoteca. E in progetti come Street art, Musei raccontano la Puglia, Cartapulia, Radici e ali, Piiil cultura, che rientrano nella più ampia strategia regionale “Smart in”.

“La cultura – ha concluso Emiliano - rende l’animo umano più disponibile a guardare le cose positive, a farsi anche convincere dalle istituzioni, che non sono perfette ovviamente e che però si sforzano in tutti i modi di dare una possibilità, una opportunità diversa. Il luogo che oggi inauguriamo è bellissimo. Ho sentito in sottofondo qualcuno paragonarlo a un angolo di Milano, io invece vorrei che a Milano dicessero di un luogo come questo che sembra un angolo di Foggia, perché tanti foggiani, tanti pugliesi hanno fatto grande la città di Milano e lo hanno fatto col sacrificio, con il lavoro, con lo studio, siamo tantissimi, un numero enorme”.

All’inaugurazione sono intervenuti il sindaco di Foggia Franco Landella, l’assessore comunale alla Cultura Anna Paola Giuliani e la dirigente regionale Sezione valorizzazione territoriale Silvia Pellegrini.

Regione Puglia e Acquedotto Pugliese concentrano sulla provincia di Foggia 88 milioni di euro fino al 2023: un articolato piano di interventi che potenzia il servizio idrico integrato nella Capitanata, dando seguito agli interventi già realizzati sul territorio. Se ne è parlato stamattina a Monte Sant’Angelo, dove si sono già conclusi i lavori sul depuratore, e si sta realizzando il risanamento delle reti, il potenziamento del serbatoio e dell’adduzione all’abitato.

Subito dopo un sopralluogo del rinnovato e potenziato depuratore a servizio del centro abitato, la strategia è stata illustrata nel corso della conferenza online organizzata nella Biblioteca comunale "Ciro Angelillis" di Monte Sant’Angelo, a cui hanno preso parte il Vicepresidente e Assessore al Bilancio, risorse idriche e tutela delle acque della Regione Puglia, Raffaele Piemontese, il sindaco di Monte Sant’Angelo, Pierpaolo d'Arienzo, il presidente di Aqp, Simeone di Cagno Abbrescia, il Coordinatore industriale e direttore reti e impianti di Aqp, Francesca Portincasa, e il Direttore generale dell’Autorità idrica pugliese, Vito Colucci.

“Il depuratore di Monte Sant’Angelo, realizzato con tecnologie all’avanguardia da Acquedotto Pugliese, vale ben oltre i 2,4 milioni di euro dell’investimento disposto dalla Regione Puglia. Perché fa crescere la qualità delle acque che finiscono in mare, mantenendo un rapporto positivo con l’ambiente. Per comunità, come quella di Monte Sant’Angelo, che scelgono di continuare a custodire la propria storia millenaria - dichiara Raffaele Piemontese, Vicepresidente e assessore al bilancio, risorse idriche e tutela delle acque della Regione Puglia - facendo nascere e sviluppare nuove attività legate al turismo, alla cultura ma anche all’industria, che sia però sostenibile, potenziare e qualificare risorse e infrastrutture idriche è fondamentale. Perciò, su impulso del presidente Michele Emiliano, qui sono stati concentrati investimenti realizzati e programmati per circa 25 milioni di euro. Un pezzo non piccolo di un investimento complessivo di ben 88 milioni di euro programmato fino al 2023 sulla provincia di Foggia”. “Gli interventi sui depuratori - prosegue Piemontese - hanno, per noi pugliesi, un valore in più. Regione Puglia, in sinergia con l’Autorità idrica pugliese e l’Acquedotto Pugliese, sta marciando verso l’obiettivo di chiusura definitiva del ciclo della depurazione delle acque con l’annullamento di tutte le infrazioni comunitarie. Noi vogliamo garantire la sostenibilità ambientale del sistema idrico pugliese e situazioni igienico-sanitarie ottimali per tutti i pugliesi. Il riflesso positivo lo registriamo sulla principale risorsa legata all’economia blu della Puglia, il mare, che anche lo scorso anno, nonostante le preoccupazioni per il covid, è stato il principale attrattore verso la Puglia di turisti italiani”.

IL VIDEO CON LA DICHIARAZIONE DI RAFFAELE PIEMONTESE

“Nel gennaio 2017 Monte Sant’Angelo è stata una settimana senz’acqua. Disagio che si è ripetuto il 26 dicembre 2018 e ancora il 15 agosto 2019. La situazione non era più sopportabile e con la Regione, l’Acquedotto Pugliese e l’Autorità idrica pugliese ci siamo messi al lavoro con un’importante collaborazione istituzionale e oggi annunciamo quasi 25 milioni di euro di investimenti per il potenziamento del depuratore, la creazione del depuratore di Macchia, che finalmente avrà la fogna, il nuovo serbatoio e la nuova condotta da Manfredonia a Monte Sant’Angelo, gli interventi sulla pompa di sollevamento e il nuovo gruppo elettrogeno della stessa. Interventi storici per la nostra città che avranno un grande impatto sulla comunità, sui suoi servizi, sull’ambiente, sulla qualità della vita di tutti noi”, afferma il Sindaco di Monte Sant’Angelo, Pierpaolo D’Arienzo.

IL VIDEO CON LA DICHIARAZIONE DEL SINDACO PIERPAOLO D'ARIENZO

“La condivisione di obiettivi e percorsi - commenta Simeone di Cagno Abbrescia, Presidente di AQP - con Regione Puglia, AIP e Amministrazioni locali consente la realizzazione di opere strategiche per un territorio, come quello della Capitanata, a forte vocazione turistica. Tra queste vi è il dissalatore delle Isole Tremiti, un progetto che rientra nel più vasto piano di ricerca di nuove fonti per far fronte ai cambiamenti climatici in atto.

“Prosegue l’impegno di AQP sulla Provincia di Foggia – chiarisce Francesca Portincasa, Coordinatore Industriale e Direttore Reti e Impianti di AQP – nell’ottica di migliorare la qualità di vita del territorio. Gli investimenti previsti consentiranno di raggiungere performance molto più alte sulla depurazione e più in generale sulla gestione del servizio idrico integrato. A Monte Sant’Angelo l’intervento di potenziamento del serbatoio e dell’adduzione garantirà affidabilità nell’approvvigionamento idrico all’abitato”.

IL VIDEO CON LA DICHIARAZIONE DI FRANCESCA PORTINCASA

"L'Autorità Idrica è da sempre presente su questo territorio con interventi utili e programmati in relazione alle esigenze dello stesso e delle divere amministrazioni comunali, rapportandosi con Regione ed Aqp. Un esempio per tutti, l'intervento relativo alla condotta sottomarina di Mattinata, da tempo atteso per salvare la balneazione. Quando parliamo dell’area garganica dobbiamo fare i conti con i limiti imposti dalla particolarità del territorio e dai tempi e dalle procedure per le autorizzazioni. Il potenziamento del serbatoio e dell’adduzione all’abitato di Monte Sant'Angelo rappresenta un ulteriore fondamentale tassello, in un mosaico di interventi e progetti realizzati e da realizzare. Su tutti per le marine il completamento del ciclo di trattamento volto a tutelare gli scarichi sulla costiera, passaggio importante per la tutela del territorio e della sua vocazione turistica", afferma Vito Colucci, Direttore generale di Aip.

GLI INVESTIMENTI 2020-2023 SULLA PROVINCIA DI FOGGIA

Gli investimenti previsti in Capitanata all’interno del Piano degli investimenti approvato dal Consiglio di Amministrazione di Acquedotto Pugliese ammontano complessivamente a 88 milioni di euro, di cui 82 milioni in investimenti infrastrutturali e 6 milioni di investimenti per i nuovi allacci. Degli investimenti infrastrutturali sono quasi 30 milioni le opere previste per l’asset acquedotto, 36,5 milioni per la depurazione e 16 milioni per il servizio fognario.

1. Asset acquedotto

Gli investimenti sul comparto fino al 2023 ammontano a quasi 30 milioni di euro: tra i più rilevanti, il risanamento delle reti con circa 7 milioni di euro (suddiviso in piani, denominati Risanamento Reti 3, 4 e 5), 7,5 milioni per la realizzazione di nuovi serbatoi idrici e la dissalazione con un investimento di un milione di euro.

· Il risanamento delle reti idriche

Nell’ambito del risanamento delle reti per complessivi 7 milioni di euro sulla Provincia di Foggia, è partito il progetto denominato Risanamento Reti 3 su Monte Sant’Angelo e San Marco in Lamis.

Su Monte Sant’Angelo prevista la sostituzione di 2,6 chilometri per un investimento di 1,5 milioni di euro; su San Marco in Lamis la sostituzione, con un investimento di circa 1,5 milioni di euro, è di 2,7 chilometri.

Sui due abitati, sempre nell’ambito del progetto Risanamento reti 3, sono previsti interventi puntuali per l’inserimento di postazioni di misura e di controllo delle pressioni(63 postazioni), e la suddivisione della rete in 4 distretti.

· Dissalazione

Con un investimento di 3,5 milioni di euro è in conferenza dei servizi il progetto di realizzazione del nuovo dissalatore delle Isole Tremiti che entrerà in esercizio nel 2026.

2. Depurazione

Gli investimenti fino al 2023 ammontano a 36,5 milioni, di cui 21 milioni per l’adeguamento e il potenziamento degli impianti, quasi 7 milioni per le coperture delle stazioni più odorigene, 1,5 milioni per il riuso delle acque depurate, 2,2 per la realizzazione di serre solari per l’essicamento dei fanghi e 4,6 di altri interventi.

3. Servizio fognario

L’investimento complessivo ammonta a 16 milioni di euro: tra i principali, 3,4 milioni per la realizzazione di nuove condotte fognarie e 11 milioni per l’assunzione in gestione di nuovi abitati.

4. Nuovi allacci idrici e fognari
Fino al 2023 sono previsti investimenti per quasi 6 milioni di euro per la realizzazione di nuovi allacci idrici e fognari: 4,5 milioni per nuovi allacci idrici e e1,4 milioni per nuovi allacci alla rete fognaria.

Il trattamento delle emissioni odorigene

Sugli impianti di Lesina, Peschici, San Giovanni Rotondo, Foggia, Cerignola, Lucera, Manfredonia Ortanova e San Marco in Lamis, con un investimento di 18 milioni di euro, è prevista la copertura delle stazioni più odorigene cui si aggiungeranno interventi per il trattamento delle acque meteoriche dei piazzali degli impianti e l’adeguamento alle norme in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.

L’IMPEGNO DI AQP SU MONTE SANT’ANGELO

IL VIDEO DELL'IMPIANTO DI MONTE SANT'ANGELO

Il potenziamento del serbatoio e dell’adduzione all’abitato

Al fine di garantire affidabilità nell’approvvigionamento idrico all’abitato, Acquedotto Pugliese, con un investimento di 16 milioni di euro, sta procedendo con la progettazione di una nuova condotta premente in affiancamento e della stessa lunghezza di quella in esercizio (9 km), nonché al potenziamento del Serbatoio Idrico di Monte Sant’Angelo, con una capacità aggiuntiva di 2.500 metri cubi.

La nuova condotta premente sarà una fonte alternativa di adduzione al serbatoio e il potenziamento di quest’ultimo garantirà i volumi idrici necessari per assicurare un livello ottimale di fornitura idrica all’abitato.

La città di Monte Sant’Angelo è alimentata dall’impianto di sollevamento di Manfredonia, uno dei più importanti d’Europa, dove l’acqua compie un salto di un chilometro per raggiungere l’abitato. Un’opera strategica, in grado di fornire acqua, oltre che al serbatoio di Monte Sant’ Angelo, anche al serbatoio che alimenta la costa sud garganica, fino a Vieste nonché il serbatoio “alto” che alimenta l’abitato di San Giovanni Rotondo.

In quest’ottica, al fine di garantire continuità del servizio anche in assenza di alimentazione elettrica, è prevista la fornitura di un gruppo elettrogeno di potenza pari a 1600kW presso l’impianto di sollevamento idrico. Il costo dell’operazione è di circa 650 mila euro.

Sull’impianto di sollevamento di Manfredonia, di recente AQP ha realizzato numerosi interventi tra cui la posa in opera di nuovi motori elettrici e nuove pompe per le linee di sollevamento (circa 600 mila euro) e lavori elettrici indispensabili per consentire la configurazione di pompaggio in parallelo di due elettropompe della linea di sollevamento per Monte Sant’Angelo, finalizzata a garantire un considerevole aumento della portata sollevata all’abitato in particolari condizioni di necessità.

Il potenziamento del depuratore

L’intervento appena concluso - per un importo complessivo di 2,4 milioni finanziato dalla Regione Puglia con fondi POR 2014-2020 - ha previsto il quasi totale rifacimento (circa l’80%) dell’impianto depurativo che passa dai 7.500 A.E. (Abitanti Equivalenti) a 9.730 A.E.. Inoltre, sono stati eseguiti lavori di contenimento delle emissioni in atmosfera mediante la copertura delle stazioni più odorigene, nonché la deodorizzazione per la digestione aerobica dei fanghi.

La rete fognaria

È in fase di approvazione presso l’Autorità Idrica Pugliese il progetto definitivo per l’attivazione di una rete fognaria esistente, mediante la rifunzionalizzazione di 3 impianti di sollevamento. L’importo dei lavori a quadro economico è di 3,4 milioni.

I principali interventi già realizzati sulla provincia di Foggia

È di quasi 30 milioni di euro il valore degli interventi di ripristino funzionale dell’acquedotto “Molisano Destro”. I lavori, pianificati dalla Regione Puglia e finanziati con fondi FERS 2007-2013 e POR Puglia 2014-2020, hanno portato alla realizzazione di 55 chilometri di nuove condotte idriche in 17 comuni della capitanata, di 5 nuovi serbatoi idrici, tre dei quali dotati di impianto fotovoltaico e sistemi di telecontrollo, al potenziamento di altri 35 serbatoi già esistenti e alla costruzione di tre nuovi impianti di sollevamento idrico.

Sulla rete idrica della città di Foggia sono state eseguite opere di potenziamento e di realizzazione di nuove condotte su circa 28 chilometri per un investimento di 11 milioni di euro. Sulla rete fognaria della città i lavori hanno interessato quasi 16 chilometri di condotte per un investimento di 11 milioni di euro, intervento pianificato dalla Regione Puglia e finanziato con Fondi POR Puglia 2014/2020.

Per il comparto depurativo gli investimenti già realizzati ammontano a 11 milioni di euro complessivi. Di questi, circa 700 mila hanno riguardato la città di Foggia, 6,3 milioni sono stati investiti per l’adeguamento e il potenziamento degli impianti di Ordona, Stornara, Ortanova e Lucera. Ulteriori 4 milioni sono stati investiti nella manutenzione straordinaria degli impianti.

Tra gli interventi più rilevanti a tutt’oggi in corso, vi è il potenziamento dell’impianto di depurazione di Manfredonia che raggiungerà a capacità di 107.760 AE..

Sull’impianto AQP sta curando la progettazione di ulteriori interventi sul trattamento delle emissioni con il confinamento delle stazioni più odorigene, l’affinamento delle acque reflue per il riutilizzo irriguo, la realizzazione di una serra solare per l’essiccamento dei fanghi. La serra solare, del costo di 10 milioni di euro, sarà in grado di trattare 6.800 tonnellate di fango all’anno. Lavori questi che prevedono un investimento di circa 14 milioni di euro, di cui 2 milioni provenienti da finanziamenti della Regione Puglia.

L’arte torna a illuminare le gallerie del GrandApulia con ventisei nuove panchine d’autore per adulti che andranno ad aggiungersi a quelle già realizzate lo scorso anno per i bambini, grazie ad una collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Foggia.

‘Una sinergia che si rinnova anche quest’anno - spiega Martina Castagnoli, direttrice del GrandApulia- permettendoci di mettere radici sempre più profonde e valorizzare, ancora una volta, le eccellenze del nostro territorio, dando al contempo un carattere distintivo all’ambientazione e all’arredamento del centro commerciale’.

A distanza di un anno esatto gli studenti dell’Accademia tornano a farsi ispirare dall’offerta merceologica presente all'interno del centro, e muniti di acrilici e pennelli danno libero sfogo alla loro creatività, rimasta per mesi silente a causa del Covid-19. Un’emergenza sanitaria che ha inevitabilmente ispirato anche la realizzazione grafica di alcune panchine.

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Ho scelto di disegnare una donna sdraiata in un campo di papaveri con un profumo in mano la cui essenza simboleggia la boccata di ossigeno che ognuno di noi ha voglia di respirare in un momento storico come questo - spiega Francesca Maiorano, studentessa di Vico del Gargano. Mi rivedo molto in quella ragazza perché partecipare a questo progetto è stato come sentire quella stessa essenza di libertà’.

Quest’anno non ci sarà un vincitore, ma ad ogni studente il GrandApulia ha regalato un buono da spendere nel centro commerciale.

Questo progetto - aggiunge Antonino Foti, vicedirettore dell’Accademia di Belle Arti di Foggia- scaturisce dalla voglia reciproca di sondare territori all’apparenza distanti tra loro, ma che in realtà sono accomunati dalla stessa voglia di esprimersi e dialogare con il territorio. Lo sforzo del GrandApulia, in un periodo buio come questo, è un segnale di grande speranza per il futuro”.

1° marzo 1961: da sessant’anni simbolo del “made in Italy” nel mondo.

Era il 1° marzo 1961 quando giunsero sulla base aerea di Rivolto (Udine) i primi sei velivoli F-86E “Sabre” con la livrea della pattuglia del “Cavallino Rampante”. I sei “Sabre” provenivano da Grosseto, oggi una delle basi deputate alla difesa dei cieli italiani e sede dell’allora 4ª Aerobrigata, oggi 4° Stormo. Ad attenderli al suolo, il loro primo Comandante: il maggiore Mario Squarcina. Si insediava così la prima di cellula dell’“Unità Speciale Acrobatica”, nucleo originario delle nascenti Frecce Tricolori.

Sono trascorsi 60 anni da quel giorno ed oggi come allora le Frecce Tricolori hanno l’orgoglio di rappresentare i valori, la tecnologia, la competenze e la capacità di fare squadra dell’intera Aeronautica Militare. 60 anni in cui la Pattuglia Acrobatica Nazionale ha portato le sue esibizioni in 48 paesi del mondo - dall’America alla Russia, dal Nord Europa al Medio Oriente e al Nord Africa – stendendo il Tricolore sui luoghi più belli ed in occasione degli eventi più significativi della storia del nostro Paese. Un simbolo di italianità e senso di appartenenza, ma anche dei valori e della professionalità di tutte le Forze Armate, nonché l’espressione delle capacità dell’industria nazionale e di tutto il Sistema Paese.

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Un anniversario che cade in un momento particolarmente difficile, in cui si rinnova e rafforza l’importanza di restare uniti e fare squadra. Proprio con questo intento, a fine maggio del 2020, la Pattuglia Acrobatica Nazionale ha compiuto uno storico sorvolo di tutti i capoluoghi di regione italiani, iniziativa che ha preso il nome dal forte valore simbolico di “Abbraccio Tricolore”, culminata con il sorvolo della città di Roma nel giorno del 2 giugno - Festa della Repubblica.

“Le Frecce Tricolori sono conosciute, apprezzate e portano in tutto il mondo il nostro Tricolore”, dice il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, Generale di Squadra Aerea Alberto Rosso. “Esse sintetizzano tutto quello che è tecnologia, passione, capacità, competenza e professionalità che l’Italia è in grado di esportare e portare nel mondo”.

Una storia, quella delle Frecce Tricolori, fatta di passione e competenza, che gli uomini e le donne che ne hanno fatto parte in questi sessanta anni hanno contribuito a rendere celebre. “Il fattore umano all’interno della Pattuglia Acrobatica Nazionale – dice il Tenente Colonnello Gaetano Farina, Comandante delle Frecce Tricolori - è fondamentale. Non parliamo di singoli ma di squadra, non solo i piloti ma anche tutti quelli che lavorano a terra. Andiamo a cercare chi è capace di lavorare in team, ma anche chi è in grado di mettersi in gioco ed accettare le critiche”.

Il 313° Gruppo Addestramento Acrobatico, questa la denominazione ufficiale delle Frecce Tricolori, è un reparto di volo dell’Aeronautica Militare composto da circa cento militari tra Ufficiali, Sottufficiali e Graduati. La formazione di 10 velivoli, 9 più quello del solista, è composta da piloti provenienti dai reparti operativi di volo dell’Aeronautica Militare che, a seguito di selezione, entrano a far parte della Pattuglia Acrobatica Nazionale; qui trascorrono una parentesi della loro carriera operativa per poi far rientro ai Reparti al termine dell’esperienza. Il restante personale che appartiene alle Frecce Tricolori, sono principalmente specialisti addetti alla manutenzione del velivolo Aermacchi MB339A-PAN.

In occasione della ricorrenza del 1° marzo, la RAI Friuli Venezia Giulia ha realizzato un documentario sulla storia delle Frecce Tricolori dal titolo “Sessant’anni in volo: la Pattuglia Acrobatica Nazionale” che andrà in onda alle ore 22:10 di lunedì su RAI STORIA (canale 54 del digitale terrestre).

La storia delle Frecce Tricolori - 1° marzo 1961

Frecce Tricolori F 86E Sabre 01marzo1961

Sul finire degli anni ’20 sull’aeroporto di Campoformido (UD), situato pochi chilometri ad est della base di Rivolto, i primi pionieri del volo acrobatico dimostrarono come l’acrobazia aerea costituisse l’essenza stessa della caccia militare ed il suo esercizio fosse in grado di migliorare le prestazioni nel combattimento aereo. Da lì prese vita una tradizione di acrobazia aerea collettiva che culminò con le formazioni acrobatiche collettive degli anni ’50 individuate a turnazione annuale presso i Reparti Operativi dell’Aeronautica Militare: Lancieri Neri, Diavoli Rossi, Tigri Bianche, Getti Tonanti e Cavallino Rampante.

Proprio da quest’ultima, pattuglia di riserva nel 1960 e successiva titolare nel 1961, venne individuato il nucleo di piloti che andarono a costituire un gruppo che stabilmente si occupasse di acrobazia aerea collettiva e che rappresentasse in tutti gli eventi in patria ed all’estero, l’Aeronautica Militare e tutta l’Italia.

Il 1° marzo 1961 giunsero a Rivolto, provenienti dalla 4^ Aerobrigata di Grosseto i primi 6 velivoli F-86E “Sabre” con la livrea della pattuglia del “Cavallino Rampante” che recava l’emblema dell’Asso Francesco Baracca (simbolo ceduto dalla contessa Paolina, madre di Baracca direttamente a Enzo Ferrari per la casa automobilistica di Maranello).

Nasceva così sull’aeroporto di Rivolto, dove ancor oggi ha sede, l’Unità Speciale Acrobazia che a decorrere dal 1° luglio 1961 avrebbe assunto la denominazione ufficiale di 313° Gruppo Addestramento Acrobatico.

Giunti nei cieli del Friuli Venezia Giulia, i sei velivoli “Sabre” si diressero verso l’aeroporto di Campoformido sul quale eseguirono un looping in onore della culla dell’acrobazia aerea collettiva italiana. Successivamente eseguirono alcune manovre acrobatiche sull’aeroporto di Rivolto per poi atterrarvi. Al suolo, ad attenderli, il Maggiore Pilota Mario Squarcina, già Leader e Comandante della Pattuglia dei “Diavoli Rossi”, che sarebbe passato alla storia, da quel giorno, come il 1° Comandante e “padre fondatore” delle Frecce Tricolori.

Il velivolo F-86E “Sabre” volò la prima manifestazione in assoluto il 1° maggio 1961 a Trento Gardolo. Nel primo anno di vita le Frecce Tricolori volarono con le insegne del “Cavallino Rampante” assumendo nel 1962 una nuova livrea e lo stemma che ben conosciamo.

Dalla stagione 1964 le Frecce Tricolori iniziarono a impiegare il velivolo italiano FIAT G-91PAN che lasciarono solo nel 1982 quando avvenne la transizione al velivolo MB-339PAN a oggi in dotazione.

Sorvoli e manifestazioni con i quali si concretizza, in volo, il compito rappresentativo assegnato alle Frecce Tricoli sono eventi dal grande seguito che dà sempre accompagnano importanti momenti della storia del nostro Paese.

fonte: studiolegalemazzurana.it

Il principio della bigenitorialità è stato introdotto nel nostro ordinamento solo recentemente, precisamente con la Legge nr. 54 del 2006 e riguarda tutte quelle situazioni in cui una coppia si separa (sia che si tratti di coppia sposata che di coppia convivente more uxorio) e vi sono minori nati dalla relazione.

In questi casi le parti – da sole o tramite i legali con la negoziazione assistita o mediante ricorso al Giudice in caso di conflitto – devono regolarizzare la nuova situazione stabilendo le misure idonee per l’affidamento dei figli minori.

Sul punto il nostro ordinamento all’ art. 337 ter c.c. precisa che il principio della bigenitorialità è inteso come il diritto per la prole di “mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ognuno dei genitori, di ricevere attenzione, educazione, istruzione e assistenza morale da entrambi (…)” prediligendo quindi, in caso di separazione, l’affido condiviso dei figli minori.

QUI IL REGOLAMENTO DI BIGENIORALITÀ DEL COMUNE DI FOGGIA

Cosa comporta, in concreto, la bigenitorialità?

L’introduzione del principio della bigenitorialità, a mio avviso, ha comportato per il diritto di famigliauna grande evoluzione nel garantire l’effettività del diritto dei figli minori di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con entrambi i genitori per una loro armoniosa crescita quando viene a mancare l’unità famigliare.

La Suprema Corte con due recenti ordinanze la nr. 31902 del 2018 e la nr. 9764 del 2019, ha precisato che la bigenitorialità non viene intesa come parità di tempi di frequentazione dei figli minori con ognuno dei genitori, ma deve essere intesa come il diritto di entrambi i genitori ad essere presenti in modo significativo nella vita dei figli, adeguando tale diritto alle varie esigenze di vita dei figli stessi.

Questo cosa significa? In altri termini, come meglio descritto nella sentenza della Cassazione Civile nr. 18817 del 2015, questo significa che il diritto alla bigenitorialità viene inteso come la presenza costante di entrambi i genitori nella vita dei lori figli minori, presenza che deve essere tale da garantire alla prole una stabile e solida relazione affettiva con entrambi i genitori per una loro sana ed equilibrata crescita psicofisica.

Genitori che, a loro volta, devono cooperare e accordarsi sulle scelte più importanti che riguardano la vita dei loro figli quali assistenza, educazione ed istruzione.

Ne deriva, pertanto, che i genitori orientano le proprie scelte e decisioni verso l’interesse morale e materiale esclusivo dei figli minori e, qualora non vi riescano, spetta al Giudice determinare i parametri entro i quali si attua la bigenitorialità tenendo in considerazione le rispettive capacità genitoriali.

QUI LA MODULISTICA DI BIGENIORALITÀ DEL COMUNE DI FOGGIA

La lesione del principio della bigenitorialità.

La domanda che sorge spontanea è: che cosa accade se uno dei genitori attua un comportamento ostruzionistico? In queste ipotesi se il comportamento ostativo è tale da ledere il diritto del figlio minore alla bigenitorialità – come nel caso venga impedito ad uno dei genitori di frequentare i figli – tale atteggiamento, ai sensi dell’ art. 709 ter c.p.c. sarà suscettibile di condanna al risarcimento del danno in favore del figlio per la lesione subita.

La previsione contenuta nell’art. 709 ter c.p.c., introdotto proprio con la già citata Legge nr. 54 del 2006, pone in primo piano, come si intuisce, il diritto del figlio alla bigenitorialità.

Generalmente ci si trova di fronte a situazioni in cui è uno dei due genitori che viene ammonito, sanzionato o risarcito, per i comportamenti attuati o subiti.

In questo caso, invece, è il minore che diventa il destinatario del risarcimento economico per il danno subito derivante dalla violazione del suo diritto alla bigenitorialità.

È facile immaginare, di conseguenza, che lo strumento sanzionatorio-risarcitorio previsto dall’art. 709 ter c.p.c. venga utilizzato sempre più dai giudici di merito nei casi di aperta violazione dei provvedimenti di affidamento e mantenimento dei minori non per tutelare il genitore che subisce il comportamento ostativo, bensì quale garanzia per la prole a vedere rispettati i propri diritti ed interessi morali e materiali.

Se stai pensando di separarti o sei già in fase di separazione e hai dei figli minori, alla luce di quanto finora esposto devi, anzi dovete, prendere tutte le decisioni nell’unico ed esclusivo interesse dei vostri figli, mettendo da parte orgogli e ferite dando unicamente priorità agli interessi e all’equilibrio dei vostri figli già colpiti, comunque, dalla disgregazione dell’unione familiare.

Se il rapporto fra voi genitori è conflittuale, prima di inasprire la già delicata situazione, affidatevi alla consulenza e all’assistenza di un legale che saprà indirizzarvi sicuramente verso la soluzione migliore per voi e i vostri figli.

A cura dei sociologi Donata dei Nobili e Matteo Notarangelo.

È stato pubblicato il libro di Liliana Isabella Surabhi Stea, “Perdonate, Signore, questa è la mia Patria!”, una recente pubblicazione, che pone un'intrigante riflessione. L'Autrice scrive: "Perché siamo come siamo". L'ammonimento", come quello del tempio di Apollo a  Delfi, è un'esortazione a "conoscere se stesso" , nulla di eccessivo. Con la lettura delle prime pagine, sembra che il Lettore stia per oltrepassare la soglia del tempo vissuto. Il libro è una guida, un saggio storico con una forte impronta pedagogica e psicoanalitica, che ben descrive la storia sociale delle genti delle Due Sicilie e del Regno di Sardegna. Il lavoro è stato pubblicato dalla Magenes. Un testo pregiato, arricchito dalla prefazione del giornalista, scrittore Pino Aprile. L'Autore di "Terroni", nella sua prefazione, svela, subito, la novità della pubblicazione del medico e psicoanalista pugliese e scrive: "Stea fa una psicoanalisi dell'Unità d'Italia, con visioni, strumenti mai adoperati". E racconta la storia dei Napolitani per narrare la storia dell'uomo. Una storia taciuta, negata, pregna di violenza, che ben descrive le spinte inconsce dei saccheggiatori piemontesi. Gli avvenimenti narrati sono gli atti violenti appresi dagli agiti di un popolo,  teorizzati della Pedagogia Nera di Katharina Rutschky. Questi uomini, educati all'obbedienza, alla sottomissione e alla violenza, si resero corresponsabili di massacri inenarrabili. I Piemontesi, ma anche i Toscoemiliani, schiacciati dalla miseria e dalla pellagra, saccheggiarono e distrussero il Regno delle Due Sicilie, riducendolo a un generico Sud. La Scrittrice è chiara e scrive che nel suo lavoro ha deciso di occuparsi del Sud, del suo popolo gioviale, costretto a scegliere tra ribellione e sottomissione. Quel popolo pacifico, cattolico e industrioso è stato derubato, oltraggiato, deriso, offeso e umiliato per 161 anni. Ancora tutt'oggi, i governi unitari continuano a negargli l'equità territoriale e restano indifferenti agli abusi, continui, delle sue classi dirigenti. Perché?

L'altra storia

 "Un attimo signora, si fermi. Il nostro Regno era come una bellissima donna, invidiata e desiderata che è stata stuprata, derubata, insultata e sfruttata, buttata sul marciapiede per mantenere il suo stupratore". È questa la risposta dell'Autrice a una signora che incontrò alla presentazione del libro "L'altra storia". È con questa metafora che il medico Liliana  continua a spiegare l'idea di tanti meridionali vittime "del meccanismo psicologico di identificazione con l'aggressore", che induce a disprezzare la vittima e a identificarsi con il carnefice. Da questi risvolti patologici, inizia l'analisi psicologica della Storia di un popolo di patrioti, chiamati briganti, che per dieci anni difesero la loro Patria. L'Autrice, come Dante fa con Virgilio, si lascia guidare da Pino Aprile e legge, diverse volte, un suo libro: Terroni. Questo libro mostra due aspetti storici e psicologici: l'ignoranza e la certezza. L'ignoranza degli avvenimenti storici perpetuati dalla scuola statale e la certezza di un popolo di aver subito, senza alcuna ragione, una guerra, mai dichiarata, di colonizzazione materiale e mentale con eccidi, fucilazioni e stupri. Liliana Stea nel suo libro lo scrive, e lo ripete, "me lo devono ancora insegnare cosa hanno fatto a noi, meridionali, gli Austriaci per dovercene, anche noi, liberare". E ancora, si domanda, "da chi ci avevano liberato? Se non erano gli Austriaci i nemici dei miei antenati, chi erano? Non me l'hanno mai detto, finché non ho letto Terroni". Poi, hanno fatto circolare la narrazione del Sud povero e ignorante. Da qui, la necessità di leggere i singoli capitoli del libro della psicoanalista, per scoprire che  il popolo del Regno delle Due Sicilie non aveva motivo per sentirsi inferiore, povero, dal momento che "erano produttori e non consumatori." Liliana Stea lascia parlare alcuni viaggiatori e studiosi. Goethe scrive a suo padre che l'essere stato a Napoli per un mese gli renderà lieto l'animo per tutto l'anno". Nel "Viaggio in Italia" riporta che a Napoli ha visto un solo accattone, cosa invece abituale a Londra dove per le strade era tutto un brulicare di mendicanti. "Un uomo povero, - riferisce - che a noi sembra miserabile, può in questi paesi (meridionali) non solo soddisfare i suoi bisogni più urgenti, ma anche godersi beatamente la vita [...]. E, poi, Giacinto de' Sivo, chiarisce la condizione di vita dei Duosiciliani: "Bella somma delle cose il reame era il meglio felice del mondo". Allora, non eravamo miserabili come continuano a raccontare? Si, ma il popolo Duosiciliano era oppresso dal re Borbone, direbbe il detrattore savoiardo.

Gli eccidi taciuti

E vennero a liberare chi non ha mai chiesto di essere liberato. Nel libro, le ragioni dell'invasione sabauda sono descritte considerando il movente psicologico, spiegato dalla Pedagogia Nera. L'invidia per la magnificenza della terra meridionale e l'educazione autoritaria sabauda sono le due caratteristiche psicologiche che spiegano i tanti  eccidi, tra cui quelli di Casalduni e Pontelandolfo, commessi dai "fratelli" piemontesi, che vennero a liberarci (sic!) . Per far vivere l'emozione del Lettore, l'Autrice sceglie di far parlare il diario del bersagliere, soldato semplice, Margolfo, che scrive: "Entrammo nel paese: subito abbiamo cominciato a fucilare i preti e uomini, quanti capitava, indi il soldato saccheggiava, ed infine abbiamo dato l'incendio al paese, abitato da circa 4.500 abitanti". La scrittrice coglie il momento per ricordare che la storiografia ufficiale tace e non racconta che il generale Enrico Cialdini dava ordini ai suoi soldati di massacrare popolazioni inermi e non tralascia, inoltre, che il garibaldino Nino Bixio invitava i "liberatori in camicia rossa" a straziare le popolazioni e bruciare gli abitanti del Sud a fuoco lento. La psicoanalista Stea non esita a dirlo: "Il soldato piemontese che assaliva un paese per " iscacciare i barbari", lo faceva al grido di piastre piastre, per farsi consegnare le monete d'argento prima del massacro". Altro che fratelli liberatori.

La narrazione storica dalla scrittrice si avvale dei documenti d'archivio per mostrare che in quarant'anni le popolazioni Duosiciliane crebbero di un quarto, mentre raro era l'omicidio, pochi i poveri, la fame quasi ignota,  poche le tasse, molte feste popolari e circolava la moneta in oro e argento. L'Autrice va oltre e cita il professore Ubaldo Sterlicchio, che scrive: "In vent'anni, le finanze dello Stato borbonico conseguirono una solidità tale che i titoli del debito pubblico, alla Borsa di Parigi oscillavano tra i 115% e i 120% rispetto ai valori facciale di 100".  Francesco Saverio Nitti, invece, - ricorda  Liliana Stea- descrive la situazione finanziaria delle Due Sicilie nel 1860, in cui le imposte erano inferiori a gli altri stati; i beni demaniali ed i beni ecclesiastici rappresentavano una ricchezza enorme; il debito pubblico era quattro volte inferiore a quello del Piemonte; la quantità di moneta metallica circolante due volte superiore a quella di tutti gli altri Stati della penisola messi insieme. "Nella somma delle cose - ripete la scrittrice Stea - il reame era il meglio felice del mondo" e tanto bastava a spiegare la spinta psicologica dei razziatori sabaudi, dominati da un re indebitato.

Erano briganti

No, patrioti. Il brigantaggio è stata resistenza, insorgenza di contadini e pastori contro gli invasori. "I briganti furono partigiani che difendevano la loro patria, la loro terra, il loro re Borbone e la Chiesa cattolica". I capi briganti Crocco, Romano, Chirichigno e "Il principe dei briganti" Luigi Palumbo di Monte Sant'Angelo erano soldati del disciolto esercito borbonico e non comuni delinquenti.  Quello che accadde tra il 1860 e il 1861 - scrive Alessandro Romano e riporta Liliana Stea-  non fu una semplice guerra tra due eserciti, ma uno scontro tra due civiltà: quella venuta dal Nord, preda della nascente massoneria liberal borghese inglese e quella del Sud cattolica tradizionalista. Uno scontro tra due soldati, analfabeta quello del Nord e alfabeta quello del Sud. Due tipi di soldati che ammazzavano per motivi diversi. Il brigante per difendere la sua terra e il suo benessere e il bersagliere per obbedire a ordini di conquista e di saccheggio. E allora, perché raccontano un'altra storia? Per Liliana Stea, non ci sono infingimenti e scrive: "La Pedagogia Nera che si è infiltrata nei nostri cuori e nelle nostre menti dopo l'unità ci fa sentire sempre 'piccoli' e inadeguati…". Su questo particolare, il Lettore potrà apprezzare un documento di Valentina D'Amato, rinvenuto presso l'Archivio di Stato di Taranto." La Magistratura locale ne è consapevole e lo sancisce nel campo di imputazione stesso, con quel  "cangiare e distruggere la forma del governo". Questo aspetto è stato poi specificato da Giuseppe Ferrari, il quale riconosce che i briganti non erano malfattori, bensì oppositori politici: "Sono briganti - scriveva - ma ad ogni rivoluzione di Napoli essi contano come una forza politica. [...] E tanto nel 1799, quanto nel 1818, i padri degli attuali combattenti riconducevano i Borboni sul trono di Napoli. [...] Sono briganti, ma hanno una bandiera". Nel libro di Liliana  Stea c'è dell'altro: è una miniera di conoscenza, che nasconde tante verità.

Il Lettore le potrà apprezzare, leggendo i tanti affascinanti capitoli e una ricca e documentata appendice, aggiunta alla fine del testo.

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