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“Oltre le Scale, venerdì 30 giugno 2023, alle ore 18:30, sulla Scalinata di via Torre dei Giganti, l’assemblea pubblica per il futuro della scalinata dei Montanari, dove il punto di domanda è: restauro o rifacimento?

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Il cantiere per il rifacimento delle piazze e delle strade del centro storico, buffer zone del sito UNESCO del Santuario di San Michele, sta per essere aperto e coinvolge anche alcuni siti in cui rimane ancora qualche testimonianza della pavimentazione storica in pietra di Monte, come la suggestiva scalinata di via Torre dei Giganti e il basolato e le scalinate delle aree adiacenti alla Tomba di Rotari.

A tutt’oggi non è chiaro se si tratti di un intervento conservativo, in cui le pietre saranno rimosse, ripulite e poi ricollocate, oppure di un puro e semplice rifacimento che prevede la sostituzione della pietra calcarea esistente con nuovi materiali di cui non si conosce qualità e caratteristiche. Molti cittadini hanno manifestato preoccupazione e contrarietà e non sono mancati interventi di storici, associazioni e forze politiche che manifestano più di una perplessità per un cantiere che si sa come comincia e non si sa come finisce. 

É per questo che per il giorno 30 giugno, alle ore 18.30, le associazioni Legambiente, Arci nuova gestione, un Monte di Idee e Lega Consumatori gruppo di base di Monte Sant’Angelo hanno indetto una pubblica assemblea che avrà luogo proprio sulla scalinata di via Torre dei Giganti, alla quale sono stati invitati a intervenire anche l’architetto e storico dell’arte Gianfranco Piemontese, lo storico Giuseppe Piemontese e l’assessore ai lavori pubblici Giovanni Vergura. 

QUI IL VIDEO MESSAGGIO DELL'ASSESSORE GIOVANNI VERGURA

L’assemblea sarà introdotta dalle associazioni promotrici e cittadini, associazioni, forze politiche potranno prendere la parola per dire la propria.

FOCUS

- Monte Sant'Angelo, Scalinata di Torre dei Giganti. Non distruggetela anche storicamente

- Monte Sant'Angelo, Scalinata di Torre dei Giganti. Il “NO” dell’Arci Nuova Gestione ai lavori di ristrutturazione

- Monte Sant'Angelo, Scalinata di Torre dei Giganti. Parte integrante delle mura antiche

- Monte Sant'Angelo, Scalinata di Torre dei Giganti. Italia Nostra al Sindaco: «Si adottino soluzioni innovative e rispettose dell'identità territoriale»

- Monte Sant'Angelo, Scalinata di Torre dei Giganti. Non si perda un’identità. Firma la petizione

- Monte Sant'Angelo, Scalinata di Torre dei Giganti. “Un finanziamento non vale la distruzione di un simbolo”. I Cinque Stelle di Monte puntualizzano

Interventi da ogni parte e area culturale e politica a difesa dei lavori che riguarderanno la storica Scalinata in via Torre dei Giganti a Monte Sant’Angelo. Un luogo identitario, come definito da più parti, che va preservato e ristrutturato seguendo linee guide architettoniche ben definite e soprattutto a garanzia del materiale già in essere, che ha superato secoli di intemperie rimanendo intatto e ha sopportato il peso di milioni di persone. Alla già folta rappresentanza del “NO” ai lavori pubblici decisi dall’Amministrazione, si accoda quello degli attivisti pentastellati Montanari.

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«L'amministrazione d'Arienzo, da ormai 6 anni, ha inondato la città di cantieri. Voi direte: "Bene allora!"! Ed invece non è così.

I cantieri sono infiniti, producono lavori, a nostro avviso, non fatti a regola d'arte e, inoltre, brutti. La villa comunale ne è l'esempio lampante!

Ma oggi si sono spinti oltre. In città è calda la discussione sulla scalinata di Via Torre dei Giganti, luogo caratteristico di Monte ed amato da intere generazioni di Montanari.

L'architetto Sgobba, nella manifestazione pubblica di lunedì scorso, ha affermato che la scalinata seguirà "lo stile" dei lavori già fatti, quindi verrà smontata e rifatta (non restaurata) con altri materiali.

L'assessore Vergura ha postato un video in cui descrive i lavori che si stanno facendo e quelli che si faranno, ad un certo punto fa un inciso per la scalinata in questione e dice, testuali parole: " ... ovviamente i lavori dovranno proseguire e non consentiremo a nessuno di farci perdere questo importante finanziamento della Regione Puglia...".

QUI IL VIDEO MESSAGGIO DELL'ASSESSORE GIOVANNI VERGURA

Assessore Vergura, quel "nessuno" sono i suoi concittadini, fra loro c'è anche gente che l'ha votata, lei rappresenta i cittadini o se stesso?

I finanziamenti nessuno li vuole perdere ma non a discapito della memoria storica di una città. Le sue parole autoritarie le può utilizzare a casa sua, la res pubblica non è di sua proprietà.

Gli attivisti di Monte Sant'Angelo, appartenenti al MoVimento 5 Stelle, invitano la cittadinanza a firmare la petizione per salvare un pezzo della nostra memoria storica».

FOCUS

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Tiene banco la questione sui lavori della scalinata di Via Torre dei Giganti a Monte Sant’Angelo.

Dopo le varie rimostranze, già elencate in precedenti articoli qui pubblicati e facilmente reperibili nel FOCUS a pedice, a muoversi in favore per non “cancellare” un bene storico e culturale, identitario dei Montanari, sono liberi cittadini, quelli non strutturalmente costituiti, non solo locali bensì lontani, ma sempre con il cuore e lo sguardo rivolto a Monte Sant’Angelo.

La prof.ssa Mariagrazia Masulli, Montanara DOC residente a Pavia, sulla pagina web Change.org, ha lanciato la petizioneSalviamo la Scalinata dei Giganti”, spiegando che “Monte Sant'Angelo, la città dei due siti UNESCO, il nostro Paese, rischia di perdere uno degli elementi identitari della nostra storia e della nostra cultura: la Scalinata dei Giganti. Nelle intenzioni di chi ha progettato un intervento "culturalmente ben definito", la pietra calcarea della Scalinata dei Giganti rischia di sparire per essere sostituita dalla pietra di Apricena. Tutto in nome dell'unitarietà, di un collegamento con quanto già avvenuto e per mantenere un equilibrio cromatico con la riqualificazione urbana in atto, iniziata un paio di anni fa. Non si può tacitamente rinunciare alla nostra storia. La Scalinata dei Giganti deve essere restaurata e non sostituita. Facciamo arrivare la nostra voce a chi ha la responsabilità di amministrare il nostro Paese e chiediamo che sia ridisegnato l'intervento prevedendo la conservazione della pietra calcarea originaria”.

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Oltretutto, la Masulli, con arguta visione di ciò che è stato fatto e che si potrebbe ripetere, fa sapere che «Sarebbe uno scempio senza precedenti e il primo di una lunga serie di altri obbrobri. Poi sarà il turno della scalinata di Santa Maria Maggiore, le scalinate dello Junno, etc…». Ciò a fronte anche delle ultime dichiarazioni enunciate pubblicamente, attraverso un video sui social, dell’attuale Assessore ai Lavori Pubblici con deleghe alla manutenzione, arredo urbano, verde pubblico, patrimonio, servizi cimiteriali, sport , Giovanni Vergura, il quale ha detto che: «… i lavori dovranno proseguire e non consentiremo a nessuno di farci perdere questo importante finanziamento della Regione Puglia»., che non hanno trovato consenso tra chi ha una visione più culturale e storica per la città, risultando «spocchiosa» la sua posizione, invece di essere più conciliante verso chi amministra, ovvero la popolazione.

Ad onor di cronaca, nel video Vergura dice anche.«...preservare la pietra qui presente». Forse vuol salvare quella di Monte preferendola alla tanto discussa di Apricena? Staremo a vedere se quell'uniformità da lui decantata con tutti i lavori svolti e previsti salveranno la Scalinata.

QUI IL VIDEO MESSAGGIO DELL'ASSESSORE GIOVANNI VERGURA

Dello stesso avviso è la posizione di un decano di Monte, il dott. Giovanni Ciliberti, conosciuto e ascoltato, il quale non approva di come si è posto in essere l’Assessore Vergura, (forse per la sua giovane età e esperienza amministrativa nel ruolo ricoperto): «Ho visto il post in cui l'assessore ai lavori pubblici ha illustrato il relativo programma dell'amministrazione comunale che a proposito della scalinata ha affermato che non permetterà che quel finanziamento venga perso (evidentemente non ha altri argomenti). Io mi sarei aspettato una proposta di variazione avveniristica della scalinata che oltre al mantenimento della pietra di Monte prevedesse anche un concreto coinvolgimento turistico del tratto Via Garibaldi fino alla scalinata stessa con la realizzazione di una scala mobile contigua alla parete dell'ex-convento. In questo modo il flusso turistico avrebbe interessato una zona quasi doppia dell'attuale (parcheggio via Castello) dando la possibilità ai turisti di ritornare al parcheggio utilizzando una strada diversa.  Con i blocchi ricavati dallo scavo della in essere scala mobile si sarebbe ricavato il 10-15% di blocchi da utilizzare per sostituire quelli rotti. In molte città di turismo culturale (vedi Parigi, Perugia, Pisa ed altre) accanto ai monumenti storici sono state realizzate delle strutture moderne il cui contrasto ha reso il tutto oltre che più fruibile anche più bello ed interessante. Io conosco la rigidità del PCI e dei suoi rampolli sin dai tempi dell'amministrazione PCI DC. Chi era il sindaco di quella giunta ebbe il coraggio di fare un passo indietro e di non realizzare, nel rione Junno, scalinate carrozzabili (oggi io la penso diversamente da allora perché il vero sviluppo dello Junno si realizzerà solo se gran parte delle strade verranno rese carrozzabili solo per alcuni mezzi). Ciò fu possibile sia per la sensibilità del sindaco che per la presenza di due forze politiche che dialogavano tra loro, purtroppo da 6 anni mi sembra di essere tornati ai tempi degli antichi triunvirati. Le città si amministrano anche facendo un passo indietro specie se le iniziali scelte sono risultate sbagliate, questa capacità uno ce l'ha o non ce l'ha: i fatti dimostrano che chi ci amministra non ce l'ha. Dopo la realizzazione della piazza Carlo D'Angiò (Lu scutt) incomincio ad avere anche forti perplessità sulle scelte della Sovrintendenza. Quella piazza per come è stata realizzata la pavimentazione e per come sono stati posizionati i tombini alcuni già la chiamano Piazza Arlecchino!»

C’è da chiedersi cosa ne pensa la Soprintendenza, almeno un pensiero, SIC…!, dato che non è nuova a decisioni intraprese nel passato svalutando un bene culturale a fronte di lavori pubblici in Capitanata decisi da tecnici privati e comunali privi di ogni base storica-artistica-culturale. Intanto i lavori stanno per iniziare, esautorando la volontà popolare, quella che ha messo questa gente, che ha deciso, ad amministrare Monte Sant’Angelo.

FOCUS

- Monte Sant'Angelo, Scalinata di Torre dei Giganti. Non distruggetela anche storicamente

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«Da più parti mi chiedono di intervenire sulla questione del rifacimento della scalinata di Via Torre dei Giganti.

Una questione che sta suscitando varie proteste da parte della popolazione contro la decisione dell’Amministrazione Comunale di rifare del tutto nuova, con pietre di Apricena, la scalinata, tanto da annullare qualsiasi riferimento all’antico decoro urbano e, quindi, al passato come espressione della cultura locale e, quindi, della propria identità.

Una questione che, secondo noi, in quanto storico, va inquadrata non solo da un punto di vista funzionale, quanto da un punto di vista storico-ambientale, tale da fare riferimento all’intero contesto urbano di tale scalinata, quando essa fu costruita e in quale contesto ambientale nacque, tale da portarci, nell’epoca passata,  nella parte alta della città, dove erano sorti, nel secolo XII-XIV, vari torrioni che facevano parte delle antiche mura della città risalente prevalentemente all’età normanna ed aragonese. Lungo tale cinta muraria, in seguito, fra il XVI e il XVII secolo, nacquero varie chiese e monasteri, generalmente fuori della cinta muraria, fra cui l’attuale Chiesa dei Cappuccini con annesso Monastero.

Via Torre dei Giganti è detta così perché la parte più antica del Castello era costituta da una possente Torre detta dei Giganti, risalente probabilmente al tempo dell’arcivescovo beneventano Orso I nell’837-38. Lungo tale direttiva, poi, si sviluppò la cinta muraria con varie fortificazioni, ampliate con interventi dei Normanni, degli Svevi, degli Angioini e infine degli Aragonesi, che nel 1493 costruirono il massiccio torrione a carena che sovrasta la città.

Il convento fu fondato nel 1595 dall’ordine monastico dei Cappuccini, lungo l’antica cinta muraria, poco distante dal Castello, anche se in realtà essa risale ad epoche molto più lontane, quando si trovava in aperta campagna ed era e resta tuttora dedicata a San Nicola di Bari.  Man mano che i fedeli incominciarono a frequentare sia il convento, che la chiesa, costruita nel 1601, questi crebbero di importanza, tanto da ingrandire le loro fabbriche e da instituirvi un vero e proprio ospizio per i più poveri e per i tanti pellegrini che visitavano il Santuario di San Michele. Quindi, un’oasi di preghiera, di pace e di carità francescana, che si distingueva soprattutto nell’ospitalità per i religiosi forestieri che salivano al Gargano. Il convento, tra l’altro, accolse non meno di dodici Ministri generali dell’Ordine in visita all’Arcangelo, tra i quali S. Lorenzo da Brindisi.

L’attuale scalinata della chiesa dei Cappuccini fu costruita nel 1880 su progetto dell’Ingegnere Giuseppe Hueber, con il pianerottolo sporgente lungo la balaustra. Davanti alla chiesa dei Cappuccini, oggi, sorge la Piazza della Beneficenza, dove vi erano varie pie istituzioni, fra cui l’Ospedale Civile, l’Asilo di Mendicità ed altre pie istituzioni fra cui il Monte frumentario. In questa piazza, oltre alla chiesa dei Cappuccini, che un tempo era chiamata anche di San Nicolò, troviamo il Palazzo Amicarelli, la cui famiglia apparteneva alla benestante borghesia cittadina. L’attuale scalinata che porta verso Torre dei Giganti, venne costruita allorquando si abbatterono le torri, che vediamo in una delle foto del Tancredi, e la cinta muraria che si prolungava verso sud e, precisamente, verso il sottostante Rione Junno, dove oggi sorge una bellissima torre quadrangolare di età aragonese. Vicino tale torre, nella parte sinistra, vi era Piazza Cappelletti, il cui nome deriva da Mons. Benedetto Cappelletti, Arcivescovo della diocesi di Siponto, dal 1658 al 1675, il quale è stato il fondatore del Monte frumentario, che favoriva specialmente i contadini nella loro attività agraria. Tale istituzione andava incontro alla concessione di prestiti a basso tasso d’interesse, in cambio di oggetti dati in pegno. Ciò limitava, anche, il ricorso a prestiti ad usura, praticato da cittadini le cui condizioni erano al limite della sopravvivenza. Un tempo in questa Piazza Cappelletti sorgeva una bellissima colonna o obelisco, con un basamento molto corposo, su cui un tempo era depositata una statua della Madonna e non come erroneamente, oggi, vi è la statua di San Michele. Tale obelisco venne distrutto nella prima metà del Novecento, probabilmente dopo l’anno 1927.

L’attuale Convento dei Cappuccini, con annessa Chiesa di San Nicolò, fu fondato  nel  1595 dall’ordine monastico francescano, mentre la chiesa risale al 1601. Storicamente la Chiesa di San Niccolò, detta anche extra moenia, nasce, quindi,  lungo le mura della città e precisamente, su  una delle torri di età normanna che si congiungeva all’altra torre che era lunga le mura dove, successivamente, sorse il Palazzo Amicarelli, costruito nel 1894. Infatti, la torre si vede ancora in una foto della seconda metà dell’Ottocento, riportata dal Tancredi, dove è raffigurata, a sinistra,  oltre la torre normanna, anche la scalinata che porta al castello.

Nella parte posteriore Piazza dei Cappuccini,  lungo la Via che porta al Largo Giulio III, si notano resti di antiche mura, oltre che di torri ormai in fase di distruzione. Mentre poco distante, dietro il Palazzo Amicarelli, oggi, si nota ancora una torre quadrangolare di età aragonese, che, un tempo, aveva la funzione di difesa del sottostante Rione Junno.

Quindi, allorquando fu decisa la costruzione della Chiesa di San Niccolò, sia le mura che la torre, che si trovavano all’interno della Chiesa,  vennero abbattute e si decise di sopraelevare la Chiesa lasciando, nella parte sottostante, un vuoto di fondazione con lo scopo di essere utilizzato successivamente come ossario da parte dei Cappuccini. Evidentemente, come era usanza, prima che nascessero i cimiteri fuori le mura della città (Editto di Saint Cloud da parte di  Napoleone Bonaparte nel 1804, applicato in Italia dal 1806),  il vero e proprio cimitero del Convento dovette sorgere all’interno del monastero, oppure nel giardino circostante il Convento. 

Ora, ritornando all’attuale scalinata, certamente non può stare nell’attuale condizione impropria, per il decoro urbano e per il consumo ambientale dovuto al tempo e all’usura. Tuttavia, nemmeno può essere di giovamento una completa alterazione dell’esistente, in quanto la bellezza e l’identità di una città come Monte Sant’Angelo, si basano, più che sul presente, quanto sulla propria storia e sulla propria cultura, tale da creare quel filo conduttore che lega il presente con il  passato e ne fortifica lo spirito o il daimon greco, che i latini chiamavano il Genius Loci. Ogni manomissione dell’esistente, specie se riferito ad un contesto storico, non può alterare e, quindi, stravolgere il presente, in quanto ogni contesto urbano, specie se lo si riferisce ad un Sito UNESCO, con la sua Buffer Zone, deve tenere presente l’identità culturale di ogni singolo Monumento o Bene culturale.

In questo caso, anche la nostra scalinata, che porta alla Torre dei Giganti, è da considerarsi parte integrante del contesto storico e identitario della Buffer Zone e, quindi, degna di essere preservata e messa in debita sicurezza, senza alterare il suo aspetto, la sua funzionalità, la sua storicità estetica. Né si può usare un materiale differente, come la pietra di Apricena, soggetta alle intemperie e, quindi. alle eventuali crepature e scheggiature della stessa. Al limite, si può utilizzare la stessa pietra esistente, con una visione identica sul piano estetico, aggiungendo solo in qualche parte una nuova struttura di completamento.

E tutto ciò sempre nel rispetto della tradizione e della identità storica, non solo per quanto riguarda la scalinata, ma in genere per tutto il contesto ambientale del Centro storico, tale da salvaguardare i principi e i criteri che fanno parte integrante del documento riguardante la Buffer Zone di un Sito UNESCO».

FOCUS

- Monte Sant'Angelo, Scalinata di Torre dei Giganti. Non distruggetela anche storicamente

- Monte Sant'Angelo, Scalinata di Torre dei Giganti. Il “NO” dell’Arci Nuova Gestione ai lavori di ristrutturazione

«La riqualificazione del centro storico, con la ristrutturazione, implica una conservazione dell'esistente, mantenendone intatta l''architettura e la sua storia in un paese come Monte Sant'Angelo che ricordiamo (principalmente all'architetto Michele Sgobba) ha ben oltre 1500 anni di storia».

Il riferimento è ai lavori pubblici di ristrutturazione della storica e caratteristica, unica nel genere, Scalinata di Torre dei Giganti.

«La sua tutela e conservazione -prosegue l'Arci-  dovrebbe essere la stella polare per qualsiasi intervento. Tuttavia, negli anni abbiamo assistito alla sostituzione della pietra calcarea di Monte Sant'Angelo (pietra di Monte) con cui sono costruite tutte le case, le strade, i vicoli, le piazze, le scalinate del centro storico, il campanile ottagonale e la stessa facciata della basilica di San Michele Arcangelo, raffigurate entrambe in migliaia di foto sparse nel mondo, con una ben fredda e discutibile (se non orrenda nel contesto) pietra di Apricena, che ne va a deturpare e snaturare la bellezza e la sua tipica architettura urbanistica e storica.

Siamo e restiamo fermamente contrari a qualsiasi ulteriore intervento distruttivo effettuato con queste modalità. È inutile giraci intorno, basta guardare la villa comunale di come è stata stravolta e lo stesso vale per la piazza antistante la Basilica di San Michele Arcangelo ed altri lavori svolti e che stanno per iniziare a ridosso della stagione estiva, con tutti i disagi del caso che andranno ad impattare anche nei flussi turistici. Disagi anche rispetto alle strutture di accoglienza stesse.

Se questo è il "modus operandi" noi siamo totalmente contrari.

Per cui accogliamo e facciamo nostro il comunicato di Legambiente FestambienteSud - Green Cave, condividendone a pieno la sostanza».

FOCUS

- Monte Sant'Angelo, Scalinata di Torre dei Giganti. Non distruggetela anche storicamente

Giorni concitati a Monte Sant'Angelo dopo l'intervento dell’Amministrazione comunale in merito ai lavori di “Miglioramento e riqualificazione dei percorsi di fruizione tra le emergenze architettoniche del Sito UNESCO", progetto in cui è inclusa la caratteristica, storica e genuinamente identitaria della Scalinata di Torre dei Giganti, che in base al progetto presentato dall'architetto Sgobba verrebbe smantellata per poi rifarla non più con la pietra di Monte, ma utilizzando la pietra di Apricena. Al momento non abbiamo il progetto tra le mani, e ci farebbe piacere riceverlo, sia per conferire una corretta informazione pubblica – e qui si interpella il sindaco e tutta l’Amministrazione comunale affinché la trasparenza e legalità regni sovrana, come spesso si “invoca” da queste parti-, sia per dal luogo a quel processo pubblico inclusivo che è democrazia. Un coro di "NO" si alza dai Montanari, trasversalmente alla politica che l'amministra e la controlla in Comune, tutti orientati a ristrutturarla mantenendo invariata la sua originalità. Si è finanche organizzato un sit-in e un incontro pubblico a risposta die quello dell’Amministrazione per evitare uno scempio architettonico storico-culturale, in barba al volere popolare che è il primo mandante di un'amministrazione cittadina. A manifestare perplessità e contrarietà al progetto, sono intervenute la forza politiche di minoranza comunale, A Monte, l’associazione ambientalista locale di Legambiente, l’associazione politico-culturale Armonia.

Ecco le loro rimostranze.

nota del Gruppo "A MONTE" – Monte Sant’Angelo.

«In un incontro pubblico tenutosi in piazza nei giorni scorsi, l’Amministrazione Comunale, rappresentata dal Sindaco d’Arienzo, dall’Assessore ai Lavori Pubblici Vergura e dall’Assessore al Turismo Palomba, ha presentato il progetto di “Miglioramento e riqualificazione dei percorsi di fruizione tra le emergenze architettoniche del Sito UNESCO”.

Una delle zone destinatarie di intervento sarà la Scalinata di Torre dei Giganti.

Durante l’incontro, con grande stupore dei presenti e di chi ha seguito in diretta sui social l’evento, l’architetto Sgobba, uno dei Tecnici responsabili del progetto, ha detto chiaramente che la Scalinata di Torre dei Giganti sarà smantellata e sarà rifatta non più con la pietra di Monte, ma utilizzando la pietra di Apricena.

Ascoltando queste parole ma, soprattutto, leggendo il progetto, sorge anche qualche dubbio di natura tecnica. Perché l’appalto viene fatto per migliorare e riqualificare, ma nei fatti prevede un rifacimento ex novo? A pensarci bene, se così sta la cosa, allora altre ditte, che avrebbero avuto i requisiti per partecipare al Bando non solo per restaurare, riqualificare e migliorare ma anche per costruire, avrebbero potuto concorrere. Infatti, i criteri restrittivi indicati hanno prodotto l’effetto che solo una ditta ha potuto partecipare al Bando.

Ciò che, però, oggi interessa è il timore – a nostro avviso giustificato, se si pensa a quanto accaduto negli ultimi anni con la Villa comunale – che i cittadini di Monte stanno avendo dopo aver sentito il progettista dire chiaramente che la scalinata sarà rifatta.

Perché rifare la scalinata di Torre dei Giganti con un materiale che non può resistere agli eventi atmosferici della nostra città, gettando peraltro la pietra (di Monte) di cui oggi è composta?

È chiaro a tutti che, così decidendo e facendo, si crea un danno all’immagine e alla storia di quella parte di Monte? La scalinata di Torre dei Giganti è identitaria per Monte.

Non condividiamo quando l’Amministrazione sostiene che è difficile reperire la pietra di Monte, perché è un problema che avrebbero dovuto porsi da molto tempo, visto che se ne parla da ormai cinque anni!

Perché non si pensa al restauro, a rinvigorire la pietra esistente, restaurandola e riportandola alla antica bellezza?

Questo argomento venne affrontato circa cinque anni fa dall’Amministrazione d’Arienzo e da allora nulla è cambiato, nessuno è stato ascoltato, pur avendo dato allora delle indicazioni per rivedere certe decisioni.

Purtroppo, ancora una volta constatiamo che l’Amministrazione non dialoga con i cittadini e, se lo fa, arriva con molto ritardo, quando cioè i cittadini già subiscono le decisioni prese!

Dialogare non fa perdere tempo, ma è il momento della condivisione e delle scelte comuni alle quali nessuno poi potrà dire di non aver partecipato, ma questa, cari cittadini, non è da tutti!»

nota di Legambiente Monte Sant’Angelo.

La gradinata di via Torre dei Giganti nella città UNESCO di Monte Sant’Angelo non deve essere distrutta. Legambiente chiede lo stralcio dal progetto in cantiere.

«L’intervento di “rigenerazione” del centro storico di Monte Sant’Angelo rischia di cancellare le ultime tracce di una città che una volta era fatta di “pietra di Monte”, una delle più belle e suggestive pietre da costruzione famosa in tutto il mondo per le sue caratteristiche estetiche e funzionali.

Legambiente ha chiesto più volte rassicurazioni sul fatto che il progetto firmato dall’architetto Michele Sgobba, finalizzato alla ristrutturazione di piazze e vicoli del centro storico, non finisse per distruggere, sostituendolo con la solita pietra di Apricena, quel poco che resta dell’antico basolato storico di Monte Sant’Angelo, una volta tutto in pietra calcarea di Monte e oggi rimasto come testimonianza storica solo sulla bellissima gradinata di via Torre dei Giganti, in largo Tomba di Rotari e nelle stradine adiacenti, in via del ponte e stradine adiacenti, nell’area tra la chiesa del Carmine e il palazzo di città. Lo abbiamo fatto al momento del dibattito pubblico su questo progetto, che si tenne cinque anni fa nella sala conferenza delle Clarisse, esponendo chiaramente e ufficialmente il nostro punto di vista e mettendo in guardia il progettista e l’amministrazione comunale riguardo al pericolo di un approccio non culturale alla materia. Lo abbiamo poi fatto a più riprese chiedendo rassicurazioni prima all’assessorato ai lavori pubblici. Ci è stato detto che su quei siti l’intervento sarebbe stato conservativo e che il basolato originario sarebbe stato salvaguardato con un approccio restaurativo.

Ieri pomeriggio invece, nel corso dell’incontro pubblico che si è tenuto in piazza per informare la cittadinanza sulla partenza imminente dei lavori, l’architetto Sgobba ha detto esplicitamente che quelle pietre saranno rimosse e sostituite con materiale “in linea con gli interventi finora realizzati”, quindi in pietra di Apricena. La gradinata, ammirata dai turisti e che conserva un valore identitario per la comunità di Monte Sant’Angelo, diventerà, come è già successo con la scalinata del convento di San Francesco e la scalinata della chiesa dei Cappuccini, un’anonima scalinata in banale travertino di Apricena, snaturando ulteriormente i valori estetici e identitari della città UNESCO, candidata alla Capitale Italiana della Cultura e futura Capitale della Cultura di Puglia.

Legambiente crede che non sia questo l’approccio corretto ai lavori pubblici nel centro storico, che ci sembrano pensati e condotti non con la giusta sensibilità culturale che merita la buffer zone di un sito UNESCO, e chiede lo stralcio della gradinata di via Torre dei Giganti e di Largo Tomba di Rotari e stradine adiacenti dal progetto di intervento che sta per essere posto in cantiere, per evitare di cancellare in maniera irreversibile caratteristiche urbane di valore storico e identitario che invece meritano un approccio culturale e conservativo, non la distruzione irreversibile a causa di un progetto che sembra attento solo ai “computi metrici” e agli “arredi urbani” di gusto discutibile».

nota dell’associazione politico-culturale Armonia – Monte Sant’Angelo.

«Il nostro unico obiettivo è la difesa del patrimonio storico e culturale della nostra città.

In questi giorni stiamo assistendo al coinvolgimento emotivo di una grande parte della popolazione nella difesa delle testimonianze storiche della nostra Città, tra cui la Scalinata di Torre dei Giganti e la Piazza antistante la Tomba di Rotari.

La sensibilità popolare sta colmando il vuoto delle Autorità di vigilanza.

Oggi ci sono tutte le condizioni per raggiungere la massima unità dei montanari, poiché non si tratta di mobilitarsi contro qualcuno, ma per difendere la nostra cultura e la nostra bellezza.

Solo per questa ragione, e non per fini politici, intendiamo organizzare un incontro pubblico per definire le iniziative da attivare a difesa della Scalinata della Torre dei Giganti.

Chiediamo a tutte le Associazioni culturali e sportive, ai Sindacati, alle Parrocchie, ai singoli cittadini di manifestare la propria adesione attraverso Whatsapp al seguente numero: 393 3615999. Giorno, ora e luogo saranno resi pubblici con un apposito comunicato».

Oggi l’uomo, sia a livello locale che globale, si trova ad un bivio: o un uomo padrone del proprio destino, attraverso il senso dell’equilibrio, inteso come padronanza del proprio io e, quindi, del rapporto solidaristico con la Natura, oppure un uomo dotato da Intelligenza Artificiale, al di là di ogni morale basata sulla emotività umana e, quindi, sulla padronanza di sé rispetto al Mondo che lo circonda. Nel primo caso l’Intelligenza Artificiale viene in secondo piano, in quanto il rapporto fra Uomo e Natura diviene basilare per la costruzione di un mondo più giusto e più umano. Purtroppo, di fronte a determinate scelte che l’uomo ha fatto in questi ultimi anni, ci accorgiamo che tutto propende verso il “naufragio delle civiltà” di cui parla lo scrittore Amin Maalouf nel suo libro intitola appunto Il naufragio delle civiltà, La nave di Teseo, Milano 2019. In questo libro l’Autore “con la lucidità cui ci ha da tempo abituati, spiega perché si sia arrivati alle soglie di un naufragio globale, che riguarda tutte le civiltà. L'America, per quanto resti una superpotenza, è sul punto di perdere ogni credibilità morale. L'Europa, che aveva promesso al suo popolo e a tutto il mondo, il progetto più ambizioso e rassicurante della nostra epoca, sta per smembrarsi. Il mondo arabo-musulmano versa in una crisi profonda che lascia la sua popolazione nella disperazione e con ripercussioni spaventose ovunque. Grandi nazioni emergenti o in via di rinascita, come la Cina, l'India e la Russia, fanno irruzione sulla scena mondiale in un'atmosfera deleteria in cui vige la legge del più forte. Una nuova corsa agli armamenti sembra inevitabile, senza contare le minacce, gravissime, che pesano sul nostro pianeta - il clima, l'ambiente, la salute - e alle quali non potremo far fronte senza quella solidarietà globale che, appunto, ci manca”.

Purtroppo parlare, oggi, di “naufragio delle civiltà”, significa creare maggiormente  paura e sfiducia nel domani, con conseguenze disastrose sul piano economico, sociale e culturale, anche se tutto ciò che ci è capitato in questo primo ventennio, fra cui l’epidemia da Covid e la guerra fra Russia e Ucraina,  ha creato in noi tutti il timore che stiamo vivendo anni difficili, specie se il tutto è riferito ai problemi climatici, al fenomeno delle immigrazioni di interi popoli in cerca di benessere, alla violenza fra gli Stati, alle disuguaglianze sociali e non ultima la pandemia che sta creando seri problemi non solo al sistema sanitario, quanto ai ceti più disagiati che subiscono indirettamente una grave crisi economica e sociale. E poi la guerra fra la Russia e l’Ucraina, di cui per quasi settant’anni ce n’eravamo dimenticata.  Fenomeni che ci riportano indietro nel tempo, quando ad ogni sviluppo di una nuova civiltà, faceva seguito il declino della stessa, da una parte e, dall’altra la nascita di una nuova civiltà, con nuovi valori e nuove conquiste in campo sociale, economico e culturale. Così come è avvenuto, per esempio, al tempo della caduta dell’Impero Romano e la nascita della civiltà barbarica che ha portato, successivamente, alla formazione della civiltà medievale, con le grandi cattedrali romaniche, simbolo della rinascita delle città mediterranee ed europee. In altri termini, mentre una civiltà cadeva, quella romana, un’altra stava sorgendo attraverso la presenza di nuovi popoli o nuovi “barbari”, come preludio ad una nuova civiltà occidentale.

Quello che oggi stiamo affrontando è proprio il declino della nostra civiltà, basata si determinati valori, come la democrazia, la libertà, la solidarietà, l’uguaglianza, valori che oggi sono entrati in crisi proprio in vista del naufragio della nostra civiltà basata sul capitalismo e, quindi, sul libero mercato, preludio alla globalizzazione, con i suoi aspetti positivi e negativi, fra cui l’abolizione delle identità dei popoli. In altri termini, siamo di fronte ad una vera e propria crisi della nostra civiltà, fatta di individualismo, di rancori, di odi, di interesse di parte, di profitti ad ogni costo, al di là di ogni interesse comune o “bene comune”. Un paradigma che oggi fa paura, specie in questo periodo di pandemia e guerra, che ci fa stare in una situazione di perenne precarietà esistenziale. Quindi, una nuova consapevolezza che siamo fragili, soggetti ad eventi imprevisti e spesso disastrosi. Da tutto ciò nasce, tuttavia, la consapevolezza di una nuova civiltà o una nuova società basata sulla consapevolezza di essere tutti nella stessa situazione esistenziale, in cui debba prevalere più che l’individualismo, quanto la socialità e, quindi, il “bene comune” e non più il “bene” di pochi, come sta avvenendo nell’era della globalizzazione. Un mondo nuovo basato su un nuovo cosmopolitismo culturale e umano, in cui il sapere sia un patrimonio di tutti, al di là di ogni discriminazione sociale, etnica, culturale ed economica. Un patrimonio alla portata di tutti, in cui ogni Stato si possa riconoscere secondo le proprie prerogative legate non solo alle comunità, quanto al territorio su cui esercita la governance, con la sua cultura e la sua storia. Una nuova visione del mondo intesa come un immenso organismo vivente, in cui tutte le parti siano vincolate fra loro in nome del “bene comune”, in un rapporto simbiotico fra Uomo e Natura, in nome della biodiversità e quindi della loro integrità biologica. Un mondo nuovo costruito su identità multiple dei popoli della Terra, che abbiano come base la nascita di un nuovo umanesimo, costruito sull’uomo e non sulla tecnologia, tale da condizionare qualsiasi scelta basata sul libero arbitrio dell’uomo e non su una probabile e deterministica Intelligenza Artificiale, tale da annullare ogni potere di scelta dell’uomo rispetto alla Natura.

In tutto ciò può essere di aiuto la Rivoluzione digitale, che ha lo scopo di abbattere ogni barriera sociale e geografica, in nome di un nuovo umanesimo utopistico, che sconfigga “il compiacimento dell’ego, l’affermazione violenta delle proprie opinioni, quand’anche arbitrarie o soggettive”. Quindi, una nuova rinascenza, che ponga in primo piano una nuova riflessione sulla natura umana e una nuova educazione allo spirito critico. La crisi Covid ha messo al centro del mondo l’urgenza di un cambio di rotta verso una nuova civiltà planetaria e interconnessa, nella consapevolezza che nessuno si salva da solo. Quindi, un nuovo metodo per formulare problemi e risoluzioni sempre più multidimensionali e globali. Del resto abitiamo un mondo sempre più complesso, in cui siamo connessi inestricabilmente al mondo globalizzato, alla biosfera, alla natura, con una elevata complessità dei problemi, che a volte ci portano verso l’ignoto. In altri termini bisogna andare verso un umanesimo digitale, un termine per indicare che lo scopo della tecnologia è quello di migliorare la vita dell’uomo e non essere fine a se stessa o assoggettata a obiettivi manipolatori.

Dal 23 al 30 giugno, in occasione della quarta campagna di scavi archeologici nell'area del santuario rupestre di Venere Sosandra, sull’isola di Sant’Eufemia a Vieste, sarà possibile visitare l'area archeologica grazie alla collaborazione con l'Università degli Studi di Bari e di Foggia, la Soprintendenza ABAP BAT e FG, il Comune di Vieste e il Polo Culturale, con l'autorizzazione della Marina Militare.

Le visite guidate sono organizzate in due turni della durata di 1 ora circa, con numero massimo di partecipanti per ogni turno di 15 persone, previo appuntamento di 15 minuti prima dell'inizio della visita guidata, con partenza dallo scalo marittimo sud - porto di Vieste.

Il programma

  • Il 23 giugno ore 16.00-17.00
  • dal 24 giugno al 30 giugno ore 9.30-10.30/11.00-12.00

L’ingresso prevede un biglietto, se intero dal costo di 8,00 €, se ridotto 5,00 € (6-18 anni, gruppi), gratuito (0-5 anni), con prenotazione obbligatoria telefonando al numero +39 353 429 9517

È raccomandato un abbigliamento comodo e scarpe chiuse, cappello, acqua.

Inaugurata il 18 giugno 2019 grazie al Lions Club Foggia Arpi e alla Biblioteca La Magna Capitana, la BiblioCep, a parte il periodo legato alla pandemia, si è affermata sempre più nella parte periferica della città e nella città stessa come punto di riferimento culturale e aggregativo per centinaia di bambini e ragazzi. La BiblioCep opera all’interno della Parrocchia San Paolo Apostolo al Quartiere Cep in un territorio segnato in parte dal disagio sociale di tante famiglie.

Ad occuparsene direttamente sono due animatrici dell’Oratorio “San Paolo Apostolo” Marina Mazzarella e Olga Rossetti che coniugano insieme amore per i ragazzi, passione per la lettura e competenza pedagogica. Ad esse si affiancano anche le altre volontarie dell’Oratorio.

Ad oggi la BiblioCep conta circa 900 volumi catalogati. E’ un luogo molto accogliente con scaffali colorati, tappeti, divani.

La BiblioCep opera dal mese di settembre fino a giugno ed è aperta tutti i lunedì dalle ore 17.00 alle ore 18.30 e i venerdì dalle ore 18.00 alle ore 19.30.

Tra le iniziative più significative si menziona la partecipazione ai vari Buck Festival;

  • collaborazione con le scuole del territorio;
  • significativa e nutrita è anche la partecipazione dei bambini e dei ragazzi che abitualmente partecipano alla catechesi in parrocchia;
  • si menzionano letture a tema come nel periodo natalizio, pasquale e di carnevale;
  • numerosi anche i laboratori a tema proposti per i più piccoli (3-5 anni);
  • a partire dal mese di aprile, per le letture viene utilizzato anche il cortile parrocchiale che permette una più ampia partecipazione e il contatto con la natura;
  • ai bambini e ragazzi partecipanti, potrebbe sembrare un particolare di poco conto, viene fornita anche la merenda. Ciò permette di creare un clima di accoglienza e molto familiare. 

Lo scorso 19 giugno la BiblioCep ha spento la sua 4a candelina. Si è voluto sottolineare questo anniversario perché, nelle settimane scorse c’è stato un restyling: il Lions Club Foggia Arpi, nella persona del Presidente Pierluigi Pinto, ha donato il pavimento in parquet, un benefattore ha donato un condizionatore per assicurare fresco d’estate e caldo nei mesi freddi e la ridipintura delle pareti. Alla festa di compleanno ha partecipato anche Gloria Fazia Presidente di zona Lions 2 Daunia (che quattro anni fa aveva dato inizio a questo meraviglioso progetto), e Milena Tancredi responsabile della Biblioteca dei ragazzi della Magna Capitana di Foggia. Adesso la BiblioCep è ancora più accogliente e a misura di bambini e ragazzi.

Ma la novità assoluta che fa della BiblioCep un vero fiore all’occhiello della città di Foggia è quella di essere inclusiva, cioè autism friendly. Ovvero i bambini con autismo possono a pieno titolo partecipare a tutte le attività sopra menzionate e sentirsi parte viva di una comunità. In questo modo, ogni bambino autistico si sentirà a suo agio, accolto, compreso in un luogo dove potersi rilassare e interagire con altri bambini e ragazzi. Ecco perché la BiblioCep sta adottando sempre più diverse buone prassi per rendere i suoi servizi più inclusivi e accoglienti.

Tra qualche giorno la BiblioCep “va in ferie”, per programmare tante iniziative e novità che “bollono in pentola” al fine di coinvolgere tanti bambini e ragazzi a vivere entusiasmanti e meravigliose avventure.

Venerdì 16 giugno 2023, alle ore 18:00 a Manfredonia, nell’auditorium di palazzo Celestini, nelle GEA, le Giornate Europee dell’Archeologia, verranno presenti i risultati degli scavi archeologici di Siponto.

Un lavoro condotto da una equipe di esperti cui fa parte il prof. Giuliano Volpe, ordinario della cattedra di Archeologia dell’università di Bari, già Rettore a quella di Foggia.

Mesi di ricerche, scavi, studi, cui son riaffiorati alla luce reperti importantissimi per ricostruire un passato, fondamenta del presente centro urbano.

All’incontro interverranno:

  • Gianni Rotice, Sindaco di Manfredonia.
  • Anita Guarnieri, architetto, Soprintendente SABAP BAT e FG.
  • Francesco Longobardi, architetto, Direttore Parco archeologico di Siponto.

Dal 17 giugno sarà possibile visitare il cantiere degli scavi nel parco con prenotazione.

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